Immagini dal Sannio: il presepe di San Polo Matese, opera d’arte permanente

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All’avvicinarsi del Natale non possiamo non fare una passeggiata in quello che tradizionalmente viene considerato il paese matesino del presepe. Siamo a San Polo Matese, piccolo borgo di poche centinaia di abitanti arroccato su uno dei contrafforti del Matese, che ha certamente origini sannitiche, come testimoniato dai resti di due necropoli ritrovate in contrada Camponi: una risalente all’VIII-VII secolo a.C., l’altra a IV-III secolo a.C.. Si tratta di un suggestivo borgo caratterizzato da un antico centro storico, fatto di pietra, vicoli e stradine, con caratteristiche casette che danno al centro uno stampo tipicamente medievale. La struttura del paese sorge attorno a un fortilizio di epoca longobarda, di cui purtroppo resta ben poco. Anche la chiesa parrocchiale di San Pietro in Vincoli ha una tipica struttura medievale. Risale al 1241 e a causa di diversi terremoti ha nel tempo subito numerose ricostruzioni che hanno quasi nascosto le caratteristiche peculiari della costruzione originaria. All’interno si può ammirare un battistero del 1552, un’acquasantiera del 1616 e una statua lignea della Madonna col Bambino, opera di Di Zinno, risalente al 1755. Un’antica torre riadattata rappresenta il campanile, nei pressi della quale sono visibili alcune rocce risalenti a circa 100 milioni di anni fa e che racchiudono numerosi fossili di antichi bivalvi. Testimonianza, questa, che nel periodo Cretacico il mare arrivasse fino all’attuale territorio di San Polo, fin quando, circa 10 milioni di anni fa, il massiccio del Matese cominciò a emergere.

San Polo Matese, foto tratta dal social Facebook

Nel cuore del centro storico del paese è ubicato il vecchio palazzo della famiglia Rogati, ora divenuto proprietà comunale, dove si può visitare il presepe permanente realizzato, negli anni Sessanta, dall’artista spagnolo Juan Marì Oliva, con figure di Antonio Mazzeo. L’opera rappresenta fedelmente, in scala, un paesaggio della Palestina e la maggior parte del materiale utilizzato per la sua realizzazione proviene proprio da Barcellona. Luigi Rogati era un uomo dalla spiccata sensibilità e dalla forte spiritualità, e questo fu uno dei motivi per cui decise di far realizzare, nell’agosto del 1961, in soli sedici giorni, un’opera dal grande valore artistico, in una stanza della sua abitazione. Il presepe fu progettato e realizzato da Oliva, proveniente da Barcellona, i cui influssi sono ben visibili nell’opera, coadiuvato dal prof. Angelo Stefanucci di Roma. Il presepe ha un tipico stile orientale, dato che tutto riporta e ricorda l’ambiente della Palestina al tempo di Cristo. La parte posteriore è ricca di richiami alla Palestina, con personaggi in terracotta provenienti proprio da Barcellona, modellate dallo scultore Martin Castells. Anche gli alberi le palme, gli ulivi, le agavi e i cespugli, in ferro e sughero, provengono dalla Spagna. Le figure in primo piano, alte 25 cm, sono realizzate in cartapesta, a firma dello scultore Antonio Mazzeo di Dragoni di Tequile, in provincia di Lecce, sulla scorta di figurini e di modelli ricavati da antiche stampe, bassorilievi e pitture. Nell’insieme, il paesaggio rappresentato mostra una straordinaria gamma di colori, e riproducono fedelmente anche i piccoli oggetti. Il presepe mostra le due fasi del giorno e della notte. Durante la fase del buio il cielo si riempie di stelle, da sinistra compaiono l’orsa maggiore e la stella polare, a destra la luna falciata. All’improvviso appare un angelo, accompagnato da una musica divina, che pronuncia le parole dell’Annunciazione. L’angelo, poi, sparisce e si illumina la grotta dove sostano i personaggi della Sacra Famiglia insieme al bue e all’asino. Fu lì che la Madonna diede alla luce il Salvatore. Sul fondo, in alto, si nota la comparsa degli angeli che annunciano ai pastori la lieta novella. Questi si recano alla capanna del Cristo a rendergli omaggio e, nel far ritorno a casa, manifestano il lieto evento e glorificano Dio. Poco dopo in cielo appare una cometa, e a seguire i Magi, venuti per adorare il bambino e portargli doni preziosi.

Dopo l’apparizione dei tre Re, la notte gradualmente si dissolve e vengono dapprima l’alba e poi la luce del giorno. Ecco qui nel suo splendore il paesaggio palestinese: la regione della Giudea, collinosa, con il capoluogo Gerusalemme circondata dalle mura. Sullo sfondo il lago di Tiberiade, solcato da due barche a vela. Sulla destra, le case bianche della città di Betlemme e una folta folla di danzatori, venditori, cammelli, dromedari, elefanti, schiavi, pastori. Presente, inoltre, il caravanserraglio, con il tessitore e il venditore di tappeti, e ancora venditori di anfore, di ceste di frutta esotica, l’acquaiolo e il fumatore di narghilé. Quattro personaggi rappresentano i componenti della famiglia Rogati, morta nel 1954. Tutto lo scenario è accompagnato da una musica che dona suggestione e intensa emozione. Al lato della stanza che ospita il presepe, a complemento di questo, Juan Marì Oliva ha costruito tre diorami rappresentanti l’Annunciazione, la Fuga in Egitto, ove si intravedono le piramidi e la Sfinge, la Bottega di Nazareth. A destra è stato riprodotto il torrione di San Polo Matese. In seguito al decesso dei Rogati, il comune acquistò lo stabile, facendo in modo che il piccolo borgo non perdesse un’opera d’arte più unica che rara. I locali del Palazzo Rogati ora costituiscono anche una fornita biblioteca di paese.

La rappresentazione di Betlemme, foto tratta da presepeviventesanpolomatese.it

Nel 1982, grazie all’allora parroco Angelo Spina, nacque il Presepe Vivente di San Polo. con un cast di personaggi di circa 140 unità, con cui vennero allestite delle scene e realizzato un percorso che richiama l’antica Palestina. Una tradizione che va avanti da anni, e grazie alla quale oggi il Presepe Vivente di San Polo Matese è considerato un fiore all’occhiello per l’intero Molise. L’avvicinarsi del 26 e del 27 dicembre, giorni tradizionali della sacra rappresentazione, fa tessere rapporti intensi tra i partecipanti del Presepe, che non sono soltanto sampolesi, ma anche persone che provengono dal territorio limitrofo. I personaggi dedicano parecchi giorni che precedono il Natale affinché tutto sia curato nei minimi particolari. Una straordinaria cura viene dedicata alle scenografie, a dettagli e particolari, alla recitazione, ai costumi da indossare che richiamano quelli tradizionali dell’antica Palestina. Il tutto si svolge in un set naturale, bello e caratteristico: i vicoletti, le piazze, e le case in pietra di San Polo. Occasione per ascoltare il caratteristico suono degli zampognari.











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