Una lunga chiacchierata con il Vescovo Mazzafaro, contornata da ilarità e dal suo sorriso contagioso, ha portato alla conclusione che nulla è ancora perduto, se parliamo di valorizzazione del nostro territorio e di ripopolamento. “Prima di trasferirmi qui – esordisce Mazzafaro – ho visitato le terre sannite solo per lavoro. Vivendo il Sannio mi sono reso conto di quante potenzialità abbia e, purtroppo, di quanto sia difficile vederlo ripopolato dai nostri giovani, che spesso preferiscono andar via. Eppure questa è la loro terra e dovrebbe essere il luogo che possa accogliere il loro futuro, e se ben raccontato il bene che posseggono e il valore delle loro terre, della loro storia e delle proprie tradizioni, certamente potrebbero pensare a investire nel territorio che li ha visti nascere e crescere”.
Giovani e chiesa: un rapporto spesso ambiguo, difficile. Sovente i ragazzi non si sentono rappresentati dalla Chiesa, non sentono la necessità di rivolgersi a essa, in quanto Istituzione e rifugio. Sono giovani che corrono, nati un una società che difficilmente si ferma, in un’atmosfera vorticosa e spesso tendente all’oblio. “La Chiesa è sempre stata vicina ai ragazzi – prosegue il vescovo – I sistemi catechistici passati, in cui l’insegnamento era visto come dottrina da perseguire per forza, non funzionano più. Oggi la Chiesa è più vicina ai nostri bambini, agli adolescenti. La catechesi procede sotto forma di gioco e sono tanti i laboratori aperti ai ragazzi che permettono loro di viverla giocando, come i Grest, la riattivazione della attività territoriali. I ragazzi devono avere le basi principali della loro cultura e del loro stare in società a casa. In una famiglia sana nascono valori sani. E solo dopo possono intervenire Scuola e Chiesa. E in quanto guida spirituale di questa nostra importante comunità mi sento dire: cari ragazzi, non scoraggiatevi. Costruite il vostro futuro ma non dimenticate il vostro passato, le vostre radici. Il nostro territorio, il suo futuro, è nelle nostre mani. Inventate, reinventate, ricostruite. Continuate a innamorarvi della vostra storia e riabitate un territorio che ha tanto da offrire agli occhi del mondo”.
Eppure, se le nostre aree interne sembrano sempre più mortificate dalla continua scelta dei giovani di abbandonare le proprie aree natie, è proprio da molti di loro che è partita la richiesta della istituzione di un ampio progetto che abbracci le bellezze e valorizzi le eccellenze territoriali. Si tratta della istituzione di un Parco Culturale e Religioso diocesano, che sta prendendo forma sul tavolo di lavoro della Diocesi e delle istituzioni locali e nazionali, affinché si punti a una maggiore visibilità delle eccellenze dei paesi spiritualmente guidati dal Vescovo. “Puntiamo ad aprirci al vicino, ai territori intorno a noi –conclude Mazzafaro – Un proverbio africano dice che da soli si va più veloci, ma insieme si può arrivare lontano. I nostri piccoli e grandi centri devono cooperare nella visione dell’unione delle forze e della valorizzazione delle proprie eccellenze”. La ceramica, l’olio d’oliva, l’acqua sulfurea, il pregiato vino sannita, le bellezze archeologiche e museali, tradizioni come l’Infiorata o i Riti Settennali, mostre e rassegne culturali saranno i punti fermi del Parco, affinché si elevi una visione turistica più ampia, che abbracci i singoli comuni facendoli divenire un’unica grande città. Partire da un solo paese, per far conoscere tutto quello che c’è nel circondario. “Il progetto renderebbe giustizia a un territorio meravigliosamente ricco di bellezze e di storia. Ad oggi ne esiste solo uno in Italia, a Santa Maria di Leuca, e in questi giorni sto tenacemente lavorando affinché il Parco possa diventare una concreta opportunità di ripartenza e rilancio”.
Giornalista