Accadde oggi: 29 febbraio 46 a.C., perché l’anno bisestile ha un giorno in più

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È il giorno che non c’era e adesso c’è. Sono solo ventiquattrore in più eppure sono tante. Si tratta di quel giorno extra in cui potersi concedere un vezzo, recuperare un ritardo, dedicarsi a qualcosa che si ama, dare inizio a una dieta che si manifesterà più precaria del 29 febbraio stesso. Torna quatto quatto ogni quattro anni per poi tornare negli anfratti dei calendari. Quattro anni fa Google prese il giorno al balzo e lo inserì nel doodle con un coniglietto ospite precario che saltava in mezzo agli altri due che rappresentavano il 28 febbraio e l’1 marzo. Lui infatti è proprio un giorno frutto di un salto perché per il calendario gregoriano esiste l’anno bisestile creato perché non avvenga uno slittamento delle stagioni. Mantenendo sempre 365 giorni, si accumulerebbe un giorno di ritardo ogni 4 anni. Il 29 febbraio per la sua particolarità è stato anche scelto come data simbolica per celebrare la Giornata mondiale delle malattie rare. E a Bologna si festeggia l’Error Day.

Già nel calendario giuliano, gli antichi romani si resero conto che fosse necessario aggiungere un giorno per regolare le stagioni: lo facevano dopo il 24 febbraio cioè nel sexto die ante Kalendas Martias, il sesto prima delle calende di marzo, che diventava bis sexsto. Nel 46 a.C. Giulio Cesare introdusse ufficialmente le nuove 24 ore per pareggiare i conti con le sei che rimanevano in più, secondo i calcoli dell’astronomo Sosigene di Alessandria. Qualche secolo più tardi Papa Gregorio XIII, con la bolla papale del 1582 Inter gravissimas, eliminò tre anni bisestili all’inizio del secolo, perché con quello slittamento in avanti la Pasqua rischiava di essere celebrata in estate. Nel mondo anglosassone l’anno bisestile viene definito Leap year, anno del salto perché le date dopo il 29 febbraio vengono spostate di due giorni della settimana più avanti invece di uno solo rispetto all’anno passato (ad esempio se il 2 marzo del 2019 era sabato, nel 2020 sarà lunedì). Inoltre esiste una tradizione legata a San Patrizio secondo la quale il 29 febbraio le ragazze possono chiedere al fidanzato di sposarle. Se lui non accetta deve pagare un pegno, ovvero regalarle dodici paia di guanti, uno al mese per nascondere la mano della fidanzatina rimasta ancora senza anello.

La definizione “anno bisesto, anno funesto” si fa risalire alla tradizione degli antichi Romani di dedicare il 29 febbraio ai defunti. Per loro, infatti, il mese di febbraio era quello in cui si celebravano le ricorrenze funerarie, e inoltre celebravano le feste dedicate ai confini (chiamate Terminalia, cioè dedicate a Termine, dio dei Confini), e alla conclusione dei cicli cosmici, le cosiddette Equirie. Proprio per questo, aggiungere un giorno a febbraio portava sventura. Durante il Rinascimento si era convinti che i bisesti fossero nefasti per le greggi e la campagna e portassero epidemie. Ci sono anche altri detti meno conosciuti come “anno bisesto tutte le cose van di traverso”, “anno bisestile chi piange e chi stride”. Alcuni lo chiamano anno della balena perché pare che questa partorisca solo ogni quattro anni.

In tutto il mondo, le persone nate il 29 febbraio sono circa 5 milioni, ma possono festeggiare il loro compleanno nel giorno giusto solo una volta ogni quattro anni. Durante gli altri anni la scelta è libera, si può decidere liberamente se festeggiare il 28 febbraio o il 1 marzo. Il vero problema, però, non è scegliere il giorno del compleanno, ma quello legato ai documenti, agli atti legali e addirittura alle iscrizioni ai social. Facebook, ad esempio, non contempla la data del 29 febbraio tra quelle da inserire come compleanno al momento dell’iscrizione. Un decreto, del 9 febbraio 2012, n. 2, art. 7 “Disposizioni in materia di scadenza dei documenti d’identità e di riconoscimento”, in vigore dal 7 aprile 2012, prevede che i documenti di identità e riconoscimento “sono rilasciati o rinnovati con validità fino alla data, corrispondente al giorno e mese di nascita del titolare, immediatamente successiva alla scadenza che sarebbe altrimenti prevista per il documento medesimo”. Per questo i nati il 29 febbraio ricevono una carta d’identità che ha validità di 14 anni, anziché 10 anni. Qualcuno, invece, decide di cambiare la propria data di nascita sui documenti, per evitare problemi e confusione con la burocrazia.









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