
Quel quaderno a quadretti bianchi e rossi sarebbe diventato il suo migliore amico e confidente, un rifugio nel quale versare tutti i suoi pensieri
Era molto felice Anne, quella mattina del 12 giugno 1942, il giorno in cui compì tredici anni. Non era facile la vita che stava vivendo, fra controlli e restrizioni crescenti, ma quel regalo, un quaderno a quadretti bianchi e rossi, le spalancava la creatività, la fantasia e il mondo. Quel diario sarebbe diventato Kitty, il suo migliore amico e confidente, un rifugio nel quale versare tutti i suoi pensieri.
La piccola Anne, purtroppo, non era una bambina come un’altra: era contrassegnata da una grande stella gialla sul petto, non poteva frequentare teatri e altri bambini, e quei fogli bianchi sarebbero diventati luogo in cui dar forma alle sue fantasie e rifugiare i suoi pensieri, lo scrigno delle sue confidenze, fatte a chi non avrebbe mai potuto giudicarla.
Per Anne, in quei giorni, cominciarono due anni di clandestinità, in due stanzette sopra alla piccola azienda alimentare del papà della piccola, nascoste da una libreria a muro. La ragazza, in quegli stretti e angusti spazi, costretta a una vita che non voleva e a una convivenza forzata, maturò, crebbe, sembrava volare lontano dai suoi tredici anni e capì quanto fosse importante testimoniare la sua esperienza per chi sarebbe venuto dopo.
Confidenze, vicende della sua famiglia, i ricordi legati ai compagni di scuola, il suo primo amore e il vissuto di due anni di segregazione tra paure e speranze.