Di Santo: nell’anno della Falanghina, Capitale europea del vino, Castelvenere promuove il rosso “camaiola”.

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“Nell’anno della Falanghina, Capitale europea del vino, Castelvenere, comune promotore del progetto Sannio Falanghina, promuove il rosso “camaiola”. E’ questa la strategia di marketing dell’amministrazione comunale guidata dal sindaco Mario Scetta?”.

E’ l’interrogativo che pone il Capogruppo della Minoranza “Città Nuova” Alessandro Di Santo, già sindaco del paese, alla giunta comunale di Castelvenere.

“Come gruppo di Minoranza, pur non essendo mai stati coinvolti né invitati a collaborare nelle attività di programmazione degli eventi, comunque finanziati dalla Regione Campania, – dice Di Santo – gradiremo comprendere qual è la strategia di marketing messa in campo dall’amministrazione: mentre gli altri comuni sanniti finalizzano le attività verso la promozione della falanghina Castelvenere si impegna sulla ‘camaiola’, un  vitigno riscoperto che dovrebbe sostituire il nostro storico ‘barbera’”.

“Ma chi e quando – continua l’ex sindaco – ha deciso di cambiare il nome del nostro vino barbera? Siamo convinti che a suggerire le strategie del sindaco Scetta siano gli stessi esperti che già qualche anno fa, proprio quando ero alla guida del comune di Castelvenere, avevano tentato di convincerci che bisognava modificare il nome del barbera in ‘sanbarbato’. Oggi, invece, cambiata l’amministrazione bisogna trovare un altro nome al vino barbera: ed ecco che arriva la ‘camaiola’”.

E, ancora: “Una domanda nasce spontanea: gli imbottigliatori che vinificano da decenni col nome ‘barbera’ ora cosa dovranno fare? E quanti sono i produttori castelveneresi con le etichette già indicanti il nome ‘camaiola’? In attesa di poterci confrontare e poter esprimere le nostre opinioni ma, soprattutto, ascoltare quelle dei produttori, assistiamo a qualche iniziativa ristretta, riservata a pochi addetti ai lavori, la cui presenza è lautamente pagata dalle casse comunali, comprese le frittate, pardon, scarpelle, la cui ricetta, così come la scoperta del ‘nuovo’ vitigno, è frutto di ricerche e di pubblicazioni firmate dagli stessi esperti”.

“E le iniziative legate all’anno europeo della falanghina? Per quelle c’è tempo: occorre prima la stampa di qualche pubblicazione ad hoc e del solito esperto”, conclude Di Santo.









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