Umberto Pepe sull’anniversario dell’assassinio di Delcogliano e Iermano

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Comunicato Stampa – Antonio Iesce

Nel giorno del 40esimo anniversario del barbaro assassinio di Raffaele Delcogliano e Aldo Iermano, interviene il giovane Umberto Pepe che diversi anni fa dedicò la tesi di Laurea a Delcogliano e Iermano e che cinque anni fa partecipò all’inaugurazione della biblioteca “Raffaele Delcogliano” presso il Consiglio Regionale della Campania.“Ci ritroviamo spesso ad osservare alcuni eventi pensando che siano troppo lontani da noi per poterci coinvolgere. – afferma Umberto Pepe.- Ne abbiamo vissuto gli effetti negli ultimi due anni, con la pandemia. All’inizio tutti credevamo che sarebbe stata circoscritta alla lontana Cina e invece siamo stati travolti dagli eventi.Lo stesso sta accadendo da qualche mese con la guerra in Ucraina, e speriamo di non esserne sconvolti ancora più di quanto non stia già accadendo.Lo stesso avveniva, e avviene ancora, quando si parla di criminalità organizzata. Chissà se quarant’anni fa qualcuno a Benevento, osservando gli eventi del terrore oltre le mura cittadine, si sentiva quasi al sicuro. Poi la notizia dell’attentato a Raffele Delcogliano, nel quale rimase coinvolto anche il suo amico e autista Aldo Iermano, fece piombare un velo di drammatica realtà anche sulla provincia Sannita.

Ho preso consapevolezza di questo – aggiunge Pepe – soprattutto ascoltando la storia di un giovane ragazzo, Alberto Vallefuoco, ucciso anche lui per errore, nel vero senso della parola, dalla camorra.Cosa avevano queste persone in comune con me e con voi? I luoghi. Tutti loro hanno vissuto i luoghi che anche io ho sempre frequentato: Raffele Delcogliano e Aldo Iermano ovviamente, da cittadini di Benevento, ma anche Alberto, ucciso a Pomigliano D’Arco, dove sono stato diverse volte. Perché qualche anno fa decisi di dedicare la mia tesi di laurea a questi Uomini? Proprio per ricordarci, soprattutto a me stesso, – conclude Umberto Pepe – di non sottovalutare gli eventi in base alla distanza, non solo geografica, che ci separa da essi.”









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