
Foto di Michele Monteleone
Oggi entriamo nel vivo delle leggende della tradizione molisana con un racconto che da sempre affascina grandi e piccini, e che va a toccare nel profondo l’identità culturale di questa piccola e meravigliosa terra. Protagonista della storia è un re di nome Bove, il quale, nell’iconografia sacra, è sempre stato rappresentato con fattezze bovine.
Bove era perdutamente innamorato di sua sorella. Una relazione incestuosa, se avesse avuto luogo, motivo per cui il re decise di rivolgersi al papa affinché potesse ottenere il permesso di sposarla. Il papa disse che avrebbe potuto farlo a una condizione: solo se il re fosse riuscito a edificare, nell’arco di una sola notte, cento chiese di una certa forma e grandezza, visibili l’una dall’altra. Il progetto era più che impossibile, non avrebbe mai potuto riuscire nell’impresa, neanche se tutti i suoi sudditi lo avessero aiutato. Eppure, a causa del folle desiderio nei confronti della sorella, egli accettò le condizioni del pontefice.
In cerca di aiuto, Bove decise di rivolgersi al demonio che si rese disponibile, chiedendo in cambio l’anima del sovrano. Durante la notte i due lavorarono sodo per poter portare a termine la costruzione delle cento chiese: il demonio faceva ruzzolare dal monte i macigni, il re, invece, li poneva uno sopra l’altro. Quando albeggiò erano arrivati a novantanove chiese, ma prima di ultimare la centesima, il re si pentì di quell’aiuto peccaminoso che si era concesso, e cominciò a pregare Dio per ottenere il perdono. Il demonio si adirò profondamente e scagliò un enorme masso contro l’ultima chiesa, quella che stavano per ultimare, la chiesa di Santa Maria della Strada. Venne colpito il campanile e il masso stesso rimbalzò a poca distanza dall’edificio. Ancora oggi è possibile vedere l’enorme masso, chiamato “il masso del diavolo”. Quando morì, re Bove venne sepolto proprio nella chiesa di Santa Maria della Strada.
Secondo la leggenda, solo sette edifici sono sopravvissuti nel tempo: Santa Maria della Strada a Matrice, San Leonardo a Campobasso, Maria Santissima Assunta di Ferrazzano, Santa Maria di Monteverde nell’agro di Vinchiaturo, Santa Maria di Cercemaggiore, la cattedrale di Santa Maria Assunta a Volturara Appula. Nulla si sa della settima edificazione.
E partiamo proprio da qui, dalla fine, dall’ultima chiesa colpita dal masso: la chiesa di Santa Maria della Strada, sulla cui facciata fu riportata l’effige del bove. Si tratta di una basilica, di probabile provenienza longobarda, anche se sono molte le incertezze sulla sua origine. Nel 1931 fu scoperta una pergamena che ne testimonia l’esistenza già dal 1039, mentre un altro documento riferisce la consacrazione dell’edificio nel 1148. Fu poi monastero benedettino andato in rovina dopo il terremoto del 1465, di cui oggi rimane quale unica traccia la stessa chiesa, restaurata dal cardinale Orsini di Benevento dopo il violento sisma e riaperta nell’anno 1703. Nel 1889 la chiesa divenne “monumento nazionale”.
Esempio di romanico molisano, ha una pianta rettangolare ed è caratterizzata da una torre campanaria staccata a base quadrata. La presenza del toro la troviamo proprio sulla facciata, sotto forma di bassorilievo. Stessa effige bovina è presente sulla facciata della chiesa di San Leonardo, a Campobasso, anch’essa edificata con l’aiuto demoniaco. La chiesa, la principale della città medievale, fu costruita nel Trecento in stile romanico gotico. In essa vi fu trasferito da San Giorgio il fonte battesimale. Anche questa chiesa fu danneggiata dal sisma del 1456 e da quello del 1805.
All’interno ospita dipinti del XVI secolo.
La chiesa arcipretale di Ferrazzano, dedicata a Santa Maria Assunta, possiede elementi architettonici risalenti all’XI e al XII secolo. Il suo alto campanile, che un tempo era visibile da molto lontano, crollò nel 1658 a seguito di un fulmine che causò gravi danni all’intero edificio. La volta fu affrescata dall’artista Giovanni Passeri, sulla quale esistevano figure dipinte dall’artista campobassano Amedeo Trivisonno nel 1927.
Sono sette gli altari che arricchiscono le pareti laterali, con statue pregiate di San Rocco, della Vergine, di Sant’Antonio, di San Michele, del Santissimo Crocifisso, del Sacro Cuore di Gesù, di San Giuseppe. Il pulpito di scuola pugliese, realizzato in marmo color terra di Siena, datato fra il 1200 e il 1300, è stato recentemente ristrutturato dalla Sovrintendenza dei Beni archeologici.
La chiesa di Santa Maria di Monteverde è un antico monastero benedettino crollato a causa dei medesimi eventi sismici, oggi piccolo edificio sacro rurale nell’agro di Vinchiaturo, sempre nel Campobassano. Nelle immediate vicinanze sorgeva l’insediamento fortificato di Ruffirium, mentre la presenza di numerose tracce di mura megalitiche, costruite con macigni a forma irregolare, presentano similitudini con i perimetri di altri insediamenti del Sannio Pentro. Nel XII secolo il convento raggiunse grande notorietà grazie alla costituzione di una corporazione di lavoratori della pietra operanti tra l’Abruzzo e il Molise.

Foto di repertorio
La chiesa di Santa Maria a Monte a Cercemaggiore risale al XII secolo ed è una delle costruzioni più antiche del borgo, anche se la facciata è frutto di una ricostruzione dopo un crollo avvenuto nel 1985. Presenta un impianto rettangolare a tre navate e fu costruita sopra un’area di culto, forse frequentata fino all’età repubblicana.
La cattedrale di Santa Maria Assunta a Volturara Appula, nella Daunia, risale al 1200, e fu costruita in stile romanico pugliese. Nel corso dei secoli è stata notevolmente rimaneggiata, ma un ultimo restauro le ha permesso di farla tornare agli antichi splendori, restituendole la decorazione bicroma della facciata, sopraelevata rispetto al piano stradale. Il prospetto è composto da pietre di differente colore, disposte in maniera alternata o a comporre geometrie, come, ad esempio, nel caso della croce.