Cerreto Sannita: presentazione della silloge Terre di passaggio di Gioconda Fappiano

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Nota Stampa – Adam Biondi, presidente della Società Operaia di Cerreto Sannita

La Società Operaia di Mutuo Soccorso di Cerreto Sannita sarà lieta di accogliere la presentazione della silloge Terre di passaggio, ultimo lavoro di Gioconda Fappiano edito dalla IOD Edizioni. L’incontro con l’autrice si terrà venerdì 25 giugno alle ore 18:30 nell’antico sodalizio cerretese e vedrà la partecipazione di Adam Biondi, presidente della Società Operaia cui saranno affidati i saluti; della prof.ssa Giannina Iannotti, che relazionerà sui testi poetici contenuti nel libro; della prof.ssa Nicolina Di Luise, che coordinerà l’incontro; della prof.ssa Elena Cofrancesco che leggerà alcuni componimenti. L’intervento dell’autrice chiuderà la serata.

Per il poeta sannita Angelo Raffaele Scetta, che ha curato l’introduzione alla raccolta poetica della scrittrice sannita, “la poetessa crede ed è pronta alle prove di forza, proprie di chi possiede il dono tremendo della parola, in quanto spirito libero, con ali grandi e robuste per volare”.  La nudità delle cose semplici guida la penna nella stesura di versi assoluti e definitivi nati dalla passione e dettati dall’emotività ineludibile del momento.

La silloge si compone di cento testi divisi in due sezioni – Sole e Luna- in cui l’alternarsi delle stagioni e delle storie, i passaggi tra luce e ombra, vengono espressi in un corpo poetico a volte sanguinante, ma produttivamente femminile e rigenerante. Come si legge nella prefazione del libro, curata dallo scrittore Nando Vitali, “Terre di passaggio” sono le misteriose stagioni dell’animo che, come in Natura, trascorrono in attesa di darsi il cambio l’una con l’altra. In queste poesie della Fappiano “sul banco degli imputati siede chi è colpevole del reato d’Amore” e la vita ferita giace in un letto cullata dalla Grazia/ donna tra le donne che curano e riparano il mondo.  

 “Siamo terre di passaggio, votate all’attesa” conclude Gioconda Fappiano, “terre in cui il desiderio muove sogni perduti o imprigionati, l’amore si esprime nella purezza della sua fisicità, la dolcezza è figlia del dolore che si vorrebbe lasciare alle spalle, la morte è respinta da una vitalità sensuale e dirompente. Con parole che palpitano invochiamo una visione, per ricongiungere cielo e terra, sole e luna”.

BIOGRAFIA DELL’ AUTRICE

Gioconda Fappiano vive a Cusano Mutri. Laureata in Lingue e letterature Straniere Moderne e successivamente in Lettere Moderne, è attualmente docente presso l’I.I.S “ Carafa-Giustiniani”di Cerreto Sannita. Collabora con il magazine Lentiapois. Ha curato nel 2004 la pubblicazione Cerreto Modernata, un manoscritto teatrale inedito del XVIII secolo. Nel 2006 ha ottenuto il primo posto nel concorso letterario “Città di Montesarchio” con il racconto Lilì Marleene, presidente della giuria lo scrittore Diego De Silva. Ha pubblicato la raccolta Parla con Pedro (2009) con la prefazione del regista Ugo Gregoretti; Che 48! Speriamo che sia Italia!, una commedia rappresentata nel 2011 dal gruppo teatrale Compagnia del Genio; La Nicchia delle Vergini (2012) con nota introduttiva dello scrittore iracheno Younis Tawfik; “Di amore e di rabbia” con prefazione di Giovanni Lavia. Ha pubblicato il saggio “Come difendersi dalla bontà ed esercitare un sano egoismo” (2019) e “Due racconti per il teatro. Sceneggiature di Giovanni Lavia” (2019). Un suo racconto, “Il filo della storia” è stato pubblicato nell’antologia “Racconti Campani” (vol. I, 2020).

IOD EDIZIONI| COLLANA NÈFESH

Terre di passaggio è il terzo volume della collana Nèfesh, dedicata alla poesia. Una collana che prende il nome da un’antica parola ebraica, che affonda le sue radici nel testo biblico, dove viene citato per ben 755 volte e che viene tradotto in greco con il termine psyché, Anima. Ma la parola ebraica Nèfesh non trova la stessa corrispondenza nella parola psichè, in quanto possiede un significato più profondo ed esteso. Spesso la parola nefeš assume il significato di gola o bocca, ma anche come il condotto della respirazione. Fra i molteplici significati che nefeš può assumere vi è anche quello di vita. La vita, del resto, non è altro che un agglomerato di necessità, bisogni e desideri. In questa antica visione, donne e uomini sono Nèfesh, la loro vita è Nèfesh. E il soffio delle parole, attraverso la gola, è il primo atto poetico dell’uomo









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