
L’imperatore è stato in parte riabilitato dalla storiografia che è riuscita a sfumarne i connotati più negativi
Era divenuto imperatore romano nel settembre dell’81 e il 18 settembre del 96 morì: è Tito Flavio Domiziano, conosciuto con il nome di Cesare Domiziano Augusto Germanico (in latino Imperator Caesar Domitianus Augustus Germanicus), ultimo membro della dinastia flavia. Come nel caso di Tiberio, e un po’ anche di Nerone, Domiziano è stato in parte riabilitato dalla storiografia che è riuscita a sfumarne i connotati più negativi.
La dinastia Flavia aveva origine da un ceto medio-basso ed era sempre stata vista con diffidenza dall’aristocrazia, che per dodici anni era stata controllata dall’accorta diplomazia di Vespasiano e del figlio maggiore Tito.
Domiziano decise invece di tornare alla politica popolare dei Giulio-Claudi, rafforzando i propri privilegi per contrastare l’opposizione dei patrizi, facendosi addirittura appellare “signore e dio nostro”. Un’aureola divina che credeva gli toccasse assolutamente. Durante la guerra contro gli invasori daci, alcune legioni al comando di Saturnino, che era il governatore della Germania, si ribellarono, e lo costrinsero a firmare una pace prematura e sfavorevole ai romani. Fu così che l’imperatore si sentì tradito, cominciò a vedere congiure dappertutto, a isolarsi e a esacerbare il suo carattere diffidente. Fu così che amplificò ancor di più il culto della sua personalità.
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