Accadde oggi: 25 novembre 2020, la morte di Diego Armando Maradona

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Quando Diego Armando Maradona è morto, il 25 novembre 2020, il mondo del calcio, e anche quello non sportivo, si è fermato per piangere. Si è fermato nel dolore per la scomparsa di uno dei personaggi più straordinari del mondo dello calcistico, a livello planetario. La causa del decesso è stata un edema polmonare acuto secondario a insufficienza cardiaca cronica. Il cuore era provato da tempo e funzionava a una capacità ridotta di circa il 30% per una cardiomiopatia dilatativa. Maradona si trovava nella casa di San Andrés a Buenos Aires, luogo scelto per il prosieguo della riabilitazione e dopo l’intervento chirurgico alla testa subita a causa di un edema. È certamente difficile non riconoscere la grandezza, in fatto calcistico, di questa leggenda del pallone, il mito del calcio che nel 1976 esordì nell’Argentinos Juniors, pronto a entrare nella storia. Diego Armando Maradona, in quella partita di campionato contro il Talleres di Cordoba, entrò in campo all’inizio del secondo tempo al posto di Ruben Anibal Giacobetti con la maglia numero 16. Il tecnico Juan Carlos Montes lo incitò in questo modo: “Vai Diego, gioca come sai”. Maradona lo prese in parola e si presentò facendo tunnel al primo avversario, nella fattispecie Juan Domingo Patricio Cabrera.

Tutto il resto è storia. La storia di un mito, di una leggenda vivente del calcio mondiale. Dal Boca Juniors al Barcellona, dal Napoli al Siviglia, fino al Newell’s Old Boys. Quattro mondiali in nazionale argentina (1982, 1986, 1990, 1994), una volta campione del mondo, quella volta nella cui finale, Messico 1986, segnò durante la stessa partita il goal del secolo e quello con la manita de Dios. Mai un Pallone d’oro perché fino al 1994 il premio era riservato ai giocatori europei, mentre nel 1995 vinse il Pallone d’oro alla carriera. Miglior giocatore, insieme a Pelé, del XX secolo e miglior calciatore argentino di sempre, giocatore del secolo, è sempre stato considerato uno dei personaggi più controversi ed eccentrici della storia del calcio. Dalla cocaina alla positività al test dell’antidoping, dopo il suo ritiro ufficiale nel 1997, Maradona, cresciuto nel quartiere povero di Villa Fiorito e giocatore nato in strada, ragazzino che con i pochi soldi che racimolava giocando a calcio doveva mantenere la sua famiglia, fin da bambino è stato definito all’unanimità giocatore divino. Nel 1984 portò novità, attesa, clamore ed euforia a Napoli: il suo arrivo fu considerato la svolta per la società calcistica partenopea e il calore dei tifosi venne subito ricambiato dall’amore che sempre Maradona manifestò nei confronti di quella che diventò la sua seconda patria. È proprio a Napoli che raggiunse i suoi traguardi più prestigiosi: due scudetti, una Coppa Italia, una Coppa Uefa e una Supercoppa italiana. Oggi si parla spesso di lui come di un uomo trasandato, indebolito, con una vita sregolata, si parla dei suoi figli e delle sue paternità, delle sue donne e della sua onestà nei loro confronti, ma nessuno può dimenticare la leggenda che El Pibe de Oro è stata e rimarrà. Molto probabilmente il miglior giocatore di tutti i tempi, colui che in un rettangolo di gioco ha fatto cose che mai nessuno è riuscito a eguagliare.









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