Prezzo delle uve, Ceniccola: “Non basta un tavolo tecnico, ci vuole l’agricoltura contrattualizzata”

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Riceviamo e pubblichiamo – Fiorenza Ceniccola, Consigliere Comunale di Guardia Sanframondi

Nell’esprimere un sincero compiacimento per l’iniziativa assunta dai sindaci di Torrecuso, Paupisi, Ponte, Foglianise e San Lorenzo Maggiore finalizzata all’istituzione di un tavolo tecnico per monitorare il prezzo delle uve in vista della prossima vendemmia non posso non stigmatizzare il silenzio assordate di tante altre  Istituzioni che sembrano ignorare l’angoscia dei nostri vignaioli che vivono un disagio esistenziale ai limiti della sopportazione.

A sentire qualche vecchio vignaiolo il vino imbottigliato quest’anno sarà eccellente. Di una qualità “tra le migliori degli ultimi anni”. E questo fa aumentare ancor di più la disperazione di chi non riesce a recuperare nemmeno le spese sopportate per coltivare i preziosi vitigni di falanghina, aglianico e/o camaiola.

Da parte mia, senza fare polemica,  nel ricordare  che il problema prioritario per le nostre 11 mila aziende del comparto vitivinicolo è, innanzitutto, la cronica bassa redditività che sempre più spesso non riesce a coprire tutti i costi  per coltivare  una vigna medio-grande  non posso non ribadire la proposta di arrivare quanto prima a strutturare anche in Campania la cosiddetta agricoltura “contrattualizzata” al fine di garantire un reddito accettabile ai nostri vignaioli (un accordo di filiera che deve coinvolgere tutti gli attori del sistema e inteso come un  contratto di trasparenza) e ridurre il peso degli intermediari e dei fenomeni speculativi nel settore (che anche dalle nostre parti non mancano).

Mi auguro che la sollecitazione presentata dai sindaci del Taburno riesca a scuotere  il Governatore De Luca per arrivare quanto prima alla stipula di  un accordo tra produttori e cantine per il ritiro della materia prima e presentare, al più presto, la domanda al Governo per far godere anche i vignaioli campani dei benefici previsti dal Decreto-Legge approvato in data 02/09/2005 dal Governo Berlusconi che codifica gli accordi di filiera come via d’uscita alla crisi vitivinicola che ha raggiunto livelli insostenibili dopo l’invasione dell’Ucrania ed il conseguente aumento dei prezzi di carburante, concimi ed antiparassitari.

   








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