
Un tragico evento storico che lasciò sul terreno i corpi straziati di milioni di innocenti e di giovani soldati mandati a morire senza un perché
Il 30 aprile 1975 terminò uno dei conflitti più sanguinosi del Novecento, un tragico evento storico che lasciò sul terreno i corpi straziati di milioni di innocenti e di giovani soldati mandati a morire senza un perché.
La guerra in Vietnam iniziò ufficialmente nel 1955, e vide intensificarsi l’intervento statunitense nel 1964, con bombardamenti a tappeto e attacchi via terra. Il Vietnam del Sud, dove le forze insurrezionali filo-comuniste, chiamate Viet Cong, si opponevano al regime fantoccio sostenuto dagli USA in funzione antisovietica. Passarono dieci anni di strategie militari fallimentari e di proteste per le ingenti perdite umane che portarono il governo Nixon, indebolito dallo scandalo Watergate, a decidere il totale ritiro delle truppe e a firmare la pace di Parigi nel gennaio del 1973. Uno scenario che spianò la strada all’offensiva finale della milizia comunista, sostenuta su larga scala da Cina e URSS, lanciata nel 1975 in barba agli accordi di pace.
Il 30 aprile ci fu l’ultimo atto della guerra con la caduta di Saigon e la presa del potere da parte del regime comunista del Vietnam del Nord, che unificò il paese dando vita, il 2 luglio del 1976, alla Repubblica Socialista del Vietnam. Fu dunque la conclusione di uno dei conflitti più feroci del XX secolo, nel corso del quale vennero lanciati esplosivi in un numero superiore a quelli utilizzati su tutti i fronti della Seconda guerra mondiale.
Il bilancio finale dei morti consegnò numeri drammatici: 4 milioni di civili e un milione di soldati tra i vietnamiti, 58.226 tra i soldati USA e un numero imprecisato di feriti, in molti rimasti mutilati e invalidi per il resto della vita.