Referendum, la spiegazione dei cinque quesiti e come si vota

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Fonte Agenzia Dire – www.dire.it

Domenica 12 giugno si vota per i cinque referendum abrogativi sulla giustizia: dalla legge Severino alle misure cautelari, dalla separazione delle carriere alla valutazione sui magistrati e alle elezioni per il Csm: ecco cosa serve sapere

Sono cinque i referendum in tema di giustizia su cui domenica 12 giugno si dovranno esprimere 51,5 milioni di elettori, 25.039.273 uomini e 26.493.922 donne. Si tratta di referendum abrogativi, cioè quesiti, ex art. 75 della Costituzione, con cui si chiede ai cittadini se vogliono mantenere norme già presenti in leggi del nostro ordinamento o se vogliono che siano abrogate, quindi cancellate.

DOVE E COME SI VOTA AI REFERENDUM

Sarà un ‘election day’: in circa mille Comuni si voterà infatti anche per eleggere il nuovo sindaco e i consiglieri comunali. Tutto in una sola giornata, domenica 12 giugno dalle ore 7 alle 23.

La consultazione popolare è stata indetta con decreti del Presidente della Repubblica del 6 aprile scorso dopo che la Corte costituzionale ha dato il disco verde a cinque dei sei referendum proposti dal Comitato promotore, sostenuto da Lega e Radicali. Non ammessi, invece, i quesiti su eutanasia e cannabis legale. Trattandosi di referendum abrogativi, chi vuole mantenere in vigore le norme che si propone di cancellare deve rispondere ‘No’ sulle schede. Chi è d’accordo con i promotori deve rispondere ‘Si’ in modo che non abbiano più valore di legge.

PRIMO REFERENDUM: LEGGE SEVERINO E INCANDIDABILITÀ

Il referendum numero uno (scheda di colore rosso) riguarda l’abrogazione del Testo unico delle disposizioni in materia di incandidabilità e di divieto di ricoprire cariche elettive e di Governo conseguenti a sentenze definitive di condanna per delitti non colposi.

SPIEGAZIONE: in pratica, si chiede di cancellare la Legge Severino che esclude dalle elezioni e dagli incarichi in politica le persone condannate. Attualmente è prevista l’incandidabilità, l’ineleggibilità e la decadenza automatica per parlamentari, rappresentanti di Governo, consiglieri regionali, sindaci e amministratori locali in caso di condanna. Con il ‘Sì’ viene abrogato il decreto e si cancella così l’automatismo: si restituisce ai giudici la facoltà di decidere, di volta in volta, se, in caso di condanna, occorra applicare o meno anche l’interdizione dai pubblici uffici.

SECONDO REFERENDUM: MISURE CAUTELARI

Il referendum numero due (scheda di colore arancione) è sulla limitazione delle misure cautelari: si chiede l’abrogazione dell’ultimo inciso dell’art. 274, comma 1, lettera c), codice di procedura penale, in materia di misure cautelari e, segnatamente, di esigenze cautelari, nel processo penale.

SPIEGAZIONE: in pratica, si chiede di eliminare la norma sulla “reiterazione del reato” dall’insieme delle motivazioni per cui i giudici possono decidere la custodia in carcere o i domiciliari per una persona durante le indagini, quindi prima del processo. Se si vota ‘Si’, eliminando il pericolo della reiterazione del reato tra le misure cautelari, l’arresto preventivo rimarrà comunque possibile nei seguenti casi: pericolo di fuga, inquinamento delle prove e rischio di commettere reati di particolare gravità, con armi o altri mezzi violenti. Il referendum punta quindi a mantenere il carcere cautelativo solo per chi commette i reati più gravi.

TERZO REFERENDUM: SEPARAZIONE DELLE CARRIERE DEI MAGISTRATI

Il referendum numero tre (scheda di colore giallo) è sulla separazione delle funzioni dei magistrati. Chiede l’abrogazione delle norme in materia di ordinamento giudiziario che consentono il passaggio dalle funzioni giudicanti a quelle requirenti e viceversa nella carriera dei magistrati.

SPIEGAZIONE: in pratica, se vince il ‘Sì’ si introduce nel sistema giudiziario italiano la separazione delle carriere: i magistrati dovranno scegliere dall’inizio della carriera se assumere il ruolo di giudice nel processo (funzione giudicante) o quello di pubblico ministero (funzione requirente, colui che coordina le indagini e sostiene la parte accusatoria) per poi mantenere quel ruolo durante tutta la vita professionale. Oggi si può passare più volte dal ruolo di giudice a quello di pm e viceversa.

QUARTO REFERENDUM: VALUTAZIONE SUI MAGISTRATI

Il referendum numero 4 (scheda di colore grigio) è sulla partecipazione dei membri laici a tutte le deliberazioni del Consiglio direttivo della Corte di cassazione e dei consigli giudiziari. La richiesta è di abrogare norme in materia di composizione del Consiglio direttivo della Corte di cassazione e dei consigli giudiziari e delle competenze dei membri laici che ne fanno parte.

SPIEGAZIONE: in pratica, si chiede la valutazione sui magistrati da parte anche di altre figure di esperti nella materia giuridica, oltre che delle toghe. Gli avvocati, ma anche i professori universitari, parte di Consigli giudiziari, potrebbero quindi votare, se vincesse il ‘Sì’, sull’operato dei magistrati e sulla loro professionalità. Attualmente la valutazione della professionalità e della competenza dei magistrati è operata dal Csm che decide sulla base di valutazioni fatte anche dai Consigli giudiziari, organismi territoriali nei quali, però, decidono solo i componenti appartenenti alla magistratura. Con il referendum si vuole estendere anche ai rappresentanti dell’Università e dell’Avvocatura nei Consigli giudiziari la possibilità di avere voce in capitolo nella valutazione come consiglieri ‘laici’.

QUINTO REFERENDUM: ELEZIONI DEI TOGATI DEL CSM

Il referendum numero 5 (scheda di colore verde) chiede l’abrogazione di norme in materia di elezioni dei componenti togati del Consiglio superiore della magistratura.

SPIEGAZIONE: in pratica, si chiede l’abrogazione della legge 24 marzo 1958, n. 195 (‘Norme sulla costituzione e sul funzionamento del Consiglio superiore della magistratura) nella parte che prevede l’obbligo di raccogliere da 25 a 50 firme per potersi candidare come membri dell’Organo di autogoverno della magistratura. Si tratta del quesito sulla riforma del Csm che ha come obiettivo lo stop al sistema delle cosiddette ‘correnti’, finite nel mirino delle polemiche dopo il caso Palamara per le nomine ai vertici delle Procure. Con il sì, si tornerebbe alla legge originale del 1958, che prevedeva che tutti i magistrati in servizio potessero proporsi come membri del Csm presentando semplicemente la propria candidatura.

IL QUORUM NECESSARIO

Per la validità del referendum abrogativo l’art. 75 della Costituzione stabilisce che la proposta soggetta a referendum è approvata se hanno votato la maggioranza (50%+1) degli aventi diritto al voto e se è raggiunta la maggioranza (50%+1) dei voti validamente espressi.

DOVE E COME SI RINNOVA LA TESSERA ELETTORALE

La tessera elettorale si rinnova presso l’ufficio elettorale del Comune di residenza; è opportuno che gli elettori che hanno necessità di rinnovare la tessera elettorale si rechino per tempo presso tale ufficio al fine di evitare una concentrazione delle domande nei giorni immediatamente antecedenti ed in quelli della votazione; l’ufficio elettorale resterà comunque aperto dalle ore 9 alle ore 18 nei due giorni antecedenti la data della consultazione e, nel giorno della votazione, per tutta la durata delle operazioni di voto, e quindi dalle ore 7 alle ore 23 di domenica 12 giugno.

I FUORI SEDE POSSONO VOTARE IN UN COMUNE NON DI RESIDENZA?

Per chi lavora in Italia in un Comune diverso da quello di residenza non è possibile votare in quel Comune per le consultazioni referendarie. A meno che non si appartenga a determinate categorie di lavoratori (militari e appartenenti a Corpi militarmente organizzati, Forze dell’Ordine di servizio ai seggi, naviganti sia marittimi che aviatori, rappresentanti dei partiti/comitati promotori presso i seggi, ricoverati in ospedale o casa di cura, detenuti).

IL VOTO PER I POSITIVI AL COVID

Gli elettori positivi al Covid-19 che sono sottoposti a trattamento domiciliare o in condizioni di isolamento presso la propria abitazione possono votare alle consultazioni referendarie? Sì, possono votare, facendo pervenire al sindaco del Comune nelle cui liste sono iscritti (con modalità individuate dall’ente medesimo, anche per via telematica), in un periodo compreso tra il decimo e il quinto giorno antecedente quello della votazione: una dichiarazione attestante la volontà di esprimere il voto presso il proprio domicilio e recante l’indirizzo completo di questo; un certificato, rilasciato dal funzionario medico designato dalla Asl, in data non anteriore al quattordicesimo giorno antecedente la data della votazione, che attesti l’esistenza delle suddette condizioni sanitarie per Covid-19. Il voto degli elettori predetti viene raccolto, a cura di appositi seggi speciali, durante le ore in cui è aperta la votazione, assicurando, con ogni mezzo idoneo, la libertà e la segretezza del voto nel rispetto delle esigenze connesse alle condizioni di salute dell’elettore.

Gli elettori ricoverati nei reparti Covid delle strutture sanitarie, possono votare nelle sezioni ospedaliere, purché le strutture che li ospitano abbiano almeno 100 posti letto. Se invece sono ricoverati in strutture con meno di 100 posti letto, il loro voto viene raccolto da appositi seggi speciali.









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