Il solstizio d’Inverno, le tradizioni e i suoi rituali

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Il solstizio d’inverno segna l’inizio della stagione più fredda dell’anno. Si tratta del giorno più breve dal punto di vista delle ore di luce, che però proprio da questo momento iniziano ad aumentare rispetto alle ore di buio. Il tutto è dovuto all’inclinazione dell’asse terrestre e al movimento della Terra rispetto al sole. Cade ogni anno tra il 21 e il 22 dicembre e quest’anno lo avremo alle 04:19 di domenica 22.

L’importanza del solstizio va molto al di là della scienza e dell’astrologia e come si evince dal termine, è un evento legato al sole e alla luce. La parola deriva dal latino “sol stat”, il sole si ferma. Durante il solstizio d’estate abbiamo la durata massima del giorno e la durata minima della notte mentre durante il solstizio d’inverno accade l’opposto. Il sole tocca il punto più basso dell’orizzonte rispetto alla linea del parallelo locale, poi inizia a risalire. Dal solstizio in poi il “potere” del sole, rappresentato dalla sua luce, ricomincerà a crescere.

La data del giorno di Natale fu fissata al 25 dicembre da Papa Giulio I proprio per ragioni legate al solstizio, che anticamente era festa pagana del Sole. Probabilmente, l’intento del pontefice era di sostituire le tradizioni del passato con le celebrazioni cristiane. Nel mondo germanico il solstizio d’inverno corrisponde a Yule, mentre nella tradizione druidica si parla di Alban Arthan, la festa della Luce di Re Artù. Gli antichi Saturnalii affondavano le proprie radici in tradizioni religiose che richiamavano la rinascita del sole e il ritorno della luce come fonte di energia e simbolo di potere. Con il solstizio d’inverno si lasciano alle spalle le oscurità e i problemi dell’anno passato e ci si prepara ad accogliere un nuovo anno ricco di prosperità. Le feste pagane richiamavano soprattutto l’importanza della trasformazione e della rinascita. Uno dei simboli antichi del solstizio d’inverno è il vischio, che richiama la vita e la rigenerazione, le cuibpalline bianche richiamano lo sperma maschile, e accanto al vischio troviamo l’agrifoglio.

Sono tante le zone d’Italia in cui il solstizio si trasforma in occasione di ritrovo, socializzazione, riflessione e meditazione per accogliere il nuovo anno. Secondo la tradizione celtica, la festa di Yule viene celebrata per l’occasione ed è una festa che fa parte della tradizione germanica.
Nel paganesimo rappresentava uno degli otto giorni solari, detto anche sabbat e veniva celebrata intorno al 21 dicembre nell’emisfero settentrionale e intorno al 21 giugno in quello meridionale.

La parola Yule deriva forse dal norreno Hjól (“ruota”), in riferimento alla ruota dell’anno che si trova al suo estremo inferiore e inizia a risalire. Nei Paesi nordici Yule indicava un periodo di danze, riposo e festeggiamenti. In Islanda Yule veniva celebrato secondo la tradizione antica medievale e nel corso del tempo la celebrazione si adattò al Cristianesimo e fu trasformata nel Natale. L’albero di Yule si è trasformato nel nostro albero di Natale sempreverde, simbolo della persistenza della vita anche attraverso il freddo e l’oscurità dell’inverno.

In un momento così importante come il cambiamento che porta con sé il solstizio, la calma interiore è essenziale e uno dei rituali per accogliere il solstizio è quello di immergersi in un bagno caldo. Un altro antico rituale, che oggi ritroviamo soprattutto nella notte si Capodanno, è quello di liberarsi del passato e di ciò che è superfluo o ci fa male, gettando via stoviglie e oggetti inutilizzati per fare spazio al nuovo. Vi è anche il rito del Ramo di Yule: basta procurarsi un ramo, pulirlo e decorarlo con dei bigliettini dei desideri scritti a mano, chiusi e legati con un nastrino al ramo. Nell’albero solstiziale gli addobbi non sono palline e altri elementi tipici del Natale, ma raffigurazioni del Sole: possono essere anche semplici disegni creati in famiglia. Il Sole richiama il nuovo Sole ed è quindi di ottimo auspicio. Un altro rito è quello del Fuoco. Si scrive una lista di ciò che non vogliamo più faccia parte della nostra vita e la si getta tra le fiamme, quale simbolo di liberazione e purificazione.









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