Immagini dal Sannio: la leggenda delle origini di Benevento

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Il cinghiale stolato di Benevento

Piccolo e fine gioiello dell’entroterra campano, Benevento, capoluogo sannita, ha tanta storia da raccontare. Storia che va molto in là con gli anni, che indietreggia di parecchio, che arriva lontano, le cui origini possono dirsi mitologiche. La genesi di Benevento, infatti, secondo Varrone, si fa risalire proprio al mito, come avvenuto per tante altre illustri città, che vantano un passato glorioso e denso di storia e cultura. In questo caso, si narra dell’arrivo di un eroe greco reduce dalla disastrosa fine di Troia, Diomede, acheo ricordato nell’Odissea di Omero ma anche da altri storici per essere stato il fondatore di numerose città della Daunia. E sembra che proprio Diomede, sul suolo beneventano, si sia incontrato e scontrato, in una feroce e quasi distruttiva battaglia, con Enea, l’eroe troiano che, secondo la leggenda, fondò Roma. Pare anche che Diomede avrebbe riservato alla città di Benevento una zanna del mitico cinghiale Calidonio, divenuto poi simbolo cittadino, oggi raffigurato nello stemma comunale. Una testimonianza di questo racconto ci viene riservato da una moneta del IV secolo a.C. raffigurante un cavallo, da sempre simbolo di Diomede. e la scritta Malies, che avvalorerebbe la tesi dell’origine greca dell’antica città. Secondo una teoria dello storico Gianni Vergineo, l’origine greca di Diomede deriverebbe dall’etimo Malòeis, da Malon, variante dorica dell’attico Mèlon che significa “gregge di pecore” o “capre”, a indicare una zona piena di mandrie e greggi, con evidente riferimento all’attività pastorale praticata dai Sanniti. Eppure, la fondazione dovrebbe essere attribuita ai Sanniti Irpini. L’etimo Malies (oppure Molocis) ha una probabile origine osca, lascito delle popolazioni indoeuropee, e dovrebbe essere alle origini del nome originario Maloenton. Da ciò, i Romani interpretarono il primo nome della città come malum eventum, da cui Maleventum. Con la vittoria di Pirro del 272 a.C. si ebbe la trasformazione in Beneventum, in segno di buon auspicio. Un’altra ipotesi vede l’origine del nome in un altro animale divenuto simbolo di Benevento, il toro; infatti, il poeta greco Teocrito chiama il toro Malon.

Secondo la teoria di Festo, invece, le origini di Benevento sarebbero da ricondursi ad Ausone, figlio di Odisseo e di Circe: una tradizione che suggerisce che forse la città fu in origine degli Ausoni. Ancora un’altra leggenda, invece, la vuole città sannitica, fondata da un pastore, chiamato Sagno Sabino, che l’avrebbe istituita sui colli della Guardia, dandole il proprio nome. Storicamente, infatti, il primo insediamento si fa risalire agli Osci, per poi passare sotto il controllo dei Sanniti, il cui primitivo insediamento era collocato in contrada Cellarulo, lì dove confluiscono i fiumi Sabato e Calore, al confine tra il Sannio Irpino e quello Caudino. Un’area dai terreni pianeggianti e molto fertili, adatti sia alla pratica della pastorizia che a quella agricola. La posizione, inoltre, era molto favorevole agli scambi commerciali: un vero e proprio crocevia di affari. Due necropoli sannitiche, venute alla luce nella zona dell’ex Collegio La Salle e della Rocca dei Rettori, risalgono al IV secolo a.C., e sono caratterizzate da tumuli di terra che coprono diverse sepolture. Una necropoli coeva è stata trovata poi nella zona periferica della città, in contrada Olivola, dove sono venute alla luce tombe di guerrieri con cinturoni e armi. La Benevento sannitica, inoltre, è legata al famoso episodio delle Forche Caudine, avvenuto nel 321 a. C., in cui Roma per la prima volta capitolò. Probabilmente, fu proprio a causa di questa epica resa che i latini la chiamarono Maleventum. Manufatti di ceramica e bronzo, risalenti ai secoli VIII-VII a.C., rinvenuti nelle diverse campagne di scavo che si sono succedute, oggi vengono conservato nel Museo del Sannio. Nel 369 d.C. la città venne quasi completamente distrutta da un violento terremoto. Un evento che segnò inesorabilmente un lento e progressivo declino di Benevento.

Raffigurazione di riti intorno al Noce

Dopo aver subito le invasioni dei barbari, che erano prettamente interessati a saccheggiare l’impero, nel 571 d.C., passò nelle mani dei Longobardi, inizialmente avversi al Cattolicesimo, seguaci dell’eresia ariana e legati ancora al culto pagano di Wothan, i quali giunsero alla conversione nel 663, grazie all’intervento del vescovo Barbato, il quale ordinò l’abbattimento del Noce, l’albero simbolo dell’eresia e del paganesimo, attorno al quale si svolgevano tutti i riti malefici. E la leggenda delle streghe di Benevento nacque proprio così, dal culto di Wothan. In realtà, il mito delle streghe dovrebbe essere molto più antico, perché nel territorio sannita era già presente il culto di Diana Caria, in cui le sacerdotesse Cariatidi, sostenitrici del tempio, danzavano nelle notti di luna piena intorno al noce sacro. La luna era Diana e la noce, come frutto, era l’immagine del labirinto dell’anima. Una immagine che, per la verità, era molto simile a un cervello umano chiuso in un guscio. Per poter raggiungere il cuore del frutto, il guscio doveva essere spezzato. Le sacerdotesse ogni anno si immergevano nel fiume Sabus, da cui il termine Sabba dato alle riunioni stregoniche.









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