Accadde oggi: 17 maggio, l’omosessualità non è una malattia mentale

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L’Organizzazione Mondiale della Sanità l’ha definita per la prima volta “una variante naturale del comportamento umano”

Il 17 maggio 1990 è una data storica e molto importante per la democrazia e la libertà di pensiero e di azione: trentacinque anni fa, infatti, l’Organizzazione Mondiale della Sanità cancellò l’omosessualità dall’elenco delle malattie mentali, definendola per la prima volta “una variante naturale del comportamento umano”. 
Il cammino per arrivare a questo storico risultato è stato lungo e tortuoso: solo agli inizi degli anni Settanta la comunità gay iniziò a richiedere diritti civili nei Paesi occidentali e, nello stesso periodo, anche il mondo scientifico cominciò a rivedere le teorie riguardo l’omosessualità.
Nel 1974 l’omosessualità venne cancellata dal Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (DSM) pubblicato dall’American Psychiatric Association (APA). Nella prima versione del 1952 risultava ancora una condizione psicopatologica tra i “Disturbi sociopatici di Personalità”. Nel 1968 venne considerata una deviazione sessuale, come la pedofilia, catalogata tra i “Disturbi Mentali non Psicotici”, mentre nel 1974 sui testi scientifici si parlava di “omosessualità egodistonica”, ossia quella condizione in cui una persona omosessuale non accetta il proprio orientamento sessuale e non lo vive con serenità.

La decisione fu presa grazie alle ricerche della psicologa Evelyn Hooker, che riusc’ a dimostrare che gli omosessuali non sono psicologicamente meno adattati rispetto agli altri, ragion per cui l’omosessualità non doveva e non poteva essere considerata una deviazione mentale.
Quella storica data del 1990, oggi viene ricordata con la celebrazione della Giornata Mondiale contro l’Omofobia denominata IdahoInternational Day Against Homophobia.