
Alto capolavoro della letteratura inglese, il romanzo, ambientato nella Londra vittoriana, culmina nell’alto modello estetico, vera e propria celebrazione del culto della bellezza
Il ritratto di Dorian Gray è tutt’oggi considerato un alto capolavoro della letteratura inglese, romanzo che culmina nell’alto modello estetico, vera e propria celebrazione del culto della bellezza. La vita viene vista, considerata e vissuta come un’opera d’arte, nel culto della bello e del puro edonismo. Un concetto che era già alla base della produzione letteraria di Oscar Wilde e che fu portato alle estreme conseguenze nella ripubblicazione del 20 giugno 1890, sul numero mensile di Lippincott’s Monthly Magazine, periodico di letteratura molto diffuso in Gran Bretagna e negli Stati Uniti d’America.
Fu il direttore della rivista, J. M. Stoddart, a chiedere allo scrittore irlandese di scrivere un racconto sensazionale per la rivista, da pubblicare insieme a quello di un autore allora emergente, il padre del celebre investigatore Sherlock Holmes, Arthur Conan Doyle. Dopo una prima stesura, nel 1891 Wilde rimise mano alla sensazionale opera, ampliandola di sei capitoli e portandola alla forma di romanzo, con cui la ripubblicò nell’estate dello stesso anno.
Il romanzo ricalca quello che era davvero nella realtà e nella mente dell’artista: la vita come un’opera d’arte ben riuscita, optando per il rovesciamento del principio secondo cui è l’arte che imita la vita, trasformandolo nel presupposto per il quale è la vita a imitare l’arte. La vita che è prodotto e risultato dell’arte. Un’esperienza estetica, che non sempre si rivela giusta e retta.