Immagini dal Sannio: Ferrazzano, la sentinella del Molise

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Foto di copertina, veduta delle case strette strette

Siamo nel vivo Molise che ospita borghi, culture e tradizioni millenarie, questa volta in provincia di Campobasso, a ben 870 metri sul livello del mare, in un piccolo comune arroccato su un monte che domina tutta la vallata. Ferrazzano è un borgo medievale, come si nota dalla struttura, e proprio per la sua posizione sulla rupe viene chiamato “lo Spione” o ancor meglio “la Sentinella del Molise”, perché è proprio da questo borgo che si riesce a vedere quasi ogni angolo del territorio regionale, fino alla catena della Majella, diventando così un punto di riferimento geografico, da qualsiasi parte si guardi. Un borgo in pietra che un tempo veniva chiamato Ferentino, mentre il suo toponimo attuale, di origine longobarda, deriva da Fara di Azzone. È il paese delle case che si abbracciano strette strette, interamente chiuso lungo il suo perimetro da abitazioni che danno l’immagine di una fortezza inespugnabile. Le case sono attaccate l’una all’altra per motivi climatici, per proteggersi dal freddo e dal vento invernale, e sono le protagoniste assolute dei numerosi vicoli presenti, a guardia di tortuosi saliscendi. A testimonianza del suo passato vi sono reperti che ora sono proprietà di privati e resti di mura megalitiche nella zona del Torrione dove si notano grossi blocchi calcarei. Una lunga passeggiata collega il borgo con Campobasso.

Il castello, di origine normanna, venne costruito tra il 1498 e il 1506, dopo una precedente distruzione durante il terremoto del 1496. Quello del periodo rinascimentale fu uno dei numerosi tentativi di trasformare la fortezza medievale, rude nel suo aspetto, in un palazzo signorile confortevole ed elegante, come si può vedere anche dal giardino armonico e proporzionato. Al maniero si accede tramite un ponticello in pietra che sostituì quello levatoio in legno, caduto in disuso, alla fine del XVII secolo, durante il dominio del duca Antonio Vitagliano detto il Vecchio. Oggi è proprietà di privati, ben conservato, un tempo appartenente alla famiglia dei Carafa, come testimoniato dallo stemma, anche se ne rivendica una proprietà anche la famiglia De Curtis, quella dell’illustre Totò, che richiedeva un altro stemma all’interno della struttura. E proprio a proposito di Totò, è doveroso ricordare che il borgo è molto legato al cinema. Ferrazzano, infatti, ha dato i natali al bisnonno di Robert De Niro, il quale proprio grazie all’interessamento del comune, è riuscito a ottenere il passaporto italiano. Durante una puntata di Domenica In, all’attore vennero simbolicamente consegnate le chiavi del paese. In suo onore, l’Associazione C’era una volta, ogni prima settimana di agosto, organizza una rassegna cinematografica dedicata a De Niro e a Totò.

Molto interessante da visitare è la chiesa arcipretale di Santa Maria Assunta, della quale non si è a conoscenza di una data di costruzione precisa, ma che comunque possiede degli elementi architettonici risalenti all’XI e al XII secolo. Il suo alto campanile, visibile da molto lontano lo si guardasse, crollò a seguito di un fulmine del 1658 che causò gravi danni all’intero edificio, ristrutturato integralmente nel 1726, quando fu ridotto a unica navata. La volta è affrescata dall’artista Giovanni Passeri, sulla quale esistevano figure dipinte dall’artista campobassano Amedeo Trivisonno nel 1927. Sono sette gli altari che arricchiscono le pareti laterali, con statue pregiate di San Rocco, della Vergine, di Sant’Antonio, di San Michele, del Santissimo Crocifisso, del Sacro Cuore di Gesù, di San Giuseppe. Il portale dell’edificio sacro risale al 1200 ed è affiancato da due colonne sormontate da capitelli in stile corinzio che reggono un fine arco ricco di motivi floreali. Nella lunetta è raffigurato un grosso volatile che becca il cibo, simbolo dei fedeli che si nutrono dei beni celesti. Il pulpito di scuola pugliese, realizzato in marmo color terra di Siena, datato fra il 1200 e il 1300, è stato recentemente ristrutturato dalla Sovrintendenza dei Beni archeologici.

Il teatro del LOTO

Uno dei gioielli che caratterizzano l’impronta culturale del borgo e che hanno contribuito a eleggere Ferrazzano, nel 2012, “borgo d’eccellenza”, nel circuito delle Bandiere Arancioni del Touring Club d’Italia è senz’altro il Teatro del LOTO, in piazza Spensieri, nato dall’idea di recuperare in un contesto meraviglioso uno spazio per una cultura attiva che vuole incontrare culture di tutto il mondo. Un gioiello incastonato fra il castello e Casa Spensieri, edificio che ospita il Palazzo Municipale. L’acronimo LOTO sta per Libero Opificio Teatrale Occidentale, un progetto creato trasformando gli interni di una vecchia sala parrocchiale, ex Casa Canonica degli anni Cinquanta. La direzione dei lavori fu affidata all’architetto Roberto Sabelli, professore di restauro all’Università di Firenze, attore, regista e artista di Campobasso. Si tratta della sede legale e d’impresa di Teatri Molisani, un complesso architettonico che si erge su tre livelli dalle cui terrazze si può godere della fantastica vista di cui ho già parlato. Un teatro certamente diverso da tanti teatri, un vero e proprio gioiello che ha saputo sapientemente far convergere in sé etica ed estetica. Non un teatro come un altro, ma un unicum che ha una grande visione del futuro, e che il Touring Club d’Italia ha elevato a “il più bel piccolo Teatro d’Italia”. Un teatro che guarda il mondo e ne racconta i vari aspetti, le sue dinamiche, le sue diversità, forze e punti forti. Ecco, dunque, un edificio ispirato dal Feng Shui, che unisce elementi stilistici orientali e occidentali, testimone unico delle eccellenze e delle tradizioni ricche di multiculturalità. Non il Molise, ma il Mondo in un piccolo gioiello del Sannio Pentro. Le sue attività furono inaugurate nel novembre del 2007, con una intensa e interessante 24ore di Teatro, proposta per la Settimana della Cultura d’impresa di Confindustria, a cui parteciparono oltre cento artisti che si esibirono nelle varie aree del teatro. Da quel momento non si è più fermato e ha continuato a puntare sull’innovazione, sulla vitalità, sulla interculturalità che lo contraddistingue.

Una entità associativa molto importante è quella dell’Arca sannita che, come la più nota Arca di Noè, ha recuperato, preservato e conservato semi di ortaggi, legumi e frumenti e di piante innestate che derivano da piante madri osservate e monitorare su tutto il territorio regionale. Grazie alla passione e alla dedizione dei suoi uomini, l’Arca è riuscita a recuperare, tra l’altro, antiche piante di fico, melo e pero, dando vita a un museo caratteristico nel suo genere. Ancora, è stato preservato un antico ulivo, che produce una varietà locale di frutti ora in fase di studio. E a proposito di cibo locale e gastronomia autentica, quando vi recate a Ferrazzano lanciatevi nell’assaggio dei suoi prodotti tipici: affettati derivati dal maiale, pizza con i cigoli, latticini prodotti da latte locale di mucca, per cui assolutamente artigianali, minestra e pizza di granturco, fagioli con le cotiche, pasta con i legumi, la ciambotta, stufato di verdure tipico del meridione d’Italia, la trippa cacio e ova, la cipolla arraganata, preparata con mollica di pane e infornata, la pizza con il naspro, le ferratelle, i pepatelli e un buon bicchiere di Tintilia.









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