Immagini dal Sannio: Molinara, la Pompei fortorina dagli ulivi secolari

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In copertina, il centro storico tornato a nuova vita.
Foto di Antonio Castellitto

Molinara è un paese dell’Alto Sannio beneventano che conta poco più di mille abitanti, adagiato su una collina di tufo. Una caratteristica che gli denota viva bellezza e che lo rende uno dei paesi più esclusivi del Sannio, immerso in una rigogliosa natura incontaminata e suggestiva. Il toponimo ha origini non ancora certe. Alcuni studiosi lo fanno derivare dalla elevata presenza, all’interno del suo territorio, di mulini ad acqua, mentre un’altra ipotesi richiama all’antica attività di abili scalpellini che facevano rifornimento di mole per macine a tutti i comuni limitrofi. Una ulteriore e recente ipotesi vuole che detto toponimo derivi da moria elaia, l’ulivo sacro donato dalla dea Atena ai Greci, dato che il paesino è noto principalmente per l’enorme quantitativo di ulivi e di vigne.

Fu abitato dai Sanniti e successivamente conquistato dai Romani e il suo borgo antico, chiamato Rione Terra, venne poi abbandonato dai cittadini in occasione dei terremoti del 1962 e del 1980, favorendo così la nascita del nuovo abitato a nord del cuore antico. La prima menzione del borgo risale al 992, in un documento dell’abate di San Modesto, nel quale compare la dicitura di una chiesa di Santa Maria posta in loco. Un lungo intervento di ricostruzione, che ha messo a segno la rivalutazione del territorio e dell’antico cuore pulsante di Molinara, ha fatto sì che nel 2016 fosse interamente restituito alla comunità il patrimonio culturale, storico e artistico della memoria collettiva, con interventi di recupero e ristrutturazione che permettono di consegnare alle nuove generazioni, e a quelle future, l’identità territoriale e le radici del bel borgo fortorino. Sono state riportati in vita profumi, storie e memorie della ruralità tipica del contesto. Il progetto è stato definito il più bel lavoro di recupero della regione Campania, uno fra i tanti progetti finanziati con il Piano di Sviluppo Rurale Campania 2007-2013, Mis. 322. Interventi che non hanno affatto intaccato l’assetto originario del centro antico, in pietra calcarea, con la sua pianta a ventaglio, attraversato da corso Umberto I, che connette le due porte di accesso, Porta Ranna e Porta da Basso. Interventi che hanno messo maggiormente in luce il suo vecchio splendore: non a caso oggi Molinara viene nominata “la Pompei del Fortore”.

Porta Ranna è l’antica porta di Molinara che anticamente era protagonista della vita politica: dai comizi alle assemblee per decretare, ogni ultima domenica di agosto, il sindaco e il consiglio dell’Universitas. La Porta è incorporata nelle strutture dell’ex castello feudale, oggi proprietà privata, con ampie balconate e una torre, mentre sul lato opposto della strada si affacciano i ruderi della chiesa di San Bartolomeo e del suo campanile. Edificio sacro che anticamente era ricco di affreschi e contava cinque altari. Il sisma del 1962 la distrusse in toto e oggi è possibile ammirarla solo in una minima parte. Da lì si dipartono vicoletti stretti con le loro gradinate, e da quell’altezza è possibile imbattersi in un panorama di tutto rispetto, che arriva fino a San Giorgio la Molara. In corrispondenza della porta meridionale, Porta Abbiscio o Porta da Basso, oggi scomparsa, si può ammirare l’edificio di culto più antico del paese, la chiesa di Santa Maria dei Greci. Realizzata probabilmente da monaci bizantini intorno all’anno 1000, rara testimonianza di chiesa del tipo Kuppelhalle pugliese in territorio campano, fino al 1737 ha conservato le funzioni religiose del rito bizantino, come il tipico battesimo per immersione. Una rarità in Campania anche dal punto di vista architettonico, grazie al suo interno interamente in pietra e alla sua “sala a cupola”, con volta a botte, di provenienza orientale. Alcuni documenti oggi menzionano una fontana che anticamente doveva trovarsi nei pressi della chiesa. Il Palazzo feudale di Molinara rimase intatto fino al 1962. Molto probabilmente, in origine rappresentava il mastio della Universitas. L’edificio fu ricostruito e presenta un imponente ingresso ad arco che conduce alla corte interna, con un pozzo centrale, nel cui parapetto è stata integrata una bellissima stele funeraria di epoca romana.

Il borgo antico immerso fra uliveti.
Foto di Marina Alaimo

Passeggiare nel borgo antico vuol dire perdersi nelle tradizioni e nella rievocazione dei profumi che davano vita e vigore a questo piccolo centro tantissimi anni fa. In vico del Forno sorgeva l’antico panificio, dove ogni cittadino aveva la possibilità di portare il proprio impasto da cuocere autonomamente, tra una chiacchiera e un appuntamento. Dal suo impianto, Molinara lascia immaginare lo stampo rurale che l’ha sempre caratterizzata: case semplici, senza alcun eccesso, che generalmente possedevano una stalla. Pochi vani, per una vita essenziale, e piani collegati tra loro da scale esterne.
Vigneti, pastorizia ma principalmente olio: a Molinara si produce l’olio di oliva delle colline beneventane. La denominazione Colline Beneventane DOP è riservata all’olio extravergine di oliva che, posto in commercio in bottiglie di vetro, porcellana, terracotta smaltata o recipienti in banda stagnata della capacità massima di 5 litri, presenta colore verde/giallo, odore fruttato di oliva, sapore amaro piccante con sentore di pomodoro, che si ottiene dalle seguenti varietà di olivo: Ortice per non meno del 60%; Frantoio, Leccino, Moraiolo, Ortolana e Racioppella da sole o in combinazione per non più del 30%, con ammessa la presenza di altre varietà nella misura massima del 10%. L’Associazione per la Valorizzazione dell’Olio di Molinara ha lo scopo di determinare le qualità particolari del prodotto, garantendone il marchio e la qualità di filiera. Nel 2019, Elaios, l’olio extravergine di oliva monovarietale di ortice prodotto dalla Cooperativa Agricola Terre di Molinara, ha ricevuto il riconoscimento di Grande Olio Slow. Alla Cooperativa, Slow Food ha assegnato anche il riconoscimento della Chiocciola, dato l’impegno profuso nella salvaguardia del patrimonio ambientale e nella difesa della biodiversità, grazie al recupero di molte terre abbandonate e di oltre 1.200 piante di ortice.

Nel 2021, anno di notevole difficoltà per la ripresa del settore economico a causa del fermo pandemico, a Molinara è stata scoperta una nuova varietà di olivo, mai classificata prima. Una cultivar unica che è stata confrontata c0n le oltre 2.800 unità di genotipi di olivo che si trovano in tutto il mondo. Una varietà mai codificata prima, l’Aulivello, olivo impollinatore, autosterile, che si rende utile a incrociare altre piante da rendere fertili, presente in un numero di circa sessanta elementi nell’area fortorina appenninica.
Non solo olio: la patata di Molinara, di provenienza oltreoceanica, ha impiegato un lungo percorso di 300 anni per entrare a pieno titolo nella dieta molinarese. E i cittadini del borgo oggi vengono anche chiamati magnapatane: una sagra estiva è dedicata a questo prodotto dell’eccellenza sannita.









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