Fiorenza Ceniccola alla conferenza nazionale del CIM

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Riceviamo e pubblichiamo – Cons. Com.Fiorenza Ceniccola | Ambasciatrice Commissione Europea per il Patto Climatico

Stamattina si è aperta  a Roma la conferenza nazionale della CIM, Confederazione Italiani nel Mondo, presieduta dall’on. Angelo Sollazzo. La delegazione campana è stata guidata da Antonino Di Trapani e Fiorenza Ceniccola a cui è stato affidato il compito di aprire e coordinare i lavori:

“Saluto e ringrazio il presidente on. Angelo Sollazzo per il pregevole lavoro svolto in questi anni e per l’onore che stamattina ha voluto riservarmi. Saluto e ringrazio voi tutti per essere qui stamattina. Mi chiamo Fiorenza Ceniccola, sono nata 24 anni orsono a Telese Terme (BN) e risiedo a Guardia Sanframondi, un piccolo borgo dell’entroterra campano conosciuto nel mondo per i suoi Riti dell’Assunta e per il suo buon vino. All’età di 17 anni, dopo il Diploma di Maturità Classica, spinta dal desiderio di allargare i miei orizzonti e dalla volontà di emergere in un territorio che dal punto di vista occupazionale offre poco o niente, ho  deciso di arricchire la mia esperienza di studio anche all’estero e sono volata a Cambridge per frequentare un corso di lingua inglese presso il Foundation Course della durata di un anno funzionale per iscrivermi all’Università di Sussex (in realtà, ho dovuto scegliere tra Sussex, Birmingham, Oxford, Edinburgh e Cambridge perché avevo superato i test di accesso anche per queste altre Università britanniche).

Nell’anno  2019 mi sono  laureata in Diritto e Relazioni Internazionali presso l’University of Sussex (UK) tra le prime nella qualifica mondiale per “Global Issues”. E la scorsa settimana ho concluso  un Master biennale in Legge e l’LPC (Solicitor) presso The University of Law di Londra; trattasi di un corso obbligatorio per essere riconosciuto come avvocato (Solicitor) in Inghilterra. Sono sempre stata attiva nella vita pubblica, mossa da un forte desiderio di essere protagonista della mia vita e non passiva spettatrice e lo scorso anno sono stata eletta consigliere comunale di Guardia Sanframondi,

E prima di cedere il microfono al presidente on. Sollazzo permettetemi di fare qualche considerazione a voce alta sull’emigrazione che è il tema di questa conferenza. Il percorso dei bus che da Telese Terme (centro termale della provincia di Benevento) portano a  Basilea, Singen, Stoccarda, Ginevra e Berna  (con 20-30 tappe tra Italia e Svizzera e arrivo dopo almeno 22 ore) vale più di un rapporto Istat, di un dossier Svimez, di un’indagine Censis.

Bisognerebbe seguirli, osservare i volti di chi vi viaggia, i bagagli che  porta con sé, la rassegnazione che li accompagna per convincersi che il destino di chi nasce nei piccoli borghi dell’Appennino, specie quello meridionale, è irrimediabilmente partire: andare via a cercare lavoro, a studiare, a vivere. EMIGRARE. Infatti l’emigrazione che man mano ha spopolato tante aree interne del nostro Belpaese, già nel 1948 faceva dire a Manlio Rossi-Doria che “la morte degli insediamenti umani nelle aree interne potrebbe significare l’inizio di grandi rovine nei luoghi dove le attività umane si esercitano e si concentrano”.

Ben vengano i convegni e le tavole rotonde per discutere sul tema dell’emigrazione e dello spopolamento dei piccoli borghi (che, in buona sostanza, sono due facce della stessa medaglia) ma, quello che  serve, a mio avviso, è una legge per avviare il risanamento dei circa 8 mila  campanili che caratterizzano il nostro Belpaese e fermare la fuga dei giovani che nemmeno la pandemia è riuscita ad arrestare. Per salvare i nostri piccoli borghi dall’abbandono ci vuole una legge come quella fatta approvare in Francia da quel grande scrittore-giornalista André Malraux, ministro della Cultura nel 1962 (durante il governo De Gaulle), che finanziava interventi di risanamento e riqualificazione dei vecchi quartieri delle piccole comunità francesi. Quella legge ebbe effetti straordinari perché in questo modo si riuscì a cambiarne completamente  il volto richiamando turisti e, soprattutto, cambiando la vita dei residenti. Per i tanti borghi abbandonati (e/o sempre più desolati) dell’Italia sarebbe utile un progetto nazionale del genere.  E’ vero che c’è già una legge per il sostegno  dei piccoli comuni rappresentata dalla n.158/2017 ma, a mio avviso, non basta. Ha rappresentato un segnale di attenzione, però insufficiente per il sostegno che garantisce. E’ vero che c’è il Piano della Strategia nazionale per le aree interne che dovrebbe avere ulteriori finanziamenti dal Recovery Fund ma, a mio avviso, non basta. La “Strategia” che ha prodotto qualche progetto pilota si è rivelata un’opportunità importante ma, l’assegnazione di 3 milioni di euro per Progetto pilota  consente la pianificazione di qualche servizio, Troppo poco.

Ci vuole una legge che esprima la volontà del Governo di intervenire radicalmente e con forza. E, a tal proposito, il minimo sindacale per trattenere i giovani nel luogo di origine è garantire il lavoro. Serve una legge che deve finanziare progetti di sistema che valorizzino l’ambiente, il paesaggio, le architetture. Soltanto in questo modo si potrà ripristinare il patto di fiducia verso il territorio. E poi … occorrono menti creative per far sì che per ogni euro investito in cultura ci sia un ritorno economico che moltiplica l’effetto. Allora sì che siamo sulla via giusta per sconfiggere la rassegnazione di chi nasce  in qualche piccolo borgo dell’Appennino meridionale (che sempre Manlio Rossi-Doria definiva il Sud dell’osso). Mi auguro che il governo Draghi nel ripartire i finanziamenti del Recovery Fund sappia prestare la dovuta attenzione al piano della Strategia nazionale per le aree interne e, nel contempo, il Parlamento riesca ad approvare quanto prima una “legge Malraux” per i nostri piccoli borghi che caratterizzano le aree interne del Paese”.









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