Pillole dalla zona rossa: Cerreto Sannita, la Piccola Torino della Valle Telesina

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Comincio seriamente a pensare che l’aria di Natale che si avvicina porti con sé quella piccola magia che riesce a farci dimenticare lo stato emergenziale che viviamo, la zona rossa, il lockdown, la crisi economica, la paura che porta con sé un piccolo, impertinente virus. Siamo ben lontani dal considerarci fuori da questa storia, eppure stiamo imparando il sacrificio di non aspettarci tutto e subito, quello delle rinunce, apprezzando e riconoscendo la semplicità delle piccole cose. Ma le piccole grandi cose le abbiamo anche a portata di mano, al di là dei nostri confini territoriali, guardando oltre il nostro naso, al di fuori delle mura delle nostre case. Cerreto, per esempio, è quel borgo che da solo riesce a imporsi per semplicità, imponenza, bellezza e grande senso culturale e artistico.

Panorama di Cerreto Sannita, foto di Fabio Del vecchio

Rinomato gioiello del Sannio, alle porte del Parco regionale del Matese, nell’alta Valle del Titerno, ricco di storia, cultura e fascino, dapprima feudo della famiglia Sanframondo, poi dei Carafa che la eressero a “Civitas totius superioris state metropolis”, ossia città capoluogo della contea superiore, Cerreto Sannita è “Città di fondazione” in quanto, dopo il terremoto del 5 giugno 1688, che distrusse completamente la città medievale e molti paesi vicini, non fu ricostruita seguendo il modello del paese distrutto, ma uomini lungimiranti, come il Conte Marzio Carafa e il Vescovo De Bellis, decisero che bisognasse partire da zero, costruendo il paese leggermente spostato rispetto al sito originario, dando all’architetto Giovanni Battista Manni ampia libertà nella nuova progettazione. Il suo centro storico regala bellissimi e suggestivi scorci, in stile tardo barocco, e le sue strade si intersecano sul modello romano di cardini e decumani. Cerreto viene anche chiamata la Piccola Torino, perché il suo schema interno a scacchiera è fortemente somigliante al centro storico del capoluogo piemontese, come notò un funzionario borbonico che le fece visita nel 1842.

Numerose, importanti e caratteristiche sono le sue chiese: la Chiesa Cattedrale, probabile opera di Bartolomeo Tritta, autore anche del monumentale scalone della Chiesa di San Martino, la cui costruzione ebbe inizio nel 1691; la Collegiata di San Martino, costituita nel 1544 a seguito dell’unione di sei parrocchie, la Chiesa di Sant’Antonio, la sconsacrata Chiesa di Maria SS. di Costantinopoli, la Chiesa di San Gennaro, oggi sede del Museo civico di arte sacra, la Chiesa di Santa Maria Monte dei Morti, la Chiesa di San Rocco, l’ex Monastero delle Clarisse, il Santuario della Madonna delle Grazie, e chiese dedicate a Sant’Anna, a San Giovanni Battista, alla Madonna della Libera, alla Madonna del Carmine, a San Giuseppe e alla Madonna del Pianto. Tra i suoi illustri palazzi, il Palazzo del Genio, che oggi ospita la Biblioteca del Sannio, la Taverna Ducale, il Palazzo Sant’Antonio, sede degli uffici comunali e del Museo civico e della ceramica cerretese, il Palazzo vescovile e il Seminario diocesano, sede anche della Biblioteca diocesana, in cui sono raccolti oltre 10 mila volumi, il Monte di Pietà, il Palazzo Ciaburro, che ospita la Comunità Montana del Titerno, Palazzo UngaroPalazzo CarizzaPalazzo Ciaburri e molti altri.

Piazza San Martino e Palazzo del Genio, foto di Mario Sagnella

In copertina, foto di Fabio Del Vecchio









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