La parola “vendemmia” ha origine dal latino vinum demere, “raccogliere il vino”: in alcune zone del centro e del meridione d’Italia, il termine dialettale per vendemmia è “vellegna” forse dal verbo latino vellere, strappare, staccare, strappare via, pizzicare, tirare.
I romani dedicavano alla vendemmia festività specifiche, le Vinalia, associate al culto di Giove e Venere. Due volte all’anno: il 23 aprile si celebrava la Vinalia Priora o Vinalia Urbana e il 19 agosto si celebrava la Vinalia Altera o Vinalia Rustica. La Vinalia Priora era la prima celebrazione e si svolgeva in città, la Vinalia Altera o Rustica era la seconda celebrazione e si svolgeva in campagna.
Per i Romani, la Vinalia Urbana era il momento per bere, per la prima volta, il vino prodotto dalla vendemmia dell’anno precedente. Si effettuavano libagioni, si spargeva vino su altari o oggetti considerati sacri; durante le Vinalia Rustica venivano celebrati una serie di riti per propiziare un’abbondante vendemmia. Il sacerdote preposto al culto di Giove si occupava di sacrificare un agnello in onore della divinità. Durante la cerimonia veniva anche staccato e spremuto un grappolo d’uva e solo da quel momento in poi era possibile procedere alla vendemmia.
Secondo la leggenda, Enea chiese aiuto a Giove per sconfiggere i Rutuli e conquistare il Lazio, e in cambio donò a Giove l’intero frutto della vendemmia.
Gli antichi Greci fecero arrivare la coltivazione della vite nella Penisola durante la colonizzazione dell’Italia meridionale (Magna Grecia).
Nella mitologia greca e in quella romana esistono Dei protettori delle viti e del vino. A Bacco (Dionisio per i greci) erano dedicati i Baccanali che il più delle volte degeneravano in vere e proprie orge.
Il torchio mistico (in latino torculus Christi) è un soggetto iconografico cristiano che rappresenta il sacrificio eucaristico: raffigura Gesù nel tino dell’uva, la croce è diventata la pressa o la vite del torchio, e il sangue che esce dalle ferite cola in un recipiente come fosse vino.
La Chiesa introdusse il tema del torchio mistico che si sviluppò soprattutto nell’arte figurativa e nella spiritualità cristiana a partire dal tardo Medioevo: immagini che rappresentavano il Cristo della Passione gravato da un torchio che sovrastava la croce, spremendone fino all’ultima goccia di sangue. Un’immagine di culto molto spettacolare, dal forte realismo che generò la devozione per le reliquie del Preziosissimo Sangue da cui nacquero diverse confraternite dedite a tale culto.
Durante la Rivoluzione Francese, Il calendario rivoluzionario istituito nel 1793 dalla Convenzione, chiamò Vendemmiaio il periodo che va dal 22-24 settembre al 22-24 in omaggio alla fase dell’anno dedita alla raccolta delle uve; Napoleone abolì nel 1805 il calendario giacobino ripristinando il vecchio calendario gregoriano.
Negli anni della mia giovinezza, di questi tempi le campagne della Valle erano percorse da numerosi compratori d’uva provenienti dall’area napoletana per acquistare uve che essi stessi macinavano in casa per farne vino per l’uso domestico o per le vinerie di Napoli; una figura tipica era il sanzano, ovvero “il mediatore”, che mediava, appunto, il prezzo di vendita e di acquisto dell’uva ricavandone la sua parte. Una sede affollata di mediazione era l’area antistante la stazione ferroviaria di Solopaca dove confluivano i produttori di tutta la valle e non solo.