Valle Telesina: arresti domiciliari per un imprenditore

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 Comunicato Stampa – Procura della Repubblica di Benevento

Nella mattinata odierna, all’esito di un’indagine coordinata dalla Procura della Repubblica di Benevento, personale della Squadra Mobile di Benevento ha eseguito la misura cautelare degli arresti domiciliari disposta dal Tribunale di Napoli, Sezione Riesame, su appello della Procura avverso ordinanza di rigetto del GIP, nei confronti di un uomo raggiunto da gravi indizi di colpevolezza in ordine al reato di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro commesso in Dugenta e Limatola dal gennaio del 2018 all’aprile del 2019, in concorso con altre tre persone indagate a piede libero.
L’attività investigativa iniziava nel gennaio del 2018, in seguito al controllo stradale del destinatario della misura, effettuato da personale del Commissariato di Telese Terme che lo fermava alla guida di un autocarro adibito al solo trasporto di cose, all’interno del quale venivano sorprese cinque persone di nazionalità straniera, prive di documenti di identificazione, le quali, come accertato successivamente, prestavano attività lavorativa presso l’azienda di famiglia del fermato, ubicata a Dugenta.


I successivi approfondimenti investigativi, sostenuti dalle risultanze delle intercettazioni telefoniche e dalle dichiarazioni rese dai dipendenti dell’azienda familiare oggetto d’indagine, impegnata nel settore della lavorazione dei tessuti, facevano emergere un quadro indiziario di colpevolezza a carico degli indagati, i quali assoggettavano i dipendenti a condizioni di lavoro ed alloggiative degradanti, in alcuni casi mettendo a disposizione delle abitazioni dietro versamento di corrispettivo che veniva trattenuto dal datore di lavoro sulla retribuzione dovuta, pari alla somma di 20,00 euro al giorno. Tale cifra appariva del tutto sproporzionata rispetto al carico di lavoro imposto e prestato che prevedeva uno svolgimento dalle ore 5,15 del mattino fino alle ore 17,30, in spregio della regolamentazione prevista dai contratti collettivi ed in palese violazione delle norme in materia di sicurezza ed igiene sul lavoro.
Nell’ambito dell’attività investigativa svolta si procedeva, altresì, al sequestro preventivo dell’opificio nel quale si svolgeva l’attività lavorativa e criminosa degli indagati nonché di un locale ad esso adiacente e dei materiali tessili pronti all’impiego.


Gli indagati, nonostante il provvedimento cautelare reale emesso nei loro confronti, trasferivano l’attività lavorativa e criminosa in un altro immobile, individuato grazie alla persistente attività investigativa espletata ed egualmente sottoposto a sequestro preventivo.
Il ruolo predominante nella commissione dei fatti criminosi era rivestito dal destinatario della misura cautelare, il quale abitualmente si rivolgeva ai lavoratori con appellativi offensivi e con espressioni minacciose ed esercitava il suo potere di sorveglianza anche al di fuori dei luoghi e orari di lavoro, entrando arbitrariamente nelle private dimore dei dipendenti”.









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