Accadde oggi: 10 dicembre 1847, il debutto dell’Inno di Mameli, Canto degli italiani

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Il suo vero titolo è Canto degli Italiani ma tutti lo conosciamo come Inno di Mameli, e fu composto da Michele Novaro su testo di Goffredo Mameli, che nel settembre 1847 lo scrisse ispirandosi all’inno francese La Marsigliese. Mameli, infatti, era repubblicano, giacobino e sostenitore del motto nato dalla Rivoluzione francese Liberté, Égalité, Fraternité: se prendiamo, per esempio, il verso “Stringiamci a coorte” si nota il richiamo del verso della Marsigliese, “Formez vos bataillon” (Formate i vostri battaglioni). Pare che Mameli si fosse ispirato anche all’inno nazionale greco.

Goffredo Mameli fu un patriota genovese che morì soltanto ventunenne combattendo in difesa della Repubblica Romana, nata dopo i moti rivoluzionari del 1848. Il 10 dicembre 1847 vi fu il debutto dell’Inno a Genova, sul piazzale del Santuario della Nostra Signora di Loreto, in occasione di una commemorazione della rivolta del quartiere di Portoria contro gli occupanti asburgici durante la guerra di successione austriaca. Durante il Risorgimento l’inno ebbe maggiore e notevole notorietà: venne, infatti, eseguito in occasione delle Cinque giornate di Milano, per la promulgazione dello Statuto Albertino e per celebrare la nascita della Repubblica Romana di Giuseppe Mazzini. Con l’Unità d’Italia fu la Marcia Reale di Casa Savoia a diventare l’inno ufficiale e tale restò fino alla nascita della Repubblica, il 2 giugno 1946. Pochi mesi dopo, Il 12 ottobre 1946, l’Italia adottò provvisoriamente l’inno di Mameli su iniziativa del Ministro della Guerra Cipriano Facchinetti.

L’ufficializzazione dell’inno di Mameli arrivò dopo molti anni e dopo vari tentativi da parte delle istituzioni di inserirlo nella Costituzione e renderlo Inno nazionale ufficiale e soltanto nel 2012 fu promulgata una legge che prevede che l’inno di Mameli sia insegnato nelle scuole, al fine di promuovere il senso di cittadinanza tra gli studenti. In seguito, la legge nr 181 del 4 dicembre 2017 diede al Canto degli italiani lo status di Inno nazionale de iure. Originariamente nel Canto degli italiani, era presente un’ulteriore strofa che era dedicata alle donne italiane e che fu eliminata dallo stesso Mameli prima del debutto ufficiale dell’inno, che recitava: “Tessete o fanciulle / bandiere e coccarde / fan l’alme gagliarde / l’invito d’amor”. Il primo verso della prima strofa, inoltre, recitava “Evviva l’Italia” ma Mameli lo cambiò poi in “Fratelli d’Italia” quasi certamente su suggerimento dello stesso Michele Novaro. Quest’ultimo, che ne scrisse la musica sottoforma di marcia, quando ricevette il manoscritto, aggiunse anche il forte “Sì!” alla fine del ritornello cantato dopo l’ultima strofa.









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