
Riceviamo e pubblichiamo la riflessione personale della lettrice Rita Bianco, scaturita dalla lettura dell’articolo del 18 aprile u.s., Carenza medici nel Sannio, una situazione critica che rischia di aggravarsi, a firma del direttore Barbara Serafini.
“Un paio di settimane fa mi sono imbattuta nell’articolo sulla carenza dei medici nel Sannio. Come sannita mi sono sentita offesa, in particolare dalla frase relativa all’invito del direttore generale della ASL ai cittadini a ‘sostenere i nuovi (medici) arrivati per evitare che abbandonino il territorio, travolti dalle difficoltà quotidiane’.
Offesa sì, trovo irricevibile un simile invito: i cittadini delle aree interne hanno diritto a un’assistenza sanitaria dignitosa, come sancisce la Costituzione, e scaricare il problema su di loro, invitarli alla rassegnazione e a sostenere i medici in modo da evitare che ‘travolti dalle difficoltà li abbandonino’ è umiliante e fuori dallo spirito della Costituzione (in cosa consisterebbe poi questo sostegno, mi chiedo, nel portare uova e capponi ai medici e ai potenti di turno, ringraziandoli servilmente per ogni piccola prestazione ricevuta per diritto e fatta passare per favore, come si faceva non tantissimo tempo fa?).
Purtroppo questo approccio (triste eredità del passato) è quello che la politica e l’amministrazione pubblica usano ancora abbondantemente per governare sulle masse.
Io non conosco il direttore e, fino a prova contraria, sono propensa a pensare che l’abbia detto con le migliori intenzioni. Forse è anche un buon amministratore.
Ma, e questa è un’obiezione generale, è inaccettabile sentir dire che un problema non si può risolvere. I problemi sono tutti risolvibili.
Se non è risolvibile a livello locale, lo si scala a livello regionale, se non è risolvibile a livello regionale lo si scala a livello nazionale, arrivando fino al ministero se è necessario. I buoni amministratori si mettono dalla parte dei cittadini e lottano con loro, perché il problema raggiunga il livello in cui può essere risolto e su quel livello, su quella sede, fanno pressione insieme agli stessi cittadini.
Il problema della mancanza dei medici (che andrebbe correttamente riformulato perché se sei disposto a pagare 200-300 euro per 15 minuti di visita specialistica un appuntamento lo trovi nel giro di mezza giornata in qualsiasi parte d’Italia) è nella fattispecie un problema nazionale, più grave al Sud e nelle zone interne. Per affrontarlo bisogna identificarne le cause e rimuoverle, e non invitare gli assistiti a rimuovere le difficoltà che incontrano i medici.
Tra le molteplici cause possiamo citare il discutibile sistema universitario (per quanto riguarda l’accesso alla facoltà e alle specializzazioni), il rapporto con il sistema privato (che danneggia enormemente il pubblico), il potere delle lobby nella sanità regionale (da Nord a Sud ogni regione è condizionata da ricchi magnati che fanno enormi affari con la salute della gente) e sicuramente altro.
Il punto è che non si sta facendo niente di sostanziale per agire sulle cause, ecco perché il problema resta ed è destinato a crescere. La politica e la pubblica amministrazione non hanno interesse a rimuovere le cause e quindi di conseguenza il problema.
C’è un interesse invece a tenere i cittadini in uno stato di sottomissione e di bisogno. Si vanno erodendo i diritti, tutti i diritti, perché senza diritti e senza dignità la gente è alla mercé del potere, avido e spregiudicato.
Penso che l’unico invito che i cittadini dovrebbero accogliere è quello di non rassegnarsi, di accrescere la propria consapevolezza e difendere, con voce unica, il proprio diritto, non lasciandosi intimorire da piccoli burocrati o da grandi poteri (che esercitano arroganza e fuggono dalla responsabilità), né avendo mai paura di parlare, perché ogni parola che rimane nel perimetro dell’educazione e del rispetto è crescita civile e una piccola resistenza contro la scomparsa delle comunità disagiate.
Resistenza che bisogna portare avanti finché, superato questo momento storico di transizione, buio e regressivo, il mondo e il nostro Paese non ri-definiranno le regole e i valori del nostro vivere assieme, dove l’essere umano sarà riportato al centro e quella parte della medicina che ha perso da anni la sua umanità, la sua pietà, che ha tradito il giuramento di Ippocrate, sarà fagocitata dalla più efficiente intelligenza artificiale, per lasciare il campo a tutti quegli operatori, medici e lavoratori del settore, che della cura e della vita altrui fanno una vera missione, e quindi in sostanza la differenza”.