Nasceva 69 anni fa, il 29 Ottobre 1950, l’irriverente e anticonformista cantautore italiano, amato dalla passata e presente generazione: Rino Gaetano è ancora oggi ricordato per la ruvidità della sua voce e per la denuncia sociale celata nelle sue canzoni, in quelli che sembravano testi leggeri e ricchi di nonsense. Riusciva a denunciare facendo sembrare il tutto un gioco. Salvatore Antonio Gaetano, nato a Crotone, da tutti veniva chiamato Salvatorino, a eccezione della sorella Anna che amava chiamarlo “Rino”, nomignolo che divenne l’unico nome con cui il cantautore è sempre stato ricordato. A undici anni fu mandato in seminario a Narni ma l’intenzione della famiglia non era quella di avviarlo alla carriera ecclesiastica bensì di assicurargli una buona cultura. Quando a diciassette anni tornò a Roma creò un gruppo musicale in cui suonava il basso e, nel frattempo, si dilettava a scriver canzoni sulla scia dei suoi autori di riferimento quali Jannacci, De André, Celentano, i Gufi, Gian Pieretti e Ricky Gianco ma anche Bob Dylan e i Beatles.
I primi riconoscimenti arrivarono nel 1974, dopo la pubblicazione del suo primo e vero album “Ingresso Libero” ma il successo arrivò nel 1975 con il 45 giri “Ma il cielo è sempre più blu”, una delle canzoni per cui è maggiormente ricordato insieme a “Gianna” che presentò al Festival di Sanremo del 1978, classificandosi terzo.
Il successo sanremese di Gianna lo spiazzò, non ebbe il tempo di venirne a capo: da quel momento infatti , nonostante nuovi dischi e nuove sonorità, la carriera del cantautore iniziò a declinare sino a quando, il 2 Giugno 1981, a soli trent’anni, con un tragico incidente automobilistico perse la vita. La notte dell’incidente un’ambulanza dei vigili del fuoco lo portò al San Camillo, che rifiutò il ricovero perché non attrezzato a prestargli soccorso; poi rifiutato anche dall’ospedale San Giovanni e infine accettato al Policlinico Umberto I nel quale, però, il reparto di traumatologia non era funzionante.
In un primo momento gli venne perfino rifiutata la sepoltura al cimitero del Verano, dove riposano numerosi personaggi del mondo dello spettacolo e della cultura, e soltanto dopo le pressioni di alcune personalità fu trasferito definitivamente lì.
“C’è qualcuno che vuole mettermi il bavaglio: io non li temo! Non ci riusciranno! Sento che, in futuro, le mie canzoni saranno cantate dalle prossime generazioni. Che, grazie alla comunicazione di massa, capiranno cosa voglio dire questa sera. Capiranno e apriranno gli occhi, anziché averli pieni di sale”. Questa fu la sua “profezia” e aveva ragione. Il segreto della longevità musicale di Rino Gaetano è proprio in nella quell’attitudine all’ironia e allo sberleffo con una graffiante satira politica e sociale.