
Il suo programma politico è passato alla storia per la consapevolezza di essere una ‘romantica utopia’
Vladimir Il’ič Ul’janov, più conosciuto con lo pseudonimo Lenin, nacque a Simbirsk il 22 aprile 1870, in una famiglia benestante ebraica. Già a 17 anni si interessò di socialismo rivoluzionario di stampo marxista contro gli Zar. L’interesse maggiormente si acutizzò quando, nel 1887, impiccarono suo fratello Aleksandr per aver partecipato a un attentato proprio contro lo Zar. Fu quello il momento esatto in cui lui stesso iniziò a partecipare a manifestazioni contro il regime degli Zar, arrivando per questo motivo anche a essere espulso dall’Università.
A 23 anni fu arrestato per sedizione ed esiliato a Shushenskoye per tre anni, laddove si sposò con Nadežda Krupskaja. Terminato l’esilio e trasferitosi in Europa, da Zurigo a Ginevra, da Parigi a Monaco di Baviera, divenne molto noto e seguito per i suoi scritti di stampo marxista, dottrina di cui fu inventore e promulgatore massimo, e che per oltre 80 anni guidò, più nota come movimento marxista-leninista.
Quando scoppiò la Prima Guerra Mondiale, auspicò che questa si trasformasse in una rivoluzione proletaria che, come il marxismo riteneva, avrebbe comportato il rovesciamento del capitalismo e la sua sostituzione con il socialismo. Dopo la Rivoluzione Russa del febbraio 1917, che portò alla caduta della monarchia zarista e all’istituzione di un governo provvisorio, Lenin tornò in Russia, per guidare il nuovo regime con un governo bolscevico guidato dai soviet.
La sua idea di Stato e di socialismo era una ventata di cambiamento dopo tre secoli di potere nelle mani dei Romanov che non godevano di grande consenso e affetto nel popolo per via delle politiche errate e della presenza poco gradita dell’oscuro Rasputin. Il programma politico di Lenin è passato alla storia per il suo pragmatismo, la sua violenza e la consapevolezza di essere una romantica utopia.