Benevento, sabato concerto “Il vento dell’Est” dedicato alle musiche di Dvorak e Stravinskij

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Comunicato Stampa – Monica Carbini

Anticipato alle 18:30 di Sabato 20 Maggio, presso l’Auditorium Sant’Agostino di Benevento, l’atteso concerto dell’Orchestra da Camera Accademia di S.Sofia, con un bellissimo programma dal titolo “Il vento dell’Est”, dedicato alle musiche di Dvorak e Stravinskij. Appuntamento alle 18.30 dunque, per tutti gli appassionati della grande musica classica, con l’imperdibile ultimo concerto dell’Orchestra da Camera Accademia di Santa Sofia, compreso nella Stagione Concertistica 2023, promossa da Accademia sempre in collaborazione con l’Università degli Studi del Sannio e il Conservatorio di Benevento, e sempre con la direzione artistica di Filippo Zigante e Marcella Parziale, e la consulenza scientifica di Marcello Rotili, Massimo Squillante e Aglaia McClintock. Consueto preludio al concerto, sarà il momento divulgativo dal titolo Sovranità alimentari e comunità locali, curato da Giuseppe Marotta, docente di Economia ed Estimo Rurale, al Dipartimento DEMM di Unisannio.

La rinomata Orchestra da Camera sarà come sempre composta da eccezionali virtuosi di caratura nazionale e internazionale: i Primi Violini: Riccardo Zamuner, Bianca Agostini, Elena Emelianova, Elena Nunziante; i Secondi Violini: Giacomo Mirra, Emanuele Procaccini, Alessandra Rigliari; le Viole: Francesco Solombrino, Martina Iacò; i Violoncelli: Danilo Squitieri, Alfredo Pirone; e il Contrabbasso: Gianluigi Pennino.​ Il raffinatissimo programma, prevede due sublimi composizioni, tanto belle quanto particolarmente difficili, eseguite raramente, proprio per la loro estrema complessità, tale da spaventare esecutori meno audaci ed esperti.

Avremo infatti l’eccezionale occasione di ascoltare la stupenda Serenata per Archi in Mi maggiore Op.22 di Antonìn Dvořák. Composta a Praga nel maggio 1875, la serenata vuole essere un omaggio alla tradizione musicale ceca e presenta una combinazione di elementi tradizionali, come canti di strada e melodie contadinesche, e influenze provenienti dal classicismo viennese, in particolare dal compositore Joseph Haydn.  Fin dalla prima esecuzione, a Praga, il 10 novembre 1876, è diventata una delle opere per orchestra di Dvořák, più popolari e apprezzate. La composizione, affascinante e ricca di ottimismo, si articola in cinque brevi movimenti, che esprimono ognuno un diverso carattere: stile cantabile, il primo movimento, Moderato; valzer lento, il secondo movimento, Tempo di Valse; spirito giocoso, burlesco, il terzo movimento, Scherzo: Vivace; bellezza lirica, il quarto movimento, Larghetto; e vivacità, gaiezza ed esuberanza, il quinto movimento, Finale: Allegro vivace.

Dvořák conferisce organicità e coerenza a tutto il lavoro, conservando frammenti di materiale melodico tra vari movimenti, poi ricapitolati nel finale e prima della conclusione, dove si riafferma il tema di apertura. Opportunità altrettanto rara e unica, sarà assistere all’esecuzione di Apollon Musagète (Apollo guida delle muse) di Igor Stravinskij, una Suite di danze per orchestra d’archi, apprezzata in tutto il mondo anche come Concerto Grosso o proprio come Sinfonia nel senso più classico del termine. Tra le forme musicali del passato, Stravinskij predilesse sicuramente il balletto, anche per il suo amore per Pëtr Il’ič Čajkovskij, ma soprattutto per la sua aspirazione a una disciplina e un’armonia superiori. Infatti scrisse: “il balletto classico…nella sua stessa essenza, per la bellezza del suo ordine e il rigore aristocratico delle sue forme, risponde come meglio non si potrebbe alla mia concezione dell’arte”.

La richiesta della partitura, fattagli nel 1927 dalla Library of Congress di Washington, permetteva finalmente al compositore di realizzare un progetto a cui pensava da tempo, cioè scrivere un balletto ispirato a qualche momento o episodio della mitologia greca. L’opera, però, non vuole rifarsi alla Grecia del periodo classico da cui è, in fondo, assai lontana. Il tema antico è visto attraverso il XVII secolo francese ed è ulteriormente filtrato dalla lucida personalità stravinskiana; il balletto cui si ispira è quello del secolo di Luigi XIV con le sue figure mitologiche dagli aspetti eleganti e convenzionali e con la musica di Jean-Baptiste Lully.

Antonìn Dvořák (1841-1904), famoso compositore ceco del XIX secolo, è stato uno dei massimi protagonisti della musica boema e uno dei più grandi compositori della storia della musica classica, noto soprattutto per le sue composizioni sinfoniche. Sebbene influenzato dalla musica tedesca, di Brahms e di Wagner in particolare, prediligendo un linguaggio spontaneo, ha trovato spesso ispirazione dai canti popolari e di osteria della sua terra, fondendoli con maestria sinfonica e con un sapiente uso del colore orchestrale. Infatti la musica di Dvořák conserva molto dei linguaggi e del gusto della musica tradizionale ceca, così come assimila codici e soluzioni creative dalla musica popolare americana. Dvořák infatti, dal 1892 al 1895, soggiornò negli Stati Uniti, a New York, dove assunse la direzione del Conservatorio Nazionale, accogliendo gratuitamente i meritevoli studenti nativi americani e afro-americani, indigenti. Mentre era a New York, scrisse la sua opera più celebre, la Sinfonia n. 9 detta appunto Dal nuovo mondo.

Igor Stravinskij (1882-1971), direttore d’orchestra e pianista russo, ma soprattutto trai più apprezzati compositori del XX secolo, sia nel mondo occidentale sia nel suo paese d’origine, è figura importantissima per la musica del XX secolo, grazie al suo innovativo approccio alla scrittura musicale e alla sua capacità di sperimentare nuove forme e tecniche musicali. Celeberrime le sue opere come “L’uccello di fuoco”, “Petrushka” e “La Sagra della primavera”, indiscussi capolavori della musica moderna e capisaldi imprescindibili della cultura musicale del XX secolo. Coi sui viaggi, in Francia e negli Stati Uniti, naturalizzato francese nel 1934, e divenuto statunitense nel 1945, acquisì notorietà e successo internazionale. La produzione di Stravinskij è fortemente eterogenea, impiegò stili diversi e si cimentò in tutti i generi musicali. Reinventò la forma del balletto e incorporò nel suo linguaggio musicale, culture e tradizioni tra loro lontane, nel tempo e nello spazio. Usò la tecnica della citazione musicale diretta e dell’imitazione, ad esempio riutilizzando temi popolari, in gran parte derivati da una sua memoria inconscia risalente al periodo giovanile passato in Russia.









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