Accadde oggi: 30 maggio, Giovanna d’Arco bruciata al rogo

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Un atroce supplizio per la Pulzella di Orleans che aveva solo 19 anni

La tredicenne di Domremy Jean d’Arc cominciò a sentire voci celestiali, spesso accompagnate da un bagliore e dalla visione dell’Arcangelo Michele, Santa Caterina e Santa Margherita, ma ben presto divenne una figura centrale nelle armate francesi: indossava sempre vestiti da uomo, per poter cavalcare, ma anche per poter proteggere la sua femminilità e la sua verginità. Era vestita da soldato, impugnava una spada e un bianco stendardo con raffigurato Dio benedicente, il fiordaliso francese e ai lati gli arcangeli Michele e Gabriele.
Quando a Reims il Delfino venne incoronato re di Francia, si mostrò molto geloso della popolarità della giovane Giovanna, stipulando così una tregua con gli Inglesi. La fanciulla si convinse del fatto che tale tregua potesse annullare gli sforzi e le vittorie del suo esercito, per cui, sdegnata, riprese la lotta con pochi soldati rimasti al suo fianco. Durante un’imboscata, Giovanna cadde nelle mani del conte di Lussemburgo, che la consegnò agli Inglesi dietro un altisonante riscatto. Era necessario dimostrare che Giovanna, in realtà, fosse una strega, per poter dichiarare Carlo VII usurpatore, in quanto divenuto re in seguito a “diaboliche macchinazioni di un’eretica”. Soltanto i giudici ecclesiastici avevano l’autorità di imbastire un processo del genere. Il vescovo Cauchon si prestò senza alcuna remora a questo intrigo politico. Eppure, le illegalità del processo furono tali che Giovanna d’Arco ne rifiutò la legittimità e si appellò al papa.

L’eroica fanciulla, “pulzella d’Orléans” fu chiusa in un carcere militare, e non poté far giungere a Roma la sua voce e le sue grida, tanto che, a quel punto, si ebbe il trionfo dei suoi nemici che la condannarono al rogo. Un atroce supplizio che ebbe luogo a Rouen il 30 maggio 1431, quando la giovane Giovanna aveva solo 19 anni.
Quel giorno nella cella di Giovanna due frati domenicani, Jean Toutmouillé e Martin Ladvenu entrarono per confessarla; quest’ultimo la ascoltò e le comunicò quale sorte era stata decretata per lei in quella giornata; nella sua ultima lamentazione, la Pulzella, vedendo entrare il vescovo Cauchon esclamò: “Vescovo, muoio per causa vostra”. In seguito, quando questi si fu allontanato, Giovanna chiese di ricevere l’eucaristia. Martin Ladvenu non seppe che cosa risponderle, poiché non era possibile a un eretico comunicarsi e chiese allo stesso Cauchon come dovesse comportarsi; questi, con grande sorpresa di tutti, rispose di somministrarle il sacramento.