Il Santuario di Maria Ss. del Roseto di Solopaca

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Foto di Federica Frattasio

Dal Monte Taburno domina sulla Valle Telesina: da lontano è un punto di luce che funge da bussola a tutti quelli che la guardano, punto di riferimento per l’intera Valle Telesina. Circondato dal meraviglioso verde boschivo che è tutt’intorno, un’oasi lontana dai rumori cittadini, che invita a silenzio e meditazione, dal cui spiazzale è possibile guardare magnificamente tutto ciò che accade a valle. Parliamo del Santuario della Madonna del Roseto di Solopaca, Città del Vino e di tradizioni e antico borgo di questo culto che conserva un fascino molto particolare. Tutto ebbe origine da una carestia che colpì il territorio solopachese, e buona parte del territorio circostante, nel 1844. Nel vecchio campanile della Chiesa parrocchiale di San Mauro giaceva abbandonata, e forse dimenticata, la statua della Madonna del Roseto, che lì arrivò dopo il devastante terremoto del 1805 che aveva distrutto il santuario sulla Montagna delle Rose, di cui era Regina assoluta. Mancano rigorose notizie storiche intorno all’effige della Madonna. La statua è ritenuta più antica del monastero ed è tanto bella e amata. Il suo volto delicato ha un colorito che è stato alterato dai vari ritocchi che ha subito e il busto e le mani sono scolpiti in legno; è vestita con una sottana rosa e un manto celeste, ricamati in fino oro che le regalano lucentezza, se è possibile aggiungere luce a quella che già l’immagine della Vergine dona.

Il santuario era stato per secoli luogo di culto curato dai benedettini che lì fondarono un cenobio. I solopachesi ricordavano l’antico culto della Madonna del Roseto e si aggrapparono alla speranza di chiedere alla Vergine l’intercessione al Signore per la grave carestia che li stava affliggendo. La Madonna era ricoperta da grossi strati di polvere e così la ripulirono e la fecero tornare al suo originale splendore e dopo la esposero per una venerazione pubblica. In seguito, portarono la Madonna in processione per l’intero paese fino al Monte delle Rose. Vi erano solo rovine del vecchio santuario e il popolo fece voto di rifabbricare la chiesa per riparare ai peccati commessi circa l’abbandono della statua, per quasi quarant’anni, in un luogo buio, abbandonato, polveroso e indegno per una simile creatura. Il popolo voleva chiedere perdono anche per non aver messo abbastanza impegno affinché il monastero fosse ricostruito. L’intercessione che i solopachesi chiedevano alla Vergine era che arrivasse acqua in abbondanza che salvasse i loro raccolti e così fu: piogge abbondanti proprio sul territorio solopachese diedero nuova vita a campi e raccolti. Da allora la venerazione della Madonna del Roseto non è mai venuta meno e dopo pochi mesi cominciarono i lavori di ricostruzione.

La statua venne tenuta nel suo luogo naturale fino al 1854 quando tornò in paese per richiedere un altro miracolo: la fine di un’epidemia di colera che fece numerose vittime. Passarono poi lunghi anni e, dopo varie discussioni si arrivò alla decisione che per tre mesi d’estate, da giugno a settembre, la statua della Madonna avrebbe soggiornato a Solopaca nella cosiddetta Chiesa Madre. Infatti, ogni anno, il primo lunedì di giugno, i cittadini di Solopaca portano in processione la statua della Madonna del Roseto dal santuario omonimo fino al paese. Per tutta la stagione estiva la statua rimane nella cittadina, per poi essere riportata il primo di settembre al santuario.

Il santuario sorge sulla cima del Monte delle Rose, a circa 600 mt sul livello del mare; dal suo sagrato si spazia con la vista su tutto il panorama circostante. La chiesa venne edificata intorno al XII secolo anche se il primo documento scritto inerente il monastero risale al 1214. Notizie dell’abbazia si hanno successivamente nel 1374 quando il 30 gennaio morì Fra Nicola da Preta, il primo abate di cui si abbia notizia. Sino al 1536 si fa cenno alla comunità dei benedettini che dopo pochi anni abbandonò il sito a causa delle scarse rendite. Cadde in abbandono e divenne anche ricettacolo di vagabondi e malviventi. Nello stesso secolo i ruderi vennero contesi dalla vicino Melizzano ma nel 1747 il Vescovo Falangola ordinò il restauro della struttura con le rendite che si riscuotevano in Solopaca. La chiesa ha un’unica navata con cappelle laterali.









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