Immagini dal Sannio: Morrone del Sannio e la festa di San Giuseppe

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Foto di copertina tratta da morronedelsannioCB  · Community (pagina FB)

Poche centinaia di abitanti, conta Morrone del Sannio, un piccolo borgo in provincia di Campobasso, in una posizione elevata sulla valle del Biferno, abitato anticamente da Pentri e Frentani. Ancora oggi, probabilmente, facciamo ricadere il comune di Morrone nella zona un po’ più in là dell’area che convenzionalmente definiamo sannita, ma la storia narra che le due tribù sannitiche si contesero il territorio, nonostante esso sia stato prevalentemente occupato dai Frentani. E proprio in questo paesino molisano la tradizione di San Giuseppe è molto viva e sentita. Qui, infatti, la celebrazione del Santo conserva tutti i rituali e i simboli dell’antichità, che sono sopravvissuti nei secoli grazie al tramandarsi di questi importanti significati. I fuochi sono i protagonisti principali, accesi per tutta la notte nei disparati punti delle varie strade del paese. Una scenografia bellissima che rende ancor più magico il borgo. Non solo. Il rito della Sacra Famiglia, a Morrone, ha una importanza degna di nota, conosciuto dai più e che attira tantissimi devoti o semplici visitatori. Per la ricorrenza vengono scelte tre persone, a rappresentare San Giuseppe, la Vergine Maria e il Bambinello. Solitamente la scelta viene fatta ricadere tra le famiglie più disagiate, per dar loro la possibilità di potersi nutrire a dovere almeno per un giorno. Questi, infatti, recitano la loro scena in una stanza ove è imbandita una tavolata allestita per un pranzo davvero speciale, quasi unico. Ecco, dunque, gli alimenti della tradizione contadina del luogo, quelli classici ma sostanziosi, nutrienti e genuini: legumi, come fagioli, ceci, cicerchie, fave, e verdure a volontà, riso bianco, pasta, baccalà fritto, lumache, sarde, scrippelle, arance condite con zucchero, acqua e vino a volontà, e l’immancabile pane. Il lauto pranzo viene preceduto da un rituale fatto da una serie di preghiere che continuano ogni qualvolta arrivi una nuova portata e che concludono il medesimo pasto. Non finisce qui: subito dopo il pranzo, a casa di ogni componente della Sacra Famiglia viene portato un ricco cesto contenente tutto ciò che è avanzato e che, quindi, non è stato consumato durante la rappresentazione scenica. Il cibo viene raccolto in una ciotola, e viene accompagnato da quattro chili di pane e scrippelle.

Immagine tratta da morronedelsannio.com

Quali sono i piatti tipici morronesi della celebrazione di San Giuseppe? I maccherune ca’n’drit e i maccherune maritate. Si tratta di due primi piatti che si preparano quasi esclusivamente in occasione del 19 marzo. I maccherune ca’n’drit si preparano con pane indurito, di circa sette/dieci giorni, meglio ancora se casereccio. di cui si grattugia la mollica. Si prepara un trito di noci e di buccia d’arancia e il tutto viene messo a soffriggere in olio, con un pizzico di sale e un po’ di vincotto. Si mescola velocemente fino a ottenere un colore brunito, si versa il composto su un piano di legno e si lascia raffreddare. Una volta cotti, gli spaghetti (possibilmente nr 5) si fanno condire con il composto che prende il nome di n’drit. I maccherune maritate, invece, vengono preparati versando 1 kg di farina di grano duro sulla spianatoia e aggiungendo un pizzico di sale e piano piano, con una certa gradualità, si uniscono 4 uova, con un po’ di acqua calda, ammassando con forza. Una volta ottenuta la pasta morbida ma compatta, essa va stesa col matterello, per poi tagliare la sfoglia longitudinalmente, piuttosto spessa, e ricavarne degli spaghetti, con i quali preparare una semplice minestra a base di acqua salata e 2 o 3 cucchiai di olio extra vergine d’oliva. Per le scrippelle: impastare farina di grano tenero con lievito naturale o di birra, un pizzico di sale e con patate lesse, ciò per rendere l’impasto più morbido. Ogni chilo di farina, utilizzare 300 grammi di patate. Lavorare l’impasto con pugni chiusi e con forza, fino a che non diventa vellutato ed elastico. Porlo in un recipiente grande, coprire e tenere in un luogo tiepido per farlo lievitare. Prenderne un po’ e versarlo in un tegame in cui è stato fatto soffriggere dell’olio, per cui diventato ben bollente. Una volta tolta dalla padella, la scrippella va servita spolverata con lo zucchero.









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