Immagini dal Sannio: la processione dei ‘manuocchi’ di Pescolanciano

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La sfilata dei covoni, foto di copertina di Giovanni Di Salvo

Finito il tempo di mietitura e trebbiatura, anticamente, nelle zone rurali come il Sannio, si procedeva a fare un voto, una offerta a una divinità proprio per ringraziare del successo della raccolta. Solitamente questi voti venivano effettuati inscenando un trionfo delle messi. Quella che racconto oggi è la storia della processione dei covoni in onore di Sant’Anna a Pescolanciano che si svolge ogni anno il 25 luglio, giorno di vigilia della festività della santa madre di Maria, per cui Madre per eccellenza, protettrice delle partorienti, simbolo della fecondità e della prosperità della produzione cerealicola. Il grano, tra l’altro, è simbolo di rinascita, di speranza per il futuro, di ricchezza e di abbondanza e, appunto, di fecondità e fertilità. E quella di Pescolanciano è una celebrazione principalmente in onore del Grano, dato che la Santa viene festeggiata e onorata il giorno che segue, in cui tutta la popolazione, ogni anno, sfila trasportando manuocchi, dal tardo latino manuculus, fasci di spighe che si tengono in una mano, i covoni di grano, tutti addobbati dalle diverse famiglie nei modi più disparati, spesso con fiori variopinti. E l’intrecciatura del grano. nel piccolo borgo in provincia di Isernia, è un’antica e viva tradizione. Sant’Anna, protettrice del paesino, ne salvò i cittadini durante il terribile terremoto molisano del 1805, che a Pescolanciano fece soltanto quattro morti. Il violentissimo e disastroso sisma distrusse il piccolo centro molisano dalle due del mattino del 26 luglio per tutta la giornata. Questo è il motivo per cui gli abitanti ringraziano la Santa per lo scampato pericolo.

Momenti di intrecciatura del grano

E da oltre duecento anni, i covoni, ossia le spighe di grano che dopo la mietitura vengono intrecciate, vengono donati alla Madre Anna. Probabilmente l’origine di questa festa è legata al culto della dea Kerri, che tutti noi ben conosciamo come Cerere, proprio come viene testimoniato dalla Tabula Agnonensis, la Tavola Osca di Agnone, dove su diciassette divinità menzionate, dieci sono connesse alla funzione cerealicola. Gli abitanti di Pescolanciano sfilano per le vie del paese portando nelle mani questi grossi mazzi di grano. Le donne vestono abiti popolari, mentre gli uomini indossano vestiti un tempo in uso tra i mietitori. La sfilata si svolge nel tardo pomeriggio, e ad aprire la processione sono proprio i
manucchiari, portatori dei covoni, seguiti dalla statua della Santa, seguita a sua volta dai fedeli in corteo che intanto cantano un inno a lei dedicato. Un tempo i covoni venivano trasportati con dei carretti, tramite animali, oppure le donne li portavano in testa. Oggi sovente si ricorre all’uso dei trattori.
A conclusione della processione, i covoni vengono trasportati in chiesa, davanti all’altare, dove il sacerdote procederà alla benedizione. Già nei giorni che precedono la festa, le donne intrecciano spighe di grano per decorare gli angoli più importanti del paese, con piccole sculture fatte dalle piccole messi imbiondite.

 









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