
Il divieto di assembramenti per non dover dare la caccia agli untori
Nel celebre romanzo storico di Alessandro Manzoni, I promessi sposi, il 4 maggio 1630 i magistrati cittadini si rivolsero al governatore per chiedere provvedimenti fiscali urgenti per far fronte all’emergenza peste: fra questi, la sospensione delle imposte governative e la cessazione di nuovi alloggiamenti militari. Lo pregarono, inoltre, di informare il re della situazione.
Non solo: i magistrati presero anche la decisione di chiedere al cardinale Federigo Borromeo di indire una processione solenne per portare il corpo di San Carlo per le vie della città, affinché si scongiurasse la minaccia della peste. Borromeo rifiutò, dal momento che, in caso di insuccesso, la cittadinanza avrebbe potuto perdere la propria fiducia nella protezione del Santo. Il timore, inoltre, era che radunarsi per una processione potesse dar luogo a un assembramento, e i cosiddetti “untori” avessero potuto spargere più facilmente le loro sostanze venefiche.
La recente pandemia del Covid 19 ci ha fatto minimamente vivere quelle sensazioni descritte da Manzoni nel racconto della peste bubbonica del 1630, detta anche peste manzoniana.