Immagini dal Sannio: Vitulano, il borgo alle falde del Taburno – Camposauro

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La badia di Santa Maria in Gruptis, foto tratta da Wikiwand

Oggi siamo nell’entroterra campano, nel Sannio beneventano, a pochi chilometri dal capoluogo, in un piccolo borgo che offre turismo di qualità, all’insegna dell’enogastronomia e dei beni naturalistici e culturali. Vitulano è situato ai piedi della Dormiente del Sannio, territorio ricco di foreste e di sorgenti, come la Fontana Reale, Cortedonica, Foggiano San Pietro. Alle falde del Monte Pentime si trova la Grotta dei Briganti, il cui insediamento preistorico risale al periodo del Neolitico, nella quale sono state ritrovate, durante varie campagne di scavo archeologico, lame, punte di frecce e ceramiche, tutto risalente a circa tremila anni prima di Cristo. L’economia del paese è prevalentemente di stampo agricolo: vini, olio e prodotti caseari come il pecorino sono alcune delle eccellenze del territorio vitulanese. Un piccolo borgo in cui trovare clima fresco e terso in estate, proprio grazie alla sua posizione alle falde del Camposauro, mentre in inverno la temperatura è più rigida. Il suo abitato è menzionato per la prima volta nel IX secolo con il toponimo Biturano, che originariamente era costituito da più casali dipendenti dalla città Tocco.

La Badia benedettina di Santa Maria in Gruptis è una delle mete da non perdere assolutamente, quando ci si reca a Vitulano. Di essa restano soltanto alcuni ruderi, situati nello spacco di montagna tra Vitulano e Solopaca, e secondo la divisione demaniale fatta nel 1853, e che tutt’oggi è in vigore, il il luogo è proprietà del comune di Foglianise, anche se in territorio vitulanese. L’abbazia fu fondata tra il 940 e il 944 dal principe longobardo di Benevento Atenulfo II o Atenulfo III. Ancora, il Convento della SS. Annunziata (detto di Sant’Antonio), che secondo la tradizione fu fondato da San Bernardino da Siena nel 1440. Esso è meta di turisti e di fedeli legati a Sant’Antonio di Padova.

La signora autunnale della Valle Vitulanese, e dunque del borgo di Vitulano, a cui è legata per storia, tradizioni ed economia, è certamente la castagna, genuino frutto dei boschi che da sempre rappresenta una importantissima fonte energetica, specie per le persone più povere e fragili. I contadini, ogni anno, erano costantemente intenti alla raccolta di questi ottimi frutti dei boschi, e il motivo principale era il sostentamento, considerata la fonte energetica che da esse deriva. Le castagne venivano raccolte per poter essere consumate direttamente, per produrne farina e alimenti da essa derivati o per essere vendute. E anche oggi che il benessere si è certamente più diffuso, le castagne continuano a essere raccolte per il piacevole consumo personale, ma anche per essere conservate, cucinate, vendute e celebrate in ricorrenze speciali. L’Enzeta, la Panarana e la Selvaggia sono le tre tipologie di castagne principali di Vitulano. La prima è quella proprio tipicamente territoriale, che ha un colore marrone chiaro e rispetto alle altre, una forma più snella e appuntita, con un sapore molto intenso, tanto utilizzata in cucina. La Panarana è più vicina ai tipici marroni mentre la Selvaggia è più piccola, più gustosa ma è anche più difficile da lavorare. A Vitulano, dal 1992, c’è un appuntamento consolidato che è quello della Sagra della Castagna, inizialmente organizzata da un comitato festa, ora, invece, dalla Proloco cittadina. Un evento in cui è possibile degustare piatti tipici a base di questa prelibata eccellenza, ma anche dolci, castagne arrostite o bollite.

Installazioni in marmo del Simposio

Come nella vicina Cautano, anche a Vitulano sono presenti rinomati giacimenti di marmo rosso, le cui qualità sono state esaltate dal Vanvitelli nella decorazione parietale dello Scalone reale o della Cappella Palatina della Reggia di Caserta. Si dice che Vanvitelli, molto impegnato a ricercare i materiali più belli e preziosi, si fosse recato sul Monte Camposauro rimanendo allibito di fronte alla bellezza e alle tonalità che regalava quel marmo, al punto da far costruire una strada per trasportarlo velocemente dalle cave fino al cantiere edile della Reggia. Il marmo in questione è stato utilizzato nei migliori monumenti storici di diverse località, come il Teatro San Carlo, la Reggia di Capodimonte, fino ad arrivare all’estero, in Francia, in gran Bretagna, addirittura sulle guglie del Cremlino. Il colore rosso sangue e brillante crea un collegamento con il marmor taenarium, un rosso caratteristico della statuaria antica. Il marmo della cava Uria ha delle venature il cui cromatismo spazia dal grigio al rosso e offre un favoloso ventaglio di sfumature, dal bruno scuro fino al lilla, sfumature ancora oggi, sono molto ricercate dagli artisti come il vitulanese Mariano Goglia. Oggi l’estrazione di questo prezioso materiale continua tramite accurati parametri, nel rispetto dell’ambiente storico, in un sito protetto dove ogni fase della lavorazione è allo stesso tempo antica e tecnologicamente avanzata. Da anni a Vitulano si svolge il Simposio di scultura, evento che celebra le opere in marmo vitulanese e che rende omaggio alla cultura e alle meraviglie naturalistiche della zon, con preziose installazioni in marmo locale nelle strade del paese. Negli anni ha ospitato artisti dall’elevato spessore culturale e di diversa nazionalità. Un modo per apprezzare gusti e sapori del borgo, alla scoperta del suo territorio incontaminato e di attività che fanno godere appieno della genuinità di un borgo storico, ricco di tradizioni e assolutamente innovativo. Vitulano, infatti, da qualche mese ha deciso di divenire Comunità Energetica, fenomeno smart che punta alla condivisione e allo scambio di energia rinnovabile e pulita prodotta all’interno della stessa comunità, con ricadute positive che riguardano anche l’economia del territorio, favorendo l’incremento del benessere ambientale e dei singoli cittadini delle comunità che ne fanno parte.









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