Immagini dal Sannio: le fontane di Limatola e la tradizione delle lavandaie

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L’Associazione Borghi Autentici d’Italia è una rete italiana di territori i cui protagonisti sono le comunità, gli amministratori e gli operatori economici, sociali e culturali dei luoghi, consapevoli di avere risorse e opportunità per individuare nuove strade per uno sviluppo futuro. Grazie a questa associazione viene promosso un percorso di sviluppo che considera i patrimoni esistenti quali punti di partenza. E Limatola è un Borgo Autentico d’Italia, rinomato per la sua posizione collinare, a guardia del corso del fiume Volturno, e per la sua aria salubre e fresca. Il nome deriva da limata, in latino limatula, che indica della sabbia o un luogo sabbioso. Si indicherebbe, in questo aso, una terra limacciosa, fertilizzata dal fiume. Si tratta di un borgo molto antico, basti pensare che nel territorio comunale sono stati rinvenuti numerosi reperti risalenti all’età sannita e romana. Certamente il suo castello è l’elemento più caratterizzante del borgo, sito nella parte alta del centro storico, su una collina, in posizione strategica. Un maniero edificato dai Normanni sui resti di una torre longobarda. Una struttura che in epoca rinascimentale, a seguito di alcuni lavori di ristrutturazione, fu trasformato in una dimora signorile.

Tra le presenze più caratteristiche dello storico borgo sannita sono certamente le sue fontane, numerose grazie alle tante sorgenti che si trovano nel territorio cittadino. Le principali sono quella di Margherita de Tucziaco e quella di Biancano, entrambe fornite di abbeveratoi per animali e di lavatoi in pietra risalenti al XVII sec. La prima, storica, si trova proprio nei pressi del castello ed è intitolata a Margherita de Tucziaco, cugina carissima di Carlo I d’Angiò, alla quale egli offrì il fortilizio di Limatola. Il castello, costruito intorno al Mille su una fortezza sannitica, grazie a Margherita ebbe la sua prima grande ristrutturazione, unitamente alla splendida fontana, alla fine di ottobre del 1277. Nel tempo, la Fontana Margherita de Tucziaco è divenuita un luogo molto significativo per tutta la comunità, non solo per la sua fonte d’acqua molto suggestiva e la sua storicità, ma anche per aver rappresentato per anni un luogo di incontro e di socializzazione sia per le lavandaie che un tempo si recavano lì a lavare la biancheria, sia per tutti coloro che, dopo una giornata di lavoro, si incontravano proprio lì per scambiare chiacchiere tra amici, dando vita a un sano punto di aggregazione sociale nel paese. Biancano di Limatola, invece, è una zona che si trova a pochi chilometri dal centro cittadino, dal grande interesse storico e archeologico, portato proprio dal gran numero di reperti ivi rinvenuti. Il monumento più antico e importante del luogo di Biancano è certamente il Santuario, adagiato su un colle da cui si gode di un bellissimo panorama sulla valle volturnense, verso Capua. Una struttura fondata attorno alla fine del Trecento. Anche qui è presente una importantissima fontana, alimentata dalle sorgenti del versante dei monti Tifatini. Le sue acque sono freschissime e salubri, e proprio per questo motivo è stata sempre considerata una tappa importante dai viaggiatori di un tempo che si spostavano a piedi. Anche questa fontana è stata sempre utilizzata in passato dalle signore del posto, le cosiddette lavandaie, che qui si recavano a lavare.

La Fontana di Biancano

E proprio la tradizione delle lavandaie è una pratica molto sentita da tutta la comunità limatolese, tanto da presentare la candidatura a Patrimonio Immateriale dell’Unesco. L’antica pratica del lavaggio della biancheria presso le fontane del paese sono tradizioni ben radicate nella memoria storica dei limatolesi. Le lavandaie, oltre che occuparsi della propria biancheria, erano solite girare per le case alla ricerca di panni sporchi che lavavano utilizzando sapone e cenere, ma ognuna di esse custodiva gelosamente il proprio metodo, considerato naturalmente il migliore, per sbiancare e pulire. Il loro lavoro si svolgeva solitamente in due giorni: nel primo i panni venivano lavati e lasciati a mollo in catini con acqua calda, soda e cenere, mentre nel secondo si procedeva alla cosiddetta culata, finché non si provvedeva a stendere e lasciar asciugare i panni. Un’occasione di socializzazione, lì dove le donne del paese, approfittando del tempo trascorso a lavare la biancheria di casa, riuscivano a trovare tempo e modo di tessere reti di amicizia, molto spesso coinvolgendo anche i propri bambini in queste piacevoli riunioni, i quali, mentre le loro madri erano intente a socializzare e lavorare, si divertivano e avevano modo di stare insieme e giocare. Un momento di condivisione, dunque, ma anche una occasione per sentirsi parte di una comunità, il tempo del lavoro e dello scambio, della gioia, in cui la fatica del lavaggio a mano era alleggertita dalle piacevoli chiacchiere tra amiche. Non solo. Erano molti i canti popolari intonati dalle signore del borgo, mentre erano intente a lavorare. Una tradizione che a Limatola sembra essere ancora molto viva, specialmente nei mesi estivi. Infatti, ancora oggi le donne anziane si recano presso le fontane paesane a lavare e cantare, cercando il più possibile di coinvolgere i più giovani, allo scopo di trasmettere una pratica da ereditare, quale mantenimento di una memoria storica che, altrimenti, rischierebbe di scomparire. Ecco il motivo per cui il borgo sannita periodicamente dedica eventi affinché vengano rievocate tali tradizioni, rigorosamente indossando i costumi dell’epoca.

In copertina, la Fontana di Margherita de Tucziaco









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