Ceniccola: “Contrastare la crisi climatica senza provocare danni collaterali”

Condividi articolo
Riceviamo e pubblichiamo – Fiorenza Ceniccola, Ambasciatrice della Commissione Europea per il Patto Climatico

Ieri a Sharm el-Seikh in Egitto è iniziata la conferenza internazionale sul clima (Cop27) promossa dalle Nazioni Unite e nel ricordare che gli accordi sottoscritti lo scorso anno a Glasgow  quasi nessuno li sta rispettando mi permetto di sottoporre all’attenzione del Presidente Giorgia Meloni e del ministro dell’Ambiente Gilberto Pichetto Fratin una proposta lanciata circa un anno addietro dalla Società Italiana Medicina Ambientale (SIMA) e che sicuramente non provoca al danno collaterale di carattere economico e sociale come quelli che provocherà la decisione approvata dal Parlamento europeo lo scorso mese di giugno (la cosiddetta Fit for 55) che  stabilisce la fine della produzione di auto a benzina e diesel a partire dal 2035 e dopo aver bocciato l’emendamento presentato dal PPE che mirava a mantenere in vita una quota di motori a scoppio del 10% per favorire una transizione graduale ed evitare di mettere in crisi totale un settore che garantisce il lavoro a circa 500mila persone.

Per farla breve, l’emergenza climatica c’è e la transizione energetica va fatta però, nel contempo, deve essere tutelata l’occupazione e  senza dimenticare che le nostre scelte e adeguamenti servono a poco se, nel contempo, in altre parti del mondo si continua ad inquinare senza alcun limite. E mi riferisco alla Cina e all’India, in particolare, i paesi più inquinatori al mondo, che  diventano i maggiori beneficiari delle nostre scelte. Oltre al danno, la beffa. Per evitare ciò la SIMA (insieme a Consumerismo No Profit) aveva chiesto a Draghi e oggi al Presidente Meloni di posticipare il passaggio all’ora solare di 1 mese (fino al 30 novembre) per poter verificare sul campo il reale risparmio ottenibile in termini di costi energetici. A tal proposito vale la pena ricordare che una simile sperimentazione è stata già fatta in altri Paesi tra cui gli USA che nel 2007 in 4 settimane hanno verificato anche un calo del 27% dei reati con un risparmio di 300 milioni di dollari in costi sociali.

Da ciò la petizione “Ora legale per sempre” che ha raccolto finora oltre 300mila firme di cittadini italiani favorevoli all’adozione dell’ora legale in ottica di risparmio (per il 2023 il risparmio sarebbe di 2,7 miliardi di euro) e di benefici per l’ambiente con una riduzione di immissione in atmosfera di 200mila tonnellate di CO2 all’anno, paragonabili a piantare 2 milioni di nuovi alberi, e a positive ricadute per la salute che con un’ora di luce in più nei pomeriggi invernali consentirebbe una maggiore produzione di serotonina, l’ormone del buon umore, con grandi benefici per la persona.

Dinanzi a questi dati qualche domanda nasce spontanea:

  • Per quale motivo non si è ancora deciso di approvare un tale provvedimento da parte del Governo italiano e degli altri 192 Paesi che stanno seguendo il protocollo per ridurre l’inquinamento atmosferico firmato a Parigi nel 2015?
  • Quali interessi economici e geopolitici inconfessabili si vogliono difendere e perseguire?








Print Friendly, PDF & Email