Accadde oggi: 9 agosto 48 a.C., Cesare sconfigge Pompeo nella Battaglia di Farsalo

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Dopo i numerosi successi della sua campagna di Gallia, Cesare si guadagnò tantissimi nemici tra i rappresentanti dell’aristocrazia senatoria romana. Inoltre, con la morte di Marco Licinio Crasso, l’accordo triumvirale tra Cesare e Pompeo era divenuto di fatto nullo. Il senato guidato dallo stesso Pompeo, tentò in ogni modo di costringere Cesare ad abbandonare i suoi poteri proconsolari, ma il generale della Gallia rifiutò di congedare i propri uomini, e varcò il fiume Rubicone: un atto di forza che costituì a tutti gli effetti una dichiarazione di guerra contro il sistema repubblicano. La Battaglia di Farsalo si svolse il 9 agosto 48 a.C. tra l’esercito del console Gaio Giulio Cesare e quello di Gneo Pompeo Magno. Gaio Giulio Cesare aveva completato con successo la sottomissione della Gallia e per questo motivo gli fu ordinato dal Senato di lasciare il comando delle legioni e tornare a Roma come privato cittadino. Cesare, piuttosto, fece la richiesta di consolato, che gli venne respinta, per cui decise di rientrare in Italia con le sue legioni: il giorno successivo diede inizio alla guerra civile. Pompeo, in seguito, fuggì in Oriente cercando di organizzare l’esercito.

Gli uomini impiegati da Cesare erano circa 22 mila, mentre quelli di Pompeo erano circa 45 mila, il doppio, almeno secondo quello che raccontava lo stesso Cesare nel suo De bello civili. Dei numeri decisamente molto sproporzionati, forse, anche se è probabile che le truppe di Pompeo fossero più numerose, anche se forse questi ultimi esponenti erano meno preparati dei primi. Quando i soldati di Pompeo sembravano ormai vicini alla vittoria, Cesare mandò all’attacco una quarta fila di soldati, riposata e piena di forze, sorprendendo i nemici che ormai erano affaticati. Una strategia che diede la possibilità alle truppe di Cesare di assalire l’accampamento dei pompeiani e, di fronte alla clamorosa disfatta, Pompeo si staccò le insegne di generale e fuggì a cavallo, in Egitto, dove trovò la morte, circa due mesi dopo, da parte del giovane re bambino Tolomeo XIII. Furono circa 20 mila i pompeiani che morirono in battaglia, mentre più di 24 mila si arresero. Cesare, in ogni caso, ne riconobbe il valore e li trattò con clemenza. Gli ultimi pompeiani furono sconfitti a Tapso (46 a.C.), in Africa, e a Munda (45 a.C.), in Spagna. Con la vittoria di Cesare, la repubblica romana entrò in una fase di turbolenze che la condussero presto al principato. Cesare favorì l’ascesa al trono di Cleopatra di cui divenne amante. Tolomeo morì in seguito, affogando nel Nilo durante il conflitto con Cleopatra.









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