Le origini del presepe e il significato del presepe napoletano

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Durante l’ultima udienza generale prima di Natale, papa Francesco ha dedicato la catechesi al significato del Presepe il quale, afferma, “è più che mai attuale perché mentre ogni giorno si fabbricano nel mondo tante armi e tante immagini violente, che entrano negli occhi e nel cuore, il presepe è invece un’immagine artigianale di pace. Per questo è un Vangelo vivo. E infatti il presepe è la rappresentazione figurativa della nascita di Cristo, del suo contesto storico e dei riti che si presume si svolsero in quel santo momento.

Il termine deriva dal latino “praesaepe”, cioè mangiatoia, ma anche recinto chiuso dove venivano custoditi ovini e caprini. Furono gli evangelisti Luca e Matteo i primi a descrivere la storia dell’incarnazione di Cristo e già nel IV secolo, nelle catacombe romane, in particolare in quella di Priscilla in via Salaria, apparvero le prime immagini della natività. L’origine esatta del presepe è difficile da definire, ma è storicamente documentato che già nel periodo paleocristiano il giorno di Natale nelle chiese venivano esposte immagini religiose. In seguito, Giotto, Botticelli, Piero della Francesca, Filippo Lippi, i fratelli Della Robbia fecero raffigurazioni presepiali.

Il fondatore del Presepe viene considerato San Francesco d’Assisi, che il giorno di Natale del 1223 fece il primo presepe in un bosco a Greccio. Egli era tornato da poco dalla Palestina ed essendo rimasto molto colpito dalla visita a Betlemme, volle rievocare la scena della Natività in quel luogo che trovava tanto simile alla città palestinese. Eresse una mangiatoia all’interno di una caverna in un bosco, vi portò un asino e un bue viventi, ma senza la Sacra Famiglia, tenne la sua famosa predica di Natale davanti a una grande folla di persone, rendendo così accessibile e comprensibile la storia di Natale a tutti coloro che non sapevano leggere. Nella Cappella Sistina si può ammirare uno dei più antichi presepi natalizi, realizzato in alabastro nel 1289 da Arnolfo di Cambio e donato a questa chiesa. Il presepe ha la forma di una casetta, in cui è rappresentata l’adorazione dei Re Magi.

Un periodo florido nella realizzazione di presepi fu il Barocco quando, nella Germania meridionale, i Gesuiti riconobbero per primi il grande valore del presepe come oggetto di preghiera e di raccoglimento, nonché mezzo di informazione religiosa e ne fecero costruire di preziosi e fastosi, tanto che quest’usanza si estese velocemente nelle chiese di tutta l’Europa cattolica, finché ogni comune volle un presepe in ogni chiesa. Iniziò anche a diffondersi nelle case sotto forma di statuine soprammobili. Nel Settecento si ebbe un grande sviluppo dei presepi scolpiti e si formarono le grandi tradizioni presepistiche del presepe napoletano, genovese, bolognese, o romano. Fu a Roma che i pupazzari iniziarono la produzione di statuine in terracotta e da lì l’usanza si diffuse anche in Umbria e nelle Marche, all’epoca regioni pontificie. In questo secolo si diffusero i presepi nelle case.

Napoli è tradizionalmente maestra nel campo dell’arte presepiale e il paesaggio e i personaggi del presepe napoletano rappresentano scene di vita vissuta e leggende popolari partenopee. San Gregorio Armeno, nel centro storico di Napoli, è famosa in tutto il mondo per i venditori di presepi e personaggi durante tutto l’anno. I personaggi del presepe napoletano riprendono molto le figure esistenti e per questo motivo le bancarelle di San Gregorio Armeno si popolano di personaggi spesso ispirati ad attori, politici, cantanti, calciatori. La zingara, l’oste, il banco del pesce o il pozzo, tutti hanno un loro significato preciso e nulla è lasciato al caso. Di solito, il Presepe napoletano è costituito da montagne, nelle quali si formano grotte. Benino è il pastorello che dorme, di solito in una capannina o in un pagliaio. Si pensa che egli sia l’origine di tutta la raffigurazione perché è considerato colui che in sogno vede l’intera scena presepiale. Vi è il cacciatore che insieme al pescatore simboleggia i cicli di vita, l’uno la morte, l’altro la vita. Il pescatore è semi-vestito, con una camicia aperta sul petto e pantaloni arrotolati sotto il ginocchio, a volte con una canna da pesca, si trova sempre accanto al banco del pesce.

La lavandaia si trova sempre presso il fiume, intenta a lavare i panni in ginocchio e rappresenta la verginità di Maria, con i suoi panni candidi. L’oste simboleggia l’Eucarestia e fa parte del gruppo di personaggi venditori di cibo, come il salumiere, il pollivendolo, i venditori di uova o di formaggio, il panettiere che in genere sono dodici, uno per ogni mese dell’anno. Ciccibacco è uno dei pastori più conosciuti e occupa una delle due grotte poste a lato di quella della Natività. Guida un carretto trainato da due buoi e carico di botti di vino ed è la personificazione del dio pagano Bacco. Rappresenta il sottile confine che lega il profano al sacro. Il Pastore della Meraviglia è posizionato in prossimità della Grotta e assiste con stupore alla nascita di Gesù. In lui c’è tutta la meraviglia della scoperta del divino e per alcuni sarebbe lo stesso Benino risvegliato dal suo sogno. La zingara, a volte raffigurata con un bambino in braccio, a volte senza, rappresenta la profezia delle Sibille sulla nascita di Gesù. Vi sono i compagni di bevute e chiacchiere, spesso rappresentati all’osteria, amiconi allegri e spensierati, i Mendicanti, Zoppi e Ciechi che rappresentano le anime del Purgatorio che chiedono preghiere ai vivi. Pastori e Pecore rappresentano il gregge dei fedeli che incontra Dio grazie alla guida avveduta dei pastori, cioè i sacerdoti. Il Bue e l’Asinello riscaldano con il loro fiato la mangiatoia di Gesù e simbolicamente rappresentano il Bene e il Male.

Ed ecco le figure sacre: i Magi rappresentano la venuta delle fasi del giorno, la Mattina, il Pomeriggio e la Sera. Maria è vestita di rosa con un mantello azzurro, simbolo del cielo. Giuseppe in viola e giallo, simbolo di umiltà e Gesù Bambino è il Sole che risorge.









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