Oggi vado a… Santuario di Santa Lucia di Sassinoro

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La pioggia di fine marzo ci mette sempre un po’ di malinconia addosso, ma se consideriamo il lungo periodo di lockdown e l’imminente arrivo della stagione estiva, anche una fresca pioggerellina di primavera ci sembra una degna compagna di viaggio. Quello di oggi non è un viaggio, è solo una toccata e fuga verso un luogo del cuore. Sono personalmente molto legata al Santuario di Santa Lucia, ma non mi allungo ulteriormente su questioni personali che mi ravvivano l’animo. Oggi vado a visitare questa perla nel verde Sannio beneventano, un santuario di straordinaria e rara bellezza, che invita al silenzio, alla devozione, al raccoglimento, a prescindere da un proprio credo religioso. Io la vedo così: i santuari, gli eremi, sono luoghi di raccoglimento, sono luoghi di spiritualità e di ricerca di se stessi. Nessun richiamo spirituale, nessun raccoglimento religioso, se non ne sentiamo la necessità: solo un raccoglimento con se stessi, le proprie emozioni, la propria indole, le voci che da dentro ognuno di noi non riusciamo a tirare fuori ma, grazie alle quali, entriamo a cospetto della nostra identità, dei nostri desideri, paure, emozioni più grandi. Una lunga salita mi ricorda che sto per arrivare in questo luogo di pace, la strada bagnata dalla pioggerellina che va e viene, un freddo a tratti pungente, a tratti riscaldato dai dorati raggi che rischiarano il nostro cielo. All’improvviso, un arcobaleno tra Morcone e Sassinoro ti fa venir voglia di scendere dall’auto e camminare, e farti guidare da lui, entrare nel santuario e visitarlo. Raccogliersi in silenzio, tra i banchi vuoti della chiesa e la roccia viva e cruda della grotta. All’interno solo un bisbiglio, quello del confessore e della sua fedele devota che si apre a lui, a distanza, con guanti e mascherina. Il pavimento bagnato dalla tipica umidità del luogo, un percorso in uno stretto cunicolo che porta al di là della grotta, dietro all’altare. Raccontarlo così è davvero riduttivo. Bisogna esserci, andarci.

Il culto di Santa Lucia risale al 1600 e, secondo la tradizione popolare, trae la sua origine dal ritrovamento della sua grotta per mezzo di alcuni pastori che a primavera si recavano in montagna, nella sua distesa di boschi, fino a quando il gran freddo autunnale non li costringeva a scendere. Più di una volta, nella primavera del 1600, una porzione di gregge spariva dalla vista dei pastori che andavano a cercarla, ma quando ritornavano nel luogo iniziale, ritrovavano l’armento che pascolava come se nulla fosse accaduto. Esso spariva attraverso il foro di un roveto e raggiungeva il foro di una grotta nascosta da un roveto. I pastori vi si recarono carponi, finché non giunsero alla grotta luminosa. In quell’antro sarebbero loro apparsi Santa Lucia e San Michele Arcangelo. Dopo tale avvenimento miracoloso, i fedeli di Sassinoro e dei paesi limitrofi cominciarono unanimemente a venerare i due Santi. Don Francesco De Petroniano, che tanto si diede da fare per la valorizzazione del luogo, fece ricavare, all’interno della grotta, una nicchia per l’adorazione delle statue di Santa Lucia e di San Michele Arcangelo e ne chiuse l’ingresso con un cancello. I lavori furono completati nel 1643. Il Santuario in onore di Santa Lucia fu realizzato intorno alla fine degli anni Trenta del secolo scorso e fu eretto sopra la grotta scavata sotto il monte. Durante i lavori di scavo del 1938, fu rinvenuta una statua di bronzo databile al III secolo a. C. raffigurante la Dea Demetra, e questo solleva ipotesi sul fatto che la grotta fosse luogo di culto già nel periodo pagano, cui poi si sarebbe sovrapposta la venerazione per San Michele e Santa Lucia.

Vado via, mi rimetto in auto per tornare nella mia città, quella città affollata e trafficata, fra auto che si sorpassano e clacson che strombazzano. Riprendo la strada a senso unico che mi riporta nel centro di Sassinoro, un borgo piccolo, abitato da anime nobili e genuine. Nello scendere, mi imbatto in un suggestivo panorama: Sassinoro e, alla sua destra, la bella diga di Campolattaro, avvolti da una verde e lussureggiante distesa di vegetazione. L’arcobaleno è ancora lì, ritempra il mio animo, e sono ancora assorta in tanto silenzio. E sono pronta a imbattermi nel mio assordante rumore quotidiano. Ma con la pace dentro al cuore.









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