Immagini dal Sannio: San Lorenzo Maggiore e San Lorenzello, borghi delle stelle

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Agosto è il mese dei nasi all’insù, alla ricerca di scie luminose che ci permettano di esprimere desideri, di tenerceli stretti dentro e di custodirli segretamente fino a che non si esaudiscano. Nel Valle Telesina ci sono due borghi che fanno della notte di San Lorenzo il loro grande credo: non a caso, parliamo di due borghi che dedicano proprio a questo amato santo il loro nome. San Lorenzo Maggiore, il più grande, e poi il piccolo, San Lorenzo Minore, o meglio San Lorenzello. Due borghi caratteristici, belli come il nostro Sannio sa regalarci, che sottolineano, ancora una volta, l’importanza e la bellezza territoriale della nostra regione sannita. Un patrimonio da tutelare, da visitare e da raccontare.

San Lorenzo Maggiore è un borgo che conta poco più di duemila abitanti, il cui nome deriva da una Collegiata di cui era insignita, sotto il titolo di S. Lorenzo Martire. Un piccolo borgo con un’economia molto fiorente, basata prevalentemente su attività di tipo agricolo: frutteti, vigneti, uliveti regnano e la fanno da padrona in questa fertilissima terra. San Lorenzo Maggiore, infatti, è rinomata per la produzione di olio extravergine di oliva DOP e DOC; tra i suoi uliveti sono presenti la racioppella, l’ortice, l’ortolana o Bella di San Lorenzo. Il borgo sannita, nel mese di agosto, ospita una caratteristica sagra dell’olio d’oliva, l’Oevo Expo. La cittadina è anche terra di ottimi vini, prevalentemente Falanghina e Aglianico, ed è stata insignita del titolo di Città del Vino. La bella San Lorenzo Maggiore è nominata nel Chronicon Vulturnense del monastero di San Vincenzo al Volturno ma la prima testimonianza del borgo sannita risale all’epoca preistorica: si tratta della famosa mandorla di Chelles, oggi conservata nel Museo della società antropologica a Parigi, reperto trovato nel 1915 in località Limata, antico borgo che sorgeva nei pressi del fiume Calore, con una cappella dedicata a Santa Maria di Limata: una scheggia di quarzite levigata dall’uomo primitivo che probabilmente veniva usata per squartare e scuoiare animali. Limata è il primo centro abitato di San Lorenzo, nel 663 d.C. fu sede della battaglia che si tenne fra le truppe del longobardo Mittola, conte di Capua, e l’esercito dell’imperatore bizantino Costante II, che ne restò sconfitto. Per Limata transitava la Via Latina, una delle tre arterie romane indicate da Strabone come nobilissimae viarum. Il paese di San Lorenzo Maggiore, infatti, è attraversato dall’itinerario della Via Francigena del Sud, nella sua variante della Via Sacra Longobardarum, sui resti del ponte romano, in località Piana, presso la Chiesa di Santa Maria della Strada. Intorno all’anno 1000, sempre grazie alla sua collocazione, Limata diventò un fiorente nucleo commerciale ed ebbe una rapida evoluzione demografica; con l’avvento dei Normanni divenne sede dei Sanframondo che nel dicembre del 1382 ospitarono Luigi d’Angiò, che qui arrivò per occupare il regno e per vendicare l’uccisione della Regina Giovanna I di Napoli. Nel XV secolo passò in mano ai Carafa e nei secoli successivi iniziò la sua fase discendente fino all’abbandono in favore del Nuovo Borgo di San Lorenzo. Attualmente, dell’antico castello resta ben poca cosa. Il 5 giugno 1688 vi fu il disastroso terremoto che provocò ingenti danni al paese, come per la maggior parte dei centri limitrofi, che però venne subito ricostruito e, quindi, ripopolato.

Nel cuore del borgo sannita, troviamo la sua Chiesa Madre di San Lorenzo, elevata a Collegiata nel 1553, il cui altare maggiore, proveniente dalla chiesa di Santa Maria della Strada, è cinto dal coro ligneo seicentesco ed è sovrastato da un bellissimo dipinto raffigurante il martirio di San Lorenzo, risalente al  XVIII secolo, di Francesco Mazzacca. Si tratta della chiesa parrocchiale, da cui partono le processioni di San Lorenzo martire, patrono del paese, e della Madonna della Strada. La processione di San Lorenzo si svolge il 10 agosto mentre quella della Madonna della Strada si tiene la prima domenica di giugno. L’ultima domenica di giugno, invece, si tiene la lunga processione di 5 km della statua della Madonna, durante la quale essa viene riportata in località Piana, presso il suo Santuario, laddove fu ritrovata, per ritornare due settimane dopo in paese, la seconda domenica di luglio. La Chiesa di Santa Maria della Strada è da collegarsi a un’antica leggenda secondo la quale la Madonna sarebbe apparsa a una pia donna invitandola a scavare nel luogo dove oggi sorge la chiesa. Scavando fu rinvenuta una cappellina con l’icona, in stile bizantino, della Vergine col Bambino e, una volta prelevata l’icona da terra, sarebbe iniziata a sgorgare dell’acqua miracolosa. Questa cappellina oggi costituisce la cripta della chiesa. L’edificio, con il suo convento annesso, fu abbandonato nel XIX secolo e poi recuperato negli scorsi anni Novanta. Qui, sempre la seconda domenica di luglio, si svolge una tradizionalissima manifestazione che vede le sue origini addirittura a culti pre-cristiani, eseguiti per propiziare le piogge ed evitare calamità naturali o la distruzione dei raccolti. Si tratta dell’offerta dei carri di grano, i cui covoni rappresentano soggetti religiosi, allestiti da persone particolarmente devote, laurentine ma anche di paesi limitrofi come Ponte, Casalduni, Paupisi. Ogni carro viene portato in processione e benedetto davanti al sagrato della chiesa dal parroco.

Tra le altre chiese, quella della Madonna SS della Neve, sita nel cuore del centro storico, la più antica chiesa del paese, originariamente dedicata a San Lorenzo, la Chiesa di San Bernardino con opere in marmo vitulanese, la Chiesa del SS nome di Dio, con un’antichissima scultura della Madonna della Sanità proveniente da Limata e la Chiesa di San Rocco o Congregazione della Madonna del Carmelo, in cui all’interno sono conservate bellissime pitture. Dei suoi storici resti sono da ricordare le porte dell’antica città, Porta Valle, Porta Cornicelli, Porta Forte e Porta dei Giudei. Uno degli eventi religiosi più sentiti di San Lorenzo Maggiore è la processione del Venerdì Santo in onore della Vergine Addolorata, con la processione della Madonna e del Cristo Morto, in cui centinaia di fedeli incappucciati e scalzi si percuotono a sangue, in segno di penitenza, con la disciplina, una catena fatta di piastre di ferro legate tra loro. Questi fedeli si chiamano Battenti proprio per il loro battersi in segno di penitenza, per essere più vicini a Cristo durante la Passione, chiedendo perdono dei loro peccati. Si tratta di un seguitissimo e antico rito che trae origine dal Medioevo. (Nella foto in basso, ceramiche di San Lorenzello della Bottega Giustiniani, foto di Mario Sagnella).

Affascinante, amena e caratteristica è San Lorenzello, comune che ospita poco più di duemila abitanti dell’entroterra del Sannio beneventano, alle falde del monte Erbano. Un’antica leggenda racconta che San Lorenzello sarebbe stata fondata dal giovane Filippo Lavorgna che nell’864 d.C., salvatosi dalla distruzione di Telesia per mano delle invasioni saracene, si rifugiò con la sua famiglia su monte Erbano, nella grotta di Futa. Un giorno presso la grotta in cui Filippo aveva trovato dimora, arrivò una giovane donna, Rosita, che disperata chiedeva aiuto perché il padre aveva avuto un malore. Filippo accettò subito di prestare soccorso al caro padre di quella fanciulla ma purtroppo, raggiunto il rifugio della giovane donna, lo trovò senza vita e poco dopo la stessa sorte toccò anche ai suoi familiari. Rimasti soli, Filippo e Rosita decisero di fondare un villaggio che intitolarono a San Lorenzo. È proprio il caso, secondo tale leggenda, di dire che questo bellissimo borgo sia nato sotto le stelle cadenti. Il 10 agosto è, infatti, il giorno in cui si celebra la festa patronale di questo comune, celebrata da una spettacolare esibizione pirotecnica che richiama migliaia di visitatori da ogni dove. Altra ipotesi è quella secondo la quale il paesello sarebbe nato per mano di alcuni profughi scampati alla distruzione saracena di Telesia nel IX secolo e che, alle falde di monte Erbano, vi edificarono delle mura e due torri difensive. Secondo questa ipotesi, il nome del borgo deriverebbe dalla costruzione di case sparse attorno alla Chiesa di San Lorenzo, ma non vi sono documenti attendibili a tal proposito. Il paese fu citato per la prima volta nel 1151 quando fu possedimento dei Sanframondo, passato poi ai Carafa fino all’abolizione del feudalesimo nel 1806. Il nome che venne dato al borgo fu San Lorenzo Minore per distinguerlo dal vicino centro già denominato San Lorenzo Maggiore. Il paese fu distrutto prima dal terribile terremoto del 1688 e successivamente da quello del 1805, ma nelle successive ricostruzioni fu edificato sempre nel medesimo sito, conservando il suo originario impianto urbanistico medievale, a pianta rettangolare allungata.

Piccole, eleganti e deliziose piazzette, strette stradine, antichi palazzi signorili risalenti al XVII- XVIII secolo, fanno di questo antico borgo un vero e proprio gioiellino sannita. Tra questi il Palazzo Massone, riconosciuto bene culturale della Nazione, con Decreto Ministeriale del 16 marzo 1968, che rappresenta il complesso più insigne di San Lorenzello ed è un esempio integro di barocchetto meridionale. Lungo le sponde del fiume Titerno si notano i resti di un mulino e di strutture che venivano usate per il trattamento dell’argilla e per la lavorazione della ceramica. San Lorenzello è, infatti, il paese natale del maestro ceramista Nicola Giustiniani, considerato uno dei più grandi del settore del 1700, figlio di Antonio, egli stesso ceramista, venuto da Napoli a Cerreto Sannita a seguito della ricostruzione della cittadina dopo il terremoto del 5 giugno 1688. Il paese conserva intatta, nelle sue botteghe, la tradizione ceramica che da secoli viene tramandata da padre in figlio e che si manifesta nella produzione di acquasantiere, zuppiere, vassoi, anfore, mattonelle e altre caratteristiche opere d’arte. Oggi i maestri figulini laurentini riproducono l’antica e meravigliosa arte ceramica, attirando l’interesse di visitatori, studiosi e amanti del bello e di questa nobile Arte. Nel territorio laurentino si contano più di 4 mila moggi di terreni, in cui abbondano alberi da frutti, maestosi e splendidi ulivi e numerosi vitigni. Il paese, infatti, è conosciuto anche per la rinomata produzione di olio extravergine d’oliva, l’oro verde del Titerno, e dei taralli, una sorta di biscotti salati fatti di acqua e farina, nati col nobile scopo di far fronte alla fame che colpiva le persone più povere nel 1400, nelle loro varianti all’olio d’oliva, al pepe, al vino, ma anche dolci, allo zucchero e glassati. Sono tanti i tarallifici del piccolo centro sannita che sfornano queste piccole, grandi bontà.

Nel centro storico del paese sono presenti due chiese: la Chiesa di San Lorenzo, che conserva la scultura lignea del Santo protettore, solennemente venerato il 10 di agosto, si trova nell’ex Chiesa della Madonna del Carmine nei pressi dell’ex Convento dei Padri Carmelitani. La chiesa originaria, crollata con il terremoto del 1688, si trovava in via Avanti Santi e ancora oggi, nella parete di un’abitazione, troviamo ben visibile l’arco in pietra che rappresenta la navata centrale della vecchia chiesa. Adiacente è l’ex Convento dei Padri Carmelitani, che ha ospitato uffici comunali e scuole e che oggi, ristrutturato, è sede di eventi culturali. La Chiesa della Congregazione della Sanità è ricca di pregevoli opere d’arte in ceramica di San Lorenzello e Cerreto Sannita, tra le quali un timpano in maiolica realizzato da Antonio Giustiniani, padre di Nicola. Ancora la Chiesa di San Sebastiano, con un’artistica scultura raffigurante il santo, la Chiesa di San Donato, in cui è conservata un’edicola settecentesca in ceramica raffigurante la Madonna, la Cappella della Madonna Addolorata o Madonnella lungo la strada provinciale Cerreto – Telese. Lungo la via Regia, sulle sponde del fiume Titerno si trova il Parco di San Sebastiano che da diversi anni ospita la Città dei dinosauri, parco didattico con un’estensione di oltre 10 mila m², al cui interno si possono ammirare quindici riproduzioni in vetroresina di dinosauri in scala 1:1, il tutto in un’ambientazione naturalistica molto suggestiva. La Città dei dinosauri, con la sua sala multimediale, ospita varie attività didattiche e gite scolastiche. Manifestazioni che risaltano l’Arte e gli artisti del borgo sono rinomate e lasciano sempre qualcosa di nuovo da scoprire; le Luci d’Artista del periodo natalizio e l’ormai consolidato Mercantico sono meta obbligata di turisti e visitatori appassionati.

In copertina: la Chiesa Madre di San Lorenzo Maggiore, foto di Nicola Ferrara.









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