Immagini dal Sannio: il Tintilia, vitigno autoctono a bacca nera

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In copertina, uva Tintilia.
Foto di Guida Turistica del Molise

Dire Sannio vuol dire territorio, storia, radici, ruralità. E vuol dire anche vigneti. È lunga e antica la tradizione vitivinicola molisana, che risale ai tempi dei Romani e dei Sanniti, fin dal III secolo a.C..
Il vino del Molise lo troviamo citato per la prima volta negli scritti greci e, in seguito, anche Plinio il Vecchio, volendo descrivere vini al di fuori della zona di Roma, elogiò quelli prodotti nel territorio di Isernia. Non fu d’accordo con lui l’Abate Pacichelli che, alla fine del Seicento, affermò che a Isernia si trovasse un vino sì gustoso, che però non meritava tutte quelle laudi profuse da Plinio. Nel 1836 Giuseppe del Re, politico e letterato italiano, scrisse che “i vigneti del Molise, che si sviluppano quasi sempre sulle cime delle colline, occupano circa quattro mila ettari e sono ricchi di diversi vitigni”.

Molte le influenze subite dalla regione molisana da parte dei territori confinanti, quali Abruzzo, Campania, Puglia, anch’esse terre di eccellenza enologica. Montepulciano e Sangiovese, Trebbiano, Falanghina, Fiano, Bombino Bianco, Chardonnay, Pinot Bianco, Greco e Moscato bianco, sono i vitigni più diffusi. E sono tre i vini del Molise certificati come DOC: il Biferno DOC, il Molise DOC, e il Pentro di Isernia, anche conosciuto come Pentro DOC.
Il Molise è una regione di estensione ridotta, e la sua superficie è prevalentemente montuosa e collinare: di conseguenza, anche i vigneti trovano spazio in questi areali, con una superficie vitata totale che non raggiunge gli 8.000 ettari, concentrati in prevalenza in provincia di Campobasso. Gli altopiani che si sviluppano tra gli Appennini abruzzesi e sanniti conferiscono alla regione  un clima di tipo semi-continentale, con estati calde e inverni freddi e nevosi. Lungo la fascia costiera, invece, le temperature sono più miti, con modeste escursioni termiche e scarse precipitazioni. Le zone di riferimento per la coltivazione della vite sono la valle del fiume Trigno, al confine con l’Abruzzo, e la valle del Biferno.

L’unico vitigno autoctono della regione molisana è il Tintilia, con una sua storia da raccontare, antica e affascinante, che secondo alcuni affonda le radici al tempo del regno borbonico. La maggior parte degli studiosi, però. ritiene che il primo ceppo abbia provenienza spagnola. 
Il termine Tintilia altro non sarebbe, infatti, che una derivazione dall’iberico Tinto, che vuol dire “rosso”. Fino a poco tempo fa veniva confuso con varietà della famiglia del Bovale, presente in Sardegna, ma studi successivi hanno dimostrato che si trattava di una tesi errata, oggi considerata specie autorizzata per il solo Molise. Ecco, è questo il vino di punta del territorio molisano, espressione del suo carattere forte e deciso, ma anche della morbidezza delle sue colline. Dai suoi acini piccoli si ricava un vino dal colore rosso rubino con riflessi violacei, ma anche bluastri, specie quando è ancora giovane. Un vitigno autoctono molto rustico che nel dopoguerra ha rischiato di scomparire progressivamente e definitivamente. A partire dagli anni Sessanta, infatti, fu progressivamente espiantato e sostituito con altre viti alloctone quali Sangiovese, Cabernet e Merlot, oltre al Montepulciano e all’Aglianico, che grazie alla maggiore produttività assicuravano ai viticoltori rese maggiori. Un vitigno che ha ritrovato la sua giusta collocazione e considerazione nel ricco panorama ampelografico italiano. Tutto questo grazie al tenace e persistente lavoro di alcuni agronomi e di cantine che in tempi recenti hanno riscoperto il valore del vino che oggi si può considerare l’unico DOC molisano autoctono. Un vitigno di buona vigoria, resistente agli sbalzi termici e alle gelate, alle malattie e agli attacchi di muffa, adatto al territorio montuoso del Molise, tanto da diffondersi anche nelle zone interne della regione.

La Tintilia in una cena frugale.
Foto di Pietro Di Florio

Oltre che rosso, la Tintilia la si può provare nella versione riserva e anche rosé, seppure in quantità inferiori. In ogni caso si tratta di una produzione DOC tipica delle zone collinari delle province di Campobasso e Isernia.
È un vino caratterizzato dalle sue note speziate, quali il pepe, chiodi di garofano e la liquirizia, e da quelle della frutta rossa. Un nettare dai profumi complessi e inebrianti, per chi cerca i sapori specifici del territorio molisano, perfettamente abbinabile ai sapori ricchi, come i formaggi stagionati, carni tra le più saporite, come agnello, pecora e cacciagione, ma anche le zuppe rustiche con legumi, o la polenta delle zone montane, e anche la pasta di grano duro fatta in casa, con i suoi diversi formati che vanno dalle lagane ai cavatelli, fino ai maccheroni alla chitarra. Queste le tipicità della gastronomia molisana, molto semplice, caratterizzata da pochi e genuini ingredienti del territorio.

La Tintilia del Molise fu istituita nel giugno 2011, dapprima inserita come tipologia nella DOC Molise. Le sue uve devono essere coltivate a un’altitudine minima di 200 m.s.l.m.. La percentuale minima di uve Tintilia deve essere del 95%, col restante 5% ammesso per vitigni a bacca rossa non aromatici. La riserva deve subire un invecchiamento minimo di due anni, a partire dal 1° novembre dell’anno di vendemmia.









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