Vino di Solopaca, ricerca CNR a Grosseto

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Comunicato Stampa

Il 5 giugno prossimo a Grosseto, presso l’Hotel Granduca, AIS Toscana, tramite la Delegazione di Grosseto, organizza e partecipa alla fase sperimentale del progetto di ricerca CNR ISPC (DUS.AD036) sulla Biodiversità Agricola Storica (Vite e Olivo), incentratosi in questi ultimi anni sulla realtà vitivinicola delle Terre di Solopaca (BN), nel comprensorio del Taburno (Campania). Solopaca in quanto tale si è trasformata dal 1994 in una componente minoritaria di una Denominazione di Origine più ampia (‘Sannio’). Per la tipologia stessa del nome, storico-geografico, si possono perdere presto di vista quegli ambiti produttivi tipici non minori ma dalla superficie comunque ridotta rispetto all’insieme che si va a rappresentare.

Una rinnovata attenzione verso Solopaca è stata promossa da un produttore del posto, Clemente Colella, attraverso il recupero e la rilettura di quelle testimonianze orali e scritte su un ‘vino di Solopaca’ che in passato aveva goduto di ampio credito e diffusione nel mercato campano. La fama, ribadita negli ultimi due secoli e persino dalla voce Solopaca dell’Enciclopedia Italiana “Treccani”, è sempre stata correlata alle cosiddette ‘uve rare’, che crescevano nel suo territorio e che davano “un vino squisitissimo” ben noto nella capitale del Regno di Napoli. Un percorso di indagine è iniziato per rintracciare queste uve, ma stavolta si è voluto innanzi tutto trasformare in certezza la memoria locale dei tanti che le coltivavano, indicandole.

Il primo coinvolgimento è stato del CREA Viticoltura ed Enologia di Turi (BA) per l’identificazione delle varietà. È seguito quello del CNR Istituto delle Scienze del Patrimonio Culturale di Potenza per la complementare validazione storica e culturale. L’intero progetto è scaturito dopo l’evento Fare memoria. Vita e costumi di Solopaca, organizzato il 7 dicembre 2019 a Solopaca e voluto dal produttore. Costantemente affiancati e stimolati a livello locale, i ricercatori del CNR e del CREA hanno iniziato ad approfondire la conoscenza delle varietà e del relativo territorio, sondando le caratteristiche per inquadrarne le potenzialità nel rispetto e al tempo stesso al di fuori di quanto riconosciuto e regolamentato dalla DOC ‘Sannio’. La ricerca si è fondata e strutturata sui tre pilastri del terroir, cioè Ambiente, Tradizione colturale e Varietà, recuperando il concetto di Terre di Solopaca e approfondendolo attraverso indagini interdisciplinari e multiparametriche di dettaglio per le superfici. Si è posta attenzione a ogni aspetto, dal suolo con l’incidenza del sole, la disponibilità idrica e l’andamento climatico alla forma colturale, alle vicende di ciascuna varietà nella storia e nella cultura all’interno del territorio, ai caratteri ampelografici e agronomici sino a considerare tecnicamente il vino ricavatone.

Tutto ha come comune denominatore il legame stretto dell’uomo di Solopaca con la sua terra. Senza di esso il territorio è condannato alla perdita del sapere e della sua identità. La completezza è venuta con il coinvolgimento dell’AIS Toscana, grazie all’accoglienza data all’iniziativa dalla Delegazione di Grosseto e all’avere accettato di concludere il processo conoscitivo della ricerca partecipando alla fase sperimentale di comprensione e valutazione del vino. Da subito sono stati condivisi lo spirito e il fine generale del lavoro, ossia contribuire alla valutazione di tutti gli elementi utili, laddove il merito ci sia, per restituire corpo e identità alle realtà divenute minori e contrastare l’assunto di “autoctono scartato e portato al limite dell’estinzione perché di scarso valore”. Il 5 giugno si mette alla prova il ‘vino di Solopaca’, discutendone la causa come in una corte di giustizia, alla presenza dei suoi avvocati ricercatori, che la esporranno.

Il lavoro si concluderà solo con il verdetto finale, per il quale si sono scelti giurati AIS al di fuori della regione di pertinenza, per dare massima neutralità e libertà di espressione nella valutazione. Come saggiamente afferma il produttore, qualunque sia il risultato, sarà comunque un successo e lo si coglierà a partire dal livello scientifico ed etico, introducendo una modalità di ricerca nella quale tutti possiamo essere coinvolti. Per non lasciare nessuna realtà produttiva fra gli “esclusi”, perché si può fare.