Accadde oggi: 7 luglio, la rivolta di Masaniello fa tremare i potenti

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Era un lazzaro, un giovane plebeo che tirava a campare, molto furbo e con grande carisma, che finì in galera per essersi opposto ai sequestri di pesce

Masaniello, nome eroico che a Napoli non si dimentica, in particolare nella zona di piazza Mercato. In realtà si chiamava Tommaso Aniello d’Amalfi. Nella metà del Seicento la situazione a Napoli lasciava un po’ a desiderare: pochissima la parte di popolazione che aveva un’occupazione stabile, la maggior parte viveva alla giornata, mentre le classi più alte e agiate vivevano di usura. Il pretesto per la rivolta popolare nacque da lontano, il giorno di Santo Stefano del 1646, quando il viceré don Rodrigo de Leon, Duca d’Arcos venne contestato mentre si recava alla Santa Messa dopo la notizia di nuove gabelle sulla frutta.
Pochi giorni dopo vennero pubblicate le tariffe, tuttavia solo il 20 maggio dello stesso anno qualcosa si mosse: in città spuntarono manifesti che parlavano di tumulti a Palermo e si esortava a fare lo stesso a Napoli ove, pochi giorni dopo, venne incendiata la bottega nella quale avveniva la riscossione della gabella sulla frutta, gesto che, come si seppe in seguito, fu compiuto da Masaniello, un lazzaro, un giovane plebeo che tirava a campare, molto furbo e con grande carisma, che finì in galera per essersi opposto ai sequestri di pesce.

A fine giugno Masaniello e più di duecento alarbi con un tamburo e vestiti di stracci, cominciarono a urlare “Mora lo mal governo, viva ‘o Rre” finché organizzò una protesta ben più dura per la domenica 7 luglio 1647, giorno della vera e propria rivoluzione. Quella mattina gli alarbi erano circa trecento, armati di canne, a cui si aggiunsero contadini, pescatori e commercianti che non volevano pagare la gabella. Masaniello e alcuni dei suoi lasciarono Sant’Eligio e si catapultarono nel mezzo del mercato, gli scugnizzi portarono l’Inferno in città e non ne volevano sapere di ragionare.