Benvenuti nel Sannio: l’Acquedotto Carolino (FOTO)

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Dettagli dell’acquedotto.
Foto di GNphotography

Chi arriva nel Sannio dalla Terra di Lavoro si imbatte in un’opera mastodontica che lascia senza fiato. Basta passare Valle di Maddaloni ed ecco il bellissimo acquedotto, noto anche come “Ponti della Valle”. La maestosa opera idraulica nacque per alimentare il complesso di San Leucio e fornisce anche apporto idrico alla Reggia di Caserta, al parco, al giardino inglese e al bosco di San Silvestro, prelevando la sua acqua alle falde del Taburno, precisamente dalle sorgenti del Fizzo, nel territorio di Bucciano, in provincia di Benevento, e trasportandola lungo un tracciato che percorre 38 km.

L’opera ha richiesto ben sedici lunghi anni di lavori e il supporto dei più importanti studiosi e matematici del Regno di Napoli, primo fra tutti Luigi Vanvitelli, architetto italiano tra i maggiori esponenti del Rococò e del Neoclassicismo che fu commissionato da Carlo di Borbone, da cui il nome Carolino. Dopo aver captato le sorgenti nella piana di Airola, Vanvitelli dovette attraversare il piccolo fiume Faenza, oggi chiamato Isclero e, a cavallo dell’attuale confine tra i comuni di Moiano e Bucciano, venne costruito il primo dei tre ponti dell’acquedotto: il Ponte Nuovo. Il secondo dei tre ponti è il “ponte della Valle di Durazzano”, posto nel territorio dell’omonimo comune. Il ponte della Valle di Maddaloni, tutt’oggi perfettamente conservato, attraversa la Valle di Maddaloni e congiunge il monte Longano con il monte Garzano. Questi “ponti della Valle” si innalzano con una possente struttura in tufo a tre ordini di arcate poggianti su 44 piloni a pianta quadrata, per una lunghezza di 529 metri e con un’altezza massima di 55,80 metri, sul modello degli acquedotti romani. Quando venne costruito, si trattava del ponte più lungo d’Europa.

La sua enorme portata d’acqua, non solo alimentava tutti i sistemi idrici esterni alla Reggia, ma supportava un innovativo metodo di coltivazione e riproduzione delle piante non autoctone: venivano infatti sperimentate nuove tecniche per riprodurre sconosciute varietà esotiche, portate durante i nobili viaggi verso le colonie. Dal 14 aprile 2016 gli oltre 50 metri di acquedotto vengono valorizzati, di notte, dalla luce di un sistema di illuminazione che esalta ancora di più la monumentale opera borbonica.









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