Guardia Sanframondi, presentazione del libro “Giuliano di Eclano. Il vaccino del cuore”

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Comunicato Stampa – Associazione Icca

Il 24 luglio, alle ore 18, in Guardia Sanframondi, presso la chiesa Ave Gratia Plena, si terrà presentazione del libro del nostro associato Massimiliano Trematerra, edito dalla casa editrice “Il Papavero” e intitolato: “Giuliano di Eclano. Il vaccino del cuore”. Hanno promesso la loro presenza;

  • il Sindaco di Guardia, che, a nome della comunità, saluterà i presenti;
  • il Sindaco di Mirabella Eclano, dott. Giancarlo Ruggiero;
  • il presidente di Icca, Giuseppe Esposito;
  • il coordinatore della associazione culturale “Togo Bozzi”, Domenico Rotondi.

Gli interventi dei presenti, che dialogheranno con l’autore, saranno moderati dalla prof. ssa Silvia Terracciano, del liceo “A. Manzoni” di Caserta. Giuliano di Eclano fu esponente della migliore tradizione apologetica dei Padri della Chiesa dei primi tre secoli cristiani. Di madre sannita (suo nonno Emilio fu vescovo di Benevento) e padre irpino (il papà Memorio era, appunto, vescovo della città di Aeclanum), fu in corrispondenza con i maggiori teologi del suo tempo, affrontando le questioni religiose, con massimo acume e somma profondità.

Giovanissimo, divenne anch’egli, vescovo di Eclano. La sua “colpa” fu quella di essere vissuto in un secolo (il V d. C.) di grandi trasformazioni politico-sociali (la fine dell’impero romano in occidente). Egli non volle “piegare” la sua fede ad interprehazioni di comodo, che fossero (e furono) esclusivamente strumentali alla conservazione di un potere politico ormai marcio. Piuttosto, pagò con l’esilio a vita dalla sua bella Italia, la coerenza e la fedeltà al Vangelo. Il tema è parso all’autore molto attuale, atteso che, anche l’uomo di oggi è chiamato a scegliere tra la difesa cieca del potere, anche quando assume forme aberranti e la libertà di percorrere strade nuove, sia pure nel solco della tradizione.

È plausibile – e viene affrontata nel testo – la circostanza che Giuliano di Eclano e san Girolamo si siano potuti conoscere. L’autore lega, quindi, alla dottrina dell’eclanate, il rito della flagellazione, originatosi proprio con san Girolamo: vivere sulla propria pelle le conseguenze del proprio agire è fonte di responsabilità e costituisce il primo passo verso la libertà da ogni potere che divenga arbitrario. La scelta di Icca di presentare questo testo, in primo luogo, a Guardia, non è quindi, casuale, in quanto vuole dare atto ai Guardiesi di essere detentori di un segreto: ogni comunità che patisce e combatte assieme per la vita, moltiplica il suo valore e la sua energia. Icca vuole, dunque, che questo messaggio di vita e di amore giunga, sopratutto, all’uomo metropolitano, che soffre svariate forme di disagio, legate alla sua profonda solitudine.









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