Accadde oggi: 21 maggio, il danneggiamento alla Pietà di Michelangelo

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Il geologo australiano Laszlo Toth, che aveva gravi problemi psichiatrici, la colpì con quindici martellate che riuscì a infiggere prima di essere fermato dalla polizia

Era domenica 21 maggio 1972, giorno della Pentecoste: alle 11:30 il geologo australiano di origini ungheresi, Laszlo Toth, che aveva gravi problemi psichiatrici, saltò al di là della balaustra e andò a colpire ripetutamente la Pietà di Michelangelo con un martello, mentre urlava “I am Jesus Christ, risen from the dead!” (“Sono Gesù Cristo, risorto dalla morte!”). Quindici furono le martellate che riuscì a infiggerle prima di essere fermato dalla polizia.
Caddero a terra frammenti e schegge del capolavoro di Michelangelo. La Madonna subì danni maggiori: il braccio sinistro staccato, il gomito in frantumi, il velo fratturato in tre punti differenti, il naso, la palpebra dell’occhio sinistro. Fu molto intenso il lavoro di ristrutturazione a cui la Pietà fu sottoposta, con l’utilizzo di calchi e materiali molto importanti e ricercati, ma soprattutto riutilizzando gli stessi frammenti caduti in terra. Fu effettuato nei vicini laboratori dei Musei Vaticani, reintegrando l’opera fedelmente. Toth venne internato in un manicomio italiano, fino al febbraio del 1975.

La Pietà è una delle opere più importanti e di valore di Michelangelo Buonarroti e di tutta l’arte occidentale e ha un fascino tutto suo, maggiormente per il naturalismo straordinariamente virtuoso della scena, tipico rinascimentale. Fu una delle prime commissioni dell’artista fiorentino presso la corte di Papa Alessandro VI, quando era poco più che ventenne, databile quindi tra il 1497 e il 1499.