Accadde oggi: 10 luglio 1888, nasce Giorgio de Chirico

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Piazza Italia, 1913, olio su tela 35.2 x 25 cm, Art Gallery of Ontario, Toronto, Canada

Testimonianza dell’inconscio, momenti rubati a un sogno. Questo rappresenta l’arte di Giorgio de Chirico, con le sue piazze vuote, i manichini senza volto, colonne e busti di marmo. Uno dei più grandi artisti italiani, nato il 10 luglio 1888, il genio della pittura metafisica, in cui l’inconscio, atto di mistero, solitudine e inquietitudine, predominano. Italianissimo, ma nato in Tessaglia, e fu proprio la Grecia ad avere un ruolo determinante, di grande ispirazione per la sua opera; nei suoi dipinti, infatti, al fianco di piazze e caseggiati moderni, compaiono colonne, busti classici e candide statue di marmo. Un richiamo all’arte classica, ma anche arcaica. Studiò in Grecia, poi in Italia, poi in Germania, finché non si trasferì a Milano e poi a Parigi, ove fece la conoscenza di Picasso e di poeti quali Paul Valéry e Guillaume Apollinaire. Fu questo il periodo in cui diede vita a una delle serie di quadri più note: quella delle “piazze metafisiche”. Il primo dipinto del genere nacque da una visione, come fu lui stesso a dichiarare. Si arruolò come militare volontario quando scoppio la Prima Guerra Mondiale e, trasferito a Ferrara, fece amicizia con Carlo Carrà, con il quale diede il via alla corrente metafisica.

La pittura metafisica è quell’arte che usa gli strumenti tecnici tipici della pittura, come la prospettiva, il chiaroscuro, il colore, per rappresentare qualcosa che va al di là dell’esperienza sensoriale, lasciando spazio a sogni e visioni frutto dell’inconscio. Nella pittura metafisica anche i luoghi, per quanto realistici, assumono una valenza onirica per via di una prospettiva spesso distorta, di elementi apparentemente fuori luogo, come statue e manichini, e di colori innaturali. Tipiche di questo genere pittorico sono le piazze prive della presenza umana in cui emergono elementi bizzarri come manichini, busti di marmo e colonne classiche. Per la celebre figura del manichino, simbolo dell’uomo-automa contemporaneo, De Chirico trae ispirazione dall’ “uomo senza volto”, personaggio di un dramma del fratello Alberto Savinio, pittore e scrittore. La pittura metafisica pose le basi per la nascita del Surrealismo, corrente artistica che privilegiò la rappresentazione dell’io interiore dell’artista a discapito della fedeltà realistica. Artisti surrealisti sono Mirò, Dalì, Magritte.

Nel 1936 si trasferì a New York per una grande occasione, la mostra alla Julien Levy Gallery e cominciò a collaborare con importanti riviste di moda come Vogue e Harper’s Bazaar. Lavorò, inoltre, come decoratore di interni. Nel secondo dopoguerra de Chirico avviò quella che è conosciuta come “Fase barocca”, con opere che ritraggono nature morte, soggetti storici mitologici e autoritratti come il famoso Autoritratto con corazza. L’artista festeggiò il novantesimo compleanno in Campidoglio e si spense pochi mesi dopo a causa di una lunga malattia. Oltre che pittore, fu anche autore di scritti teorici, memorie autobiografiche, brevi racconti e di una vera e propria opera letteraria di una certa importanza: L’Hebdomeros (Ebdomero). Pubblicata nel 1929, anni in cui il classicismo era nell’aria, imposto dal “Ritorno all’ordine” dell’epoca fascista, sostenuto anche da riviste come “La Ronda” e “Valori Plastici”. Tra gli altri scritti si ricordano il romanzo autobiografico Il signor Dudron, il Piccolo trattato di tecnica pittorica, la Commedia dell’arte moderna (scritta con Isabella Far) e l’autobiografia Memorie della mia vita.









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