
Faraone delle grandi opere pubbliche, fu anche molto furbo e pieno di sé: fece infatti incidere il suo nome sulle opere dei suoi predecessori che non erano firmate, prendendone illegittimo possesso
Ramses II è una delle figure più grandi, predominanti e importanti della storia dell’Antico Egitto. Chiamato anche Ramses il Grande, era il faraone dall’inconfondibile capigliatura rossa, che salì al trono giovanissimo, succedendo a suo padre Sethi I, il cui regno durò 66 anni, dal 31 maggio 1279 a.C., avendo modo, nel frattempo, di celebrare ben 14 giubilei sed, e che morì alla veneranda età di 92 anni. Un regno che durò talmente tanto che oggi gli egittologi chiamano l’intero periodo dinastico Epoca Ramesside.
Fu il faraone dalle grandi opere pubbliche: fece costruire numerosissimi monumenti di rilevante importanza, come il Tempio di Luxor, il Tempio di Amon a Karnak, il Ramesseo, il complesso templare fatto edificare sulla riva sinistra del Nilo, fra Gurna e il deserto, noto fin dal XIX secolo. E, da non dimenticare, fondò una nuova capitale, Pi-Ramses (Dimora di Ramses). Ma fu anche un faraone molto furbo e pieno di sé, che fece incidere il suo nome su altrettante opere dei suoi predecessori che non erano firmate, prendendone illegittimo possesso.
Secondo l’enciclopedia Treccani “si può dire che per tutto il suo lungo regno egli ha posto la sua persona al centro dell’attenzione e della vita dei suoi sudditi ricorrendo a quello che oggi noi chiameremmo ‘culto della personalità’. In effetti tutto nella sua persona sembra essere al di sopra della normalità, anche nel confronto con i grandi personaggi che sono vissuti nel suo tempo”. Quando, al culmine della gloria, Ramses II morì, l’Egitto era uno Stato ricco e potente.
Chi oggi si reca al Cairo e visita la “stanza delle mummie” del Museo Egizio può vedere il corpo di questo grande sovrano e riconoscerne facilmente il volto riprodotto in tante statue. Una di queste, tra le più importanti, e famosissima, in granito nero, è conservata al Museo Egizio di Torino.