
Foto di Giuseppe Falcone
Era la festa della primavera e della rinascita di natura e spirito. Era il Calendimaggio, speciale celebrazione dei tempi antichi in cui si onorava la dea Flora, colei che faceva rifiorire la natura.
Tra il 28 aprile e il 3 maggio a Roma si svolgevano i Floralia e il primo maggio, in una notte importantissima che astronomicamente si contrapponeva a quella in cui si celebravano i morti, ossia il primo novembre, i Celti accendevano dei grandi falò. Vita contro morte, dunque, rinnovamento dello spirito e della natura contro la caducità .
La festa aveva origini pagane ed era dedicata allāesplosione della natura. I primi giorni di maggio si sospendeva ogni attivitĆ lavorativa e si dava inizio a sfilate e cortei per le vie delle grandi cittĆ , come Roma ma anche Firenze, dove il culto era altresƬ molto sentito. Le giornate di festa culminavano con canti spensierati, balli, passeggiate e banchetti. E ancora, gruppi di giovani accompagnati da orchestranti e teatranti mettevano in atto cantiche e recite che dedicavano alle fanciulle cinte di rose, fiori e ghirlande, ginestre e giaggioli, che accettavano di buon grado ogni sorta di corteggiamento.
Durante leĀ feste del Calendimaggio, non pochi erano i giovani che appendevano alla finestra delle donne amate un ramoscello fiorito e infiocchettato per dimostrar loro il proprio amore.Ā In alcune zone, veniva anche eletta la āRegina del Maggioā, incoronata da fiori, che, cantando versi augurali, si dirigeva verso le fanciulle fidanzate consegnando loro piccoli doni. Uomini e donne si abbigliavano a festa, con sopravveste e cappucci, corpetti di stoffa pesante e un’accurata eleganza.
Fu durante le giornate del Calendimaggio che Dante, nel 1274, incontrò Beatrice, mentre nel 1300 vi fu il nefasto evento in cui i giovani dei Cerchi e dei Donati vennero a contesa dando inizio ai tragici scontri fra Guelfi Bianchi e Neri che tanto sangue fecero scorrere per le strade fiorentine. Durante il Rinascimento, Lorenzo il Magnifico e i Medici partecipavano alle feste scrivendo laudi e poesie. FinchĆ©, nei secoli successivi, il Calendimaggio perse lāimportanza assunta fino ad allora, anche se vennero mantenuti alcuni riti popolari tipici della festa. Dalla fine dellāOttocento, con lāistituzione mondiale della Festa dei Lavoratori,Ā il Calendimaggio ĆØ stato quasi definitivamente accantonato ma non dimenticato.
I riti del Calendimaggio erano vivi in buona parte dāItalia, cosƬ come nel Sannio. Era considerata la festa dei riti propiziatori, specie nei territori rurali, dove veniva sempre effettuata una questua e, in cambio di doni perlopiù gastronomici, come uova, carne, dolci, salumi, vino, iĀ maggiantiĀ cantavano strofe benauguranti agli abitanti delle case che visitavano. I personaggi che accompagnavano iĀ maggiantiĀ rappresentavano il simbolo della rinascita primaverile, interpretando alberi come lāontano, che cresce lungo i corsi dāacqua e che per questo motivo ĆØ considerato simbolo della vita, chiamati proprio āalberi del maggioā. Tra lāaltro, veniva eletto un particolare albero della festa e attorno a esso si svolgevano tutti i tradizionali balli e a volte anche rappresentazi0ni teatrali. Oltre alle personificazioni di alberi, vi erano anche travestimenti di fiori, come viole, rose e tutte le policromie primaverili, che tra lāaltro venivano citate nelle strofe dei canti e con i quali gli attori che li personificavano si adornavano.
In alcune zone del Molise si festeggiava la festaĀ Cuetramajje. Una prima testimonianza ci viene da Giuseppe Cremonese nel Vocabolario del dialetto agnonese, quando cita termineĀ CuetramajeĀ dando la spiegazione diĀ āfesta popolare contadina del primo maggio, propria di questa contradaā.Ā Sembra che di buon mattino, alcuni contadini suonassero tamburelli e cantassero a festa seguendo unāallegra e spensierata comitiva. Uno di loro portava sollevato un albero, simbolo di vita, da cui scendevano appesi diversi cibi come dolci, salumi, la lessata, mentre altri trasportavano vino, cestini con uova e ogni sorta di ben di Dio. Unāallegra brigata che fino a tarda sera si esibiva lungo le vie e i vicoli del paese e che, fermandosi agli usci delle case, chiedeva offerte affinchĆ© il canto potesse proseguire. La questua, per l’appunto.
Tra le manifestazioni popolari dedicate allāavvento del Maggio, si ricorda anche la festa delĀ MajoĀ di San Giovanni Lipioni che, fino a qualche anno fa, aveva come principale intento quello di rinnovare la promessa dellāamicizia fra la gente del borgo, con un patto di reciproca solidarietĆ . Un rito da collegarsi, probabilmente, anche a quello delĀ Ver SacrumĀ dei popoli italici e dunque anche dei Sanniti. In occasione delĀ MajoĀ veniva preparata una ghirlanda di fiori formata di mazzetti di ogni specie e sorretta da un majo fatto di fasci di canne. Al termine della funzione religiosa, a ogni famiglia si faceva dono di un mazzetto di fiori benedetti, recitando uno stornello. Anche i giovani ricevevano doni, come uova e vino, quale promessa di futuro vincolo maritale, distribuiti, insieme ai fiori, fino a tarda notte, o addirittura fino allāalba del nuovo giorno.

A Fossalto, in provincia di Campobasso, cāĆØ invece il festeggiamento dellaĀ Pagliara Maje Maje, cono ricoperto di fiori, fave ed erba, che ogni anno, nella prima giornata del mese di maggio, parte e attraversa le strade del paese in segno propiziatorio. Una sfilata storica e molto sentita, accompagnata non solo dalle donne del paese, che da balconi e finestre gettano acqua sulla Pagliara, ma anche bambini vestiti con abiti tradizionali, turisti e il suono della āScupinaā. Si tratta di un rituale di inizio di primavera, di quelli che un tempo avevano un valore essenziale per lāeconomia e lāidentitĆ di gruppo. Gettare lāacqua sul carro di erbe e di fiori rappresenta un gesto di magia, fatto in maniera simpatica, al fine di invocare la pioggia, quando lāeconomia era prevalentemente rurale e si cercava di propiziare la morbidezza e la floridezza. Può anche essere visto come un gesto di rinnovamento della natura. Il cono sta a personificare ilĀ maggioĀ e sulla sua sommitĆ ĆØ posta una croce, anchāessa ottenuta con fiori.
La Pagliara viene indossata da un uomo in modo da coprire tutto il corpo lasciando una piccola apertura per il viso e gira per tutto il paese annunciando lāarrivo del maggio, con lāaccompagnamento musicale di una zampogna. mentre i getti di acqua si riversano, dai balconi e dalle porte di case si alzano le gridaĀ ārascia, Maje!ā (abbondanza, maggio!). Alla fine del giro, la Pagliara viene collocata in piazza, davanti alla casa del parroco, la croce viene staccata dalla sommitĆ e consegnata al sindaco, mentre il cono viene deposto nellāorto del prete. Subito dopo si distribuisce a tutti i presenti laĀ Lessima, una tradizionale zuppa di legumi, cereali, formaggio, pane e fave fresche. Ć un rito antico che si perde nei secoli, una manifestazione singolare e unica in tutto il Molise. Una festa per tutti, molto sentita dalla popolazione e svolta di anno in anno con grande serietĆ e determinazione.
Giornalista


















