
Uomo di lettere e di legge, fu carismatico e scomodo, colto e spietato, protettore di artisti e studiosi: la sua corte fu una fervida e prolifica fucina di cultura
Era lo Stupore del mondo, figlio di Enrico VI di Svevia e di Costanza d’Altavilla, ed ereditò dal nonno Federico Barbarossa il nome, proprio perché sarebbe stato l’erede e la futura guida dei popoli germanici. Alla morte di Enrico VI, nel 1197, il potere passò alla moglie Costanza che pochi mesi dopo, il 18 maggio 1198, incoronò il figlio Federico II Re di Sicilia, ponendolo sotto la tutela di papa Innocenzo III. Fu così che ebbe inizio il periodo svevo per il regno siciliano. Nel 1210 Federico, compiuti sedici anni, divenne maggiorenne e finì così la tutela papale.
Palermo divenne il principale e rigoglioso centro del Regno che comprendeva la Sicilia e l’Italia meridionale, in cui imperversava una culturale molto fiorente. La Scuola poetica siciliana ebbe la sua massima espressione proprio durante il regno di Federico II.
Federico fu un apprezzabile letterato, carismatico e scomodo, colto e spietato, protettore di artisti e studiosi: la sua corte fu una fervida e prolifica fucina di cultura, luogo di incontro fra il sapere greco, latino, germanico, arabo ed ebraico, studioso egli stesso della cultura islamica. Fu un uomo molto colto ed energico, e poeta e scienziato.
Nel 1224 fondò a Napoli la più antica università laica e statale del mondo che porta il suo nome, nel cui ateneo si formarono i maggiori funzionari del Regno. Il sovrano contribuì anche allo sviluppo della scuola medica salernitana, la più importante istituzione medica europea nel Medioevo. Federico II tentò di concentrare il potere statale indebolendo i feudatari locali, con un progetto che prevedeva dunque la nascita di uno Stato centralizzato e burocratico, antesignano degli Stati moderni.